Segnali di fumo dal primo Cigar Club in Polesine
Considerato storicamente, a differenza delle sigarette, più una passione che un vizio, fumare un buon sigaro è un vero e proprio piacere da intenditori, da gustare con calma, senza fretta. Ce ne parla Tiziano Boccato presidente del Bodeguita Cigar Club
Spostandomi in lungo e in largo per la mia terra, il Polesine, sono molte le curiosità che incontro ogni giorno, dalla bellezza del paesaggio all’intraprendenza delle persone che vi abitano. Ma nelle scorse settimane è stata l’insegna del Bodeguita Cigar Club a catturare la mia attenzione. Non avevo mai visto nulla del genere da queste parti e la tentazione di saperne di più è stata troppo forte. Per questo ho scambiato due parole con il titolare, Tiziano Boccato, per chiedergli innanzi tutto come gli è venuto in mente di aprire un cigar club in provincia di Rovigo.
“Io e mia moglie Chiara gestiamo l’omonimo negozio da sette anni e sentivamo l’esigenza di “buttarci” in una nuova avventura e ci siamo concentrati più sulla ricerca di prodotti di nicchia tipo i distillati, il cioccolato, la pasta. Avevamo tante idee. E Abbiamo trovato la combinazione e il giusto equilibrio”
Ma non deve essere stato facile
“Ho avuto molte difficoltà a farlo partire, ma mi sono convinto dopo aver partecipato ad una degustazione al Botteghino di Bologna ed ho pensato che ci sarei riuscito anche io. All’inizio eravamo in quattro persone adesso già venticinque. In Polesine ci siamo solo noi. Ho anche fatto disegnare il logo che ci contraddistingue con i due sigari sovrapposti che rappresenta una B”.
Quindi è stato il locale a creare il gruppo?
“Si, oggi ci unisce il piacere di stare insieme questa è la mia filosofia. Al gruppo si sono iscritte anche delle signore tutto è nato dalla passione che accomuna perché un sigaro è come un vino eccezionale e migliora con il tempo. Quando ci si trova è un momento socializzazione. Il sigaro è cultura e spesso per apprezzarlo non occorre nemmