Un evento ogni 1 giorno(i) che inizia alle 6:00pm, che si ripete fino al 30 Ottobre 2018
E’ conosciuta anche come l’antica Fiera d’autunno di Noventa Padovana. Più di 250 anni di storia certificata e un appuntamento con l’artigianato e i prodotti tipici del territorio che si rinnova di anno in anno. Il protagonista è sempre lui: il folpo, oggi tornato in auge grazie allo street food
La chiave è il tempo, un tempo che ritorna nella medesima piazza di un paese, torna sulla riva del fiume e dentro il canale, torna sul sagrato delle chiese, sugli argini e sotto, sui campi. Il tempo torna uguale e diverso. Il tempo della festa è precisamente questo: un tempo condiviso, il tempo in cui le persone si danno appuntamento in piazza, nella stessa data per sottolinearne il ritorno.
E la Sagra del folpo ormai ritorna da secoli. I documenti più antichi portano la data del 1776, ma probabilmente la Sagra era già esistente e chissà da quanto tempo. Oggi è uno degli appuntamenti più importanti e attesi del Veneto, una fiera arricchita, soprattutto negli ultimi anni, in contenuti, proposte e appuntamenti sia di natura culturale, che di svago o legati all’offerta commerciale locale. Del resto Noventa Padovana è ricca di bellezze architettoniche e paesaggistiche legate alla Riviera del Brenta e al Piovego. Così è facile spaziare dalle bellissime Ville Venete alla riproposizioni degli antichi strumenti e mestieri della campagna, presso il cortile della storica osteria I tre porteghi, con visite aperte anche alle scolaresche, oppure fare acquisti all’angolo dei prodotti tipici locali, organizzato da Coldiretti Padova, o alla grande Mostra Mercato, divisa in un due stimolanti promenade: Via delle Delizie, dedicata alla produzione gastronomiche dolci e salate, e il Viale dei Desideri con l’oggettistica artigianale. Insomma il meglio delle produzioni locali proposte dagli oltre trecento artigiani e ambulanti che da sempre colorano la storica “Fiera di Noenta”. Non manca, ovviamente l’offerta enogastronomica, che anzi è uno degli elementi che maggiormente caratterizza la sagra grazie al folpo e al vino turbiolin, e le opportunità di svago con: musica e concerti, spettacoli, mostre e l’immancabile Luna Park. Arrivare è facile e non c’è nemmeno il rischio di rimanere imbottigliati nel traffico. Anzi sarà sicuramente suggestivo arrivare alla Sagra del folpo direttamente in battello da Padova, lungo il percorso fluviale del Piovego, oppure approfittare dei trenini-navetta elettrici che, con percorsi ed orari stabiliti, collegano alcune località del territorio con fermate intermedie alla zona pedonale interessata alla Fiera. Il servizio è stato pensato per dare sempre più una valenza “green” alla storica Sagra del folpo, e allo stesso tempo agevolare gli anziani e i più piccoli, ma di fatto sta diventando esso stesso una nota caratterizzante di questa storica manifestazione, insieme ai fuochi d’artificio che concludono i cinque giorni di festa.
Le sagre e le fiere da sempre si legano al calendario agrario. I vari momenti della campagna, soprattutto quelli legati ai raccolti, come la mietitura o la vendemmia, venivano celebrati con feste religiose, per ringraziare dell’abbondanza ricevuta e per ingraziarsi quella dell’anno successivo. Il termine sagra, infatti, mantiene la radice semantica originale, appunto legata al sacro o forse, più propriamente, al sagrato dove si tenevano queste ricorrenze. Anche le fiere si legano all’abbondanza dei raccolti, fin dal Medioevo infatti le eccedenze produttive potevano essere vendute dai contadini per ricavare qualche soldo con cui provvedere ai bisogni della famiglia. Le fèriae, da qui deriva il moderno nome, ossia il giorno festivo perché i mercati in antica usanza si tenevano in giorni di vacanza e nella ricorrenza di feste religiose per poter permettere a tutti di partecipare, rappresentavano quegli “appuntamenti” legati al commercio che si tenevano in precise date dell’anno. In un primo tempo le compravendite si tenevano per strada e quindi in balia di furti o soggetti a tributi e gabelle imposte da baroni e marchesi del territorio. Successivamente, per proteggere questa sorgente di ricchezza, i grandi principi furono indotti a offrire una specie di asilo, conferendo per un certo periodo di tempo, a coloro che convenivano in determinate località, particolari privilegi: libertà speciali, piazze, guarnigioni per il presidio delle merci. Nacquero così le fiere franche, ossia affrancate da qualsiasi forma di dazio. Ed è questa particolare forma di mercatura che risale anche la Sagra del folpo. Le testimonianze più antiche risalgono a quelle riportate dallo storico Andrea Gloria, nel “ Territorio Padovano illustrato “ del 1862: “frequentatissima v’è la Fiera annua in ottobre della quale Girolamo Vendramin ottenne la conferma nel millesettecentocinquantotto, trasferita la 2^ domenica di ottobre per la Ducale 11 settembre 1776 ” e che l’allora Doge Francesco Loredan emanò un decreto che decise “ che sia rinnovata la concessione di un mercato franco da farsi nella 2° domenica e lunedì susseguente di ottobre di cadaun anno nella pubblica già capace strada”. Si trattava però di rinnovi di precedenti concessioni di cui non si conosce esattamente l’origine. La data tuttavia rimase quella, prima cadeva nella domenica della Madonna del Rosario, come pure la natura di mercato agricolo autunnale, associato, nel corso dei secoli, a diversi momenti di intrattenimento che iniziarono ad essere stabili. Come la presenza di attori girovaghi, che tanto rallegravano i patrizi Veneziani anche negli ultimi anni della Repubblica, o i “folpàri”, i venditori di piccoli polipi ai quali si deve il nome moderno della Fiera.
