Il Covid-19 e il nostro rapporto con la salute e la comunità
Che un nuovo virus venga affrontato con una terapia medievale, come la quarantena, ci ha spiazzati, come pure l’esserci ritrovati ancora membri di una società che si trasmette contagi non solo via “social”
Nei giorni in cui questo articolo è stato scritto, nel mondo si contavano circa 95 mila casi riconosciuti di coronavirus, 3.286 decessi, e circa 53mila guarigioni. In Italia l’orizzonte politico era occupato da una serie di diatribe sulle misure introdotte dal Governo per contenere il contagio. Tra la gente, invece, era il più totale sconcerto a regnare, soprattutto a causa di una patologia ai più sconosciuta e per la totale assenza di una contromisura da proporre. Oggi, come 1000 anni fa, l’unica misura disponibile è la quarantena. Come se la medicina dal Medioevo ad oggi non avesse fatto alcun sostanziale passo in avanti nei riguardi delle grandi epidemie. E del resto anche noi, malgrado tutta la tecnologia di cui disponiamo rispetto ad un bizantino che ha vissuto negli anni delle peste di Giustiniano, siamo stati presi in contropiede: per decenni abbiamo immaginato l’atomica o le tensioni tra Occidente e Medio Oriente come uniche cause per una minaccia di morte a livello mondiale e invece sono bastati “due colpi di tosse” per farci rendere conto di quanto siamo fragili, come specie. Un termine banale come “virale”, ad esempio, l’avevamo addirittura svuotato della sua originale semantica per impiegarlo più che altro nel mondo dei nuovi mezzi di comunicazione, per esprimere quel “contagio” che avviene più spesso via “social”. E invece no, di colpo abbiamo fatto un salto nei secoli bui della storia, evocato spettri come la peste, riesumato termini come “untore” o “quarantena, ed è quindi evidente che non ci manca solo un vaccino, ma anche un vocabolario aggiornato ai nostri tempi.
E del resto che cosa sappiamo dei cornavirus?
Coronavirus, certo, al plurale, perché sono molti di più della specie che abbiamo iniziato a conoscere in questi giorni. Precisamente sono 7, i primi sono stati identificati a metà degli anni ’70, ed elemento comune e distintivo tra tutti sono le punte, a forma di corona, presenti sulla loro superficie, da cui anche il nome. Comune è anche la malattia di cui sono portatori, in quanto tutti colpiscono il sistema respiratorio e possono causare malattie da lievi a moderate, dal comune raffreddore a sindromi respiratorie come la MERS (sindrome respiratoria mediorientale, Middle East respiratory syndrome) e la SARS (sindrome respiratoria acuta grave, Severe acute respiratory syndrome). I coronavirus sono comuni in molte specie animali (come i cammelli e i pipistrelli) ma in alcuni casi, se pur raramente, possono evolversi ed infettare l’uomo per poi diffondersi nella popolazione. E’ il caso del Covid-19, che originariamente presente nei pipistrelli è diventato uno dei tanti virus che sfruttano le cellule del sistema respiratorio dell’uomo per moltiplicarsi.
Ad oggi la maggior parte dei pazienti infettati dal covid-19, hanno sviluppato sintomi lievi, come tosse secca, mal di gola e febbre, che nella maggior parte dei casi si risolve spontaneamente, ma purtroppo i casi patologici non si fermano a questo, in quanto l’infezione virale può dare luogo anche ad edemi polmonari, shock settico, polmonite grave a volte fatale. Ma la cosa più pericolosa del Covid-19 è l’alta infettività, si propaga con molta velocità attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le goccioline del respiro delle persone infette propagate, ad esempio, tramite la saliva, tossendo e starnutendo, contatti diretti personali, o toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi. In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale. Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.
Tuttavia non sappiamo ancora tutto, molti studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus. Oggi non esistono farmaci antivirali, né vaccini disponili per il Covid-19, tuttavia sono già partiti diversi studi clinici per verificare l’efficacia di altri farmaci già esistenti. Pertanto la febbre viene trattata con terapia antipiretica ed espettoranti classici possono essere usati per la tosse. I pazienti che hanno difficoltà respiratorie sono trattati con ossigeno. In presenza di shock, vengono somministrati fluidi per via endovenosa. La funzionalità renale inoltre deve essere monitorata attentamente. Anche gli antibiotici possono essere usati, se si ritiene che i pazienti possano sviluppare altre infezioni di origine batterica, durante lo stadio acuto della malattia. La commissione nazionale della salute cinese, suggerisce inoltre di usare interferone-alfa e lopinapir/ritonavir, sulla base di studi pregressi sui pazienti infettati dal virus della SARS.
Ma è evidente che ne sappiamo troppo poco
Servirà del tempo per arrivare ad avere delle risposte definitive e servirà anche per contenere un’altra “conseguenza” che ha per causa il coronavirus, ossia la paura. Anch’essa piuttosto contagiosa. La sensazione di una forte minaccia alla nostra esistenza, alla nostra integrità biologica, o quella delle persone a noi più vicine, pensavamo di averla superata proprio grazie alla modernità. Ormai abituati a sentirci “padroni” anche della salute, attraverso le buone pratiche della vita sana e una medicina sempre pronta a presentare un rimedio ai nostri problemi, ci eravamo scordati di quanto sottili sono i fili della nostra esistenza o semplicemente quelli che tengono in vita la nostra serenità. In un tempo in cui l’individualismo e l’isolamento sembrano essere due segni della contemporaneità ci ha comunque trovati spiazzati un provvedimento come la quarantena, segno che, malgrado tutto, ci sentiamo ancora parte di una comunità.