PREMIO LETTERARIO CITTÀ DI CHIOGGIA UN DECENNALE DI CULTURA E TERRITORIO
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Aperto il bando per l’edizione 2018. Nell’attesa che arrivino i nuovi lavori,
abbiamo scambiato due parole con il padrino della scorsa edizione, Fulvio Ervas
Dieci anni di poesia e narrativa in nome di Chioggia.
È fresco di pubblicazione il bando per l’edizione 2018 del Premio Letterario intitolato alla Città, ideato e promosso da Pro Loco Chioggia e Sottomarina nel 2009 con l’intenzione di colmare un vuoto nell’offerta culturale della città. “È lo scopo del nostro statuto – spiega il presidente Marco Donadi – quello di promuovere il territorio attraverso attività e opere che lo esprimano”. E non poteva dunque bastare a chi vive Chioggia e a chi la visita godere dell’incrocio dei suoi canali, delle linee delle banchine, delle sfilate dei palazzi sul Corso e dei pertugi nelle calli. Bisognava offrire l’occasione a chi ha parole e storie da raccontare di esprimerla questa bellezza e di farla tenere a battesimo da importanti figure della letteratura, come Giancarlo Marinelli, Alberto Toso Fei o Fulvio Ervas, che hanno fatto da padrini alle varie edizioni che si sono succedute e che hanno visto centinaia di partecipanti, da tutte le regioni d’Italia. E se questo primo decennale può offrire lo spunto per un bilancio, il risultato non può che essere positivo in quanto il Premio Letterario Città di Chioggia è stata l’occasione per molti di conoscere, per altri di ritrovare, questa città dal fascino inconsueto e un po’ schivo. Alla Pro Loco di Chioggia il merito di aver dato occhi e sensi capaci di cogliere le sfumature, i colori, un ricordo o una immaginazione di un territorio magico.
10 years of Literary Prize “City of Chioggia” conceived and promoted by the local Pro Loco Chioggia in 2009 with the purpose to fill a lack of cultural offer concerning the city and its environment. Since enjoying the intersection of the city canals, the lines of the docks, the parades of the palaces on the course and the “pertugi” (crevices) in the streets were not sufficient either for its inhabitants or for the plentiful visitors, it was necessary to offer the opportunity to those who have words and stories to tell, to express them. The Prize is open to all: Italian citizens and outsiders. It can be sent either way prose works such as: “fantastic tales”; “detective stories”, “fairy tales”, “nursery rhymes”, “legends”, or poems, provided the contents refer to the tradition and culture of the territory of Chioggia. For further information consult the website: “www.prolocochioggia.org”, checking “Literary Competition”, or the website www.concorsiletterari.it
Dove, come e quando
La partecipazione al Premio letterario Città di Chioggia è libera per tutti cittadini italiani e non. Potranno essere inviate per la prosa opere come: “racconti fantastici”, “gialli”, fiabe”, “filastrocche”, “leggende”, oppure componimenti poetici, purché i contenuti siano riferiti alla tradizione e alla cultura del territorio di Chioggia. Le opere dovranno essere inoltrate dal 15 maggio al 31 ottobre. La premiazione si terrà all’Auditorium San Nicolò il 15 dicembre 2018. Per informazioni consultare il sito: www.prolocochioggia.org, alla voce Concorso Letterario, oppure il sito www.concorsiletterari.it
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Fulvio Ervas
E’ stato il padrino del Premio Letterario Città di Chioggia dello scorso anno. Scrittore di successo, anche se la sua principale attività è quella di insegnante di Scienze Naturali, ha raggiunto la popolarità grazie ai romanzi: La lotteria, con il quale ha vinto il premio Calvino nel 2001, o la serie di “gialli” ambientati in Veneto che hanno come protagonista l’ispettore Stucky: Commesse di Treviso, Pinguini arrosto, Buffalo Bill a Venezia, L’amore è idrosolubile, Si fa presto a dire Adriatico e Finché c’è prosecco c’è speranza, che ha riscosso successo anche al cinema grazie alla versione cinematografica del regista Antonio Padoan. Sta per arrivare nelle sale anche il film di Gabriele Salvatores tratto da Se ti abbraccio non aver paura, che racconta il viaggio in moto per le Americhe di un padre con il figlio autistico. Il romanzo ha vinto molti premi, è stato tradotto in nove lingue e ha dominato a lungo le classifiche dei libri più venduti
Intervista a Fulvio Ervas – Letteratura e territorio
Lei lo scorso anno è stato il padrino della IX edizione del Premio Letterario Città di Chioggia, che è un concorso appunto dedicato al territorio, che cosa ha trovato? Che cosa si aspettava e che cosa ha avuto da questa esperienza?
“Ho trovato un buon lavoro per sostenere l’ amore per la scrittura, per la narrazione. Due modi per lasciare tracce, sedimenti. Il territorio, poi, è nella mia storia una sorta di fondamenta, un materiale da costruzione irrinunciabile e sono contento che i temi della scrittura si muovano attorno ad esso. Dare un piccolo contributo (perché il grande lavoro è stato fatto da altre e meritevoli persone) ad un concorso di scrittura mi ha fatto tornare alle origini, alle mie prime esperienze. E’ stato emozionante”.
Che rapporto ha con la città di Chioggia e con il suo essere, forse, la meno veneta tra le città venete? Anche chi arriva qui da poco lontano percepisce di trovarsi in un posto diverso dal resto della regione: Saranno i ritmi imposti dal mare, sarà che è un’isola legata alla terra da un ponte, sarà il dialetto che ancora esprime una forte identità comunitaria, stretta, ma qui tutto sembra passare attraverso un filtro che rende i cambiamenti meno definitivi. E’ d’accordo?
“Sono d’accordo sul fatto che Chioggia sia una sorta di singolarità, un “punto materiale” inconsueto. Mi fa pensare la definizione di Chioggia come la città veneta meno veneta. Per me lo è stata Venezia, almeno sino al suo ruolo di Dominante. La Venezia all’ombra di Porto Marghera e del turismo è una bellezza fragile, in mano a tutti tranne che ai veneziani. Per cui lo scettro di “veneta non veneta” potrebbe essere davvero nelle mani di Chioggia, se riesce a resistere come comunità e non come cartello stradale”.
Nel romanzo giallo “Si fa presto a dire Adriatico”, fa parlare un chioggiotto dei problemi del mare e della pesca, c’è qualche altro argomento di cui i chioggiotti potrebbero essere autorevoli se ne parlassero?
“Io non posso vedere la vera natura di Chioggia, mi è concesso solo averne un’impressione a distanza. Ma il fatto che Chioggia sia una “singolarità”, fatta di suoni, persone, identità, mi ha talmente suggestionato da mettere dei chioggiotti in uno dei polizieschi di Stucky. Rappresentavano un punto di vista sul mare, sul suo sfruttamento, sull’equilibrio tra necessità del lavoro e rispetto dell’ambiente. Mi pareva che nessuno, nell’alto Adriatico, potesse avere una voce su questi temi, nel bene e nel male. Cerco sempre dei personaggi, nei polizieschi, che abbiano vissuto esperienze tali da permettere loro di avere un punto di vista, non una vaga impressione, non un sentito dire ( tanto comune in questi anni di chiacchere social), ma proprio un’idea di un pezzo di mondo. Sulla battaglia per l’ambiente, io credo che Chioggia potrebbe dire molto”.
Il Veneto è una regione che non ama raccontarsi e se lo fa usa, quasi sempre, degli archetipi. Luigi Meneghello, Ferdinando Camon hanno scritto pagine molto belle sul passato contadino di questa terra, forse concorrendo nel collocare l’identità della regione nell’arcadia felix, ma visto che siamo anche un popolo che legge poco forse molto di più ha fatto la propaganda politica e allora l’arcadia, in questo caso, sarebbe quella del miracolo del Nord Est. Comunque la domanda è questa: oggi è possibile raccontare il Veneto moderno a prescindere dal suo modello di sviluppo? O le due cose sono talmente compenetrate l’uno nell’altro che non c’è altra via che continuare con gli archetipi…perché il presente è talmente incerto da non poter essere afferrato?