Durante i cinque giorni dell’Antica Fiera di Noventa Padovana l’offerta gastronomica è importante è affidata a uomini e donne che da sempre custodiscono i segreti delle ricette tradizionali, continuando a proporle nei caratteristici stand. Però se c’è un piatto a cui la storica fiera si associa, tanto da prenderne il nome, è il folpo.
Cefalopode da non confondere con il polipo, trattandosi invece di un “moscardino” delle dimensioni di una mano, preparato lesso e servito con un “sughetto” fatto da prezzemolo, vino bianco, limone e altri ingredienti che ogni “folpàro” mantiene rigorosamente top secret. La Fiera di Noventa, infatti, è l’unica in cui queste antiche figure della ristorazione di strada, oggi celebrata con il termine di street-food, ancora sono protagoniste. I venditori di folpi, infatti, un tempo erano molto diffusi, esercitavano il commercio ambulante in quasi tutti i mercati e le fiere del veneziano e del padovano, vendendo pesce. Non certo il pesce costoso ma tutta quella serie di molluschi, crostacei e gasteropodi che la povera gente riusciva a racimolare senza spesa e che per questo sono entrati a far parte del cibo popolare. Come: i“bovoetti”, lumachine che vivono nelle sterpaglie vicino al mare che si raccolgono da aprile ad ottobre, o le “masenette” le femmine del granchio, pescate tra agosto e dicembre o le più prelibate “moeche”, granchi della laguna pescati nel periodo della muta, quando abbandonano il carapace e sono quindi tenere e molli. Autentiche leccornie che con i loro sapori e profumi hanno accompagnato i momenti di festa lungo tutti i secoli della storia. Oggi quest’antica forma di ristorazione viene portata avanti ancora da qualche folpàro che malgrado il cambio di abitudini sociali continua a scommettere sull’attualità e il valore social di questi prodotti.
INGREDIENTI per 4 persone
4 folpetti da circa 150 g l’uno
1 bicchiere di vino rosso
3/4 foglie di allora
sale grosso
1 mazzetto di prezzemolo
1 spicchio d’aglio
olio extravergine dio oliva
limone
sale
pepe
Procediamo
Pulite i folpetti mantenendo le interiora, poi lavateli bene e per eliminare la sabbia che contengono fate entrare l’acqua nella testa e schiacciatela.
Portate ad ebollizione abbondante acqua in una casseruola con una manciata di sale grosso, il vino rosso e l’alloro.
Prendete ora i folpetti, afferrandoli dalla parte della bocca, e tuffateli nell’acqua in ebollizione. Immergeteli 2/3 volte affinchè i tentacoli si arricciano e poi fateli scivolare nell’acqua.
cuoceteli per 20/30 minuti ed alla fine fateli intiepidire nell’acqua di cottura.
Tritate il prezzemolo e l’aglio e raccoglieteli in una ciotola con abbondante olio.
Scolate i folpetti, tagliateli a pezzi, conditeli con sale, pepe, la salsina al prezzemolo e una strizzatina di succo di limone.
Si parla di folpi e di fritto. Ma la sagra di Noventa è famosa anche per un’altra cosa: il torbiolin. Passa per vino, ma in realtà è ancora mosto e del resto, in questa stagione, la vendemmia è ancora in corso. Però ha la sua natura, a metà strada tra il brio del prosecco e il boccato stucchevole della spuma, è il vino che si accompagna alla Sagra, anzi forse rappresenta per estensione la nostalgia di una certa Italia. Contadina e lavoratrice. E’ sicuramente social, in quanto rientra tra quelle bevande che anticipano di anni luce l’aperitivo, ma che hanno sempre mantenuta accesa l’allegria tra le persone, favorendo il superamento delle classi sociali, le divisioni portate dalle idee politiche, i problemi personali e le bizze del tempo. Non lo berrete mai altrove, o comunque per degustarlo nella sua pienezza bisogna andare alla “Sagra de Noenta”, solo lì sprigiona la sua carica aromatica e diventa strumento pericoloso di contagio per trasmettere gioia.
Lasciati guidare alla scoperta dell’arte, della storia e delle tradizioni attraverso i luoghi, i profumi ed i sapori dimenticati dal turismo di massa.