Il Delta del Po è la terra più giovane d’Italia. Il suo paesaggio, infatti, è caratterizzato da una forma costantemente transitiva dettata dal deposito di detriti sabbiosi e limosi che i fiumi instancabilmente continuano ad apportare da millenni. E A ricordarci che un tempo questo paesaggio era notevolmente diverso concorrono le dune fossili, ossia i depositi sabbiosi formati dai venti e dall’azione del mare che in tempi diversi segnavano la linea di costa. Nel complesso sono stati riconosciuti otto cordoni costieri, che rappresentano altrettanti periodi storici: i più antichi sono quelli che oggi si trovano più verso l’entroterra, e risalgono a circa 3 mila anni fa, i più recenti invece sono quelli a ridosso delle spiagge. Quelli di Rosolina appartengono alle antiche linee di costa che vanno dal 1000 a.C. al X sec. Degli originari cordoni sabbiosi oggi rimane poco. Lungo i secoli, parallelamente all’azione dei fiumi si è sviluppata quella dell’uomo in costante ricerca di “terra” da destinare ad abitazioni e colture. Non va dimenticato, infatti, che ci troviamo all’interno dell’area Igp del Radicchio di Chioggia e che da sempre le orticole rappresentano un valore per la sussistenza e l’economia del territorio. Tuttavia, la mutata sensibilità nei confronti di questi elementi del paesaggio, oggi, li ha trasformati in Siti di Interesse Comunitario estendendo la tutela e la valorizzazione anche alle essenze arboree e floreali che vi crescono. Le dune fossili, infatti, sono veri e propri habitat che conservano anche una parte della vita del passato consentendo al visitatore di farsi un’idea sul paesaggio litoraneo originale, ossia quello autoctono precedente alla trasformazione agricola. Le dune in buona sostanza sono veri e propri ecosistemi di biodiversità in cui a fianco di diversi tipi di orchidea convivono asparagi selvatici, prugnoli, ligustri, biancospini e grandi alberi come i pini marittimi, i lecci o le farnie.