“Naturalmente il Veneto contadino è un altro mondo, rispetto a quello narrato. Ha corso moltissimo, come tutta la regione. L’agricoltura veneta, i suoi settori di punta, non hanno tempo, il tempo, per il folklore. L’antico Veneto è diluito, perché la crescita economica riesce sempre ad essere un grande solvente del passato. E’ come un’onda sulla spiaggia. Il Veneto moderno è una regione rapida, ben connessa, con punte di innovazione produttiva di alto livello. Qui il P.I.L. corre di nuovo. E’ la posizione geografica, la sedimentazione produttiva, il tarlo del non fermarsi mai, con i suoi modelli mentali e comportamentali. Non significa che si viva bene. Che questa comunità di produttori-consumatori sia, non dico felice, ma appagata. Anzi. C’è un nervosismo da insoddisfazione, c’è rancore ( come in gran parte dell’Italia), come se fossimo sull’orlo di tragedie, come se vivessimo non a Padova o Treviso, ma ad Aleppo o Damasco. La ricchezza senza riflessione, digestione dei risultati e delle prospettive, è solo fonte di nevrosi. Alla fine, conta il filtro culturale, che non è solo letterario, è maturità e saggezza. Un popolo ricco, senza saggezza, abita un luogo qualsiasi, vive affannosamente, dorme male, si ammala molto, e sorride poco. E non è quasi mai gentile. Non sembra il Veneto?”.
Non so se l’ispettore Stucky ci ha fatto caso, ma nei social c’è uno spopolare di gruppi dedicati all’essere veneti, un modo forse di riconoscersi come popolo, tuttavia quasi sempre si tratta di luoghi comuni (legati al vino, all’essere gran lavoratori, etc, etc) che per contrasto denotano invece la mancanza di una vera identità. E’ forse l’indizio di un qualcosa? Che cosa direbbe l’ispettore?
“L’ispettore Stucky direbbe che se sei davvero bravo te lo dicono gli altri.
Che l’identità non va proclamata, ma vissuta. Se ti alzi alla mattina e ti senti in obbligo di dire il tuo nome e cognome allo specchio, c’è qualcosa che non va. Agisci bene e il resto viene da sé”.
Se consideriamo l’importanza che alcuni scrittori hanno avuto per il loro terra, ad esempio Cesare Pavese per le Langhe o anche Mario Rigoni Stern per l’Altopiano di Asiago, la letteratura può essere uno strumento importante per lo sviluppo di un “territorio”?
“Io sono dell’idea che i territori narrati dagli scrittori sono una rappresentazione. Sono la loro percezione. Sono quel territorio visto attraverso il filtro della loro sensibilità. Sono la mappa, non il territorio.
Spetta ai territori, alle comunità in esso esistenti, fare delle narrazioni, del punto di vista degli scrittori, materiale di studio, di scavo, di critica, di riflessione e di esaltazione di un luogo, di un ecosistema di anime e viventi, di montagne e lagune. La letteratura è un catalizzatore: diventa un’occasione di sviluppo se produce coscienza, attenzione, riflessione. Se suscita emozioni e se fa scattare l’orgoglio di stare in un luogo capace di far scaturire storie che viaggiano nel tempo.
Se un territorio abbraccia i suoi narratori ne succedono di tutti i colori!”.
Sta lavorando a qualcosa di nuovo? Vedremo presto un suo nuovo lavoro in libreria? Magari sul territorio?
“Sto scrivendo una nuova avventura dell’ispettore Stucky. Con calma, però. Delitti tra Treviso e Marghera. Ma è un segreto ancora…”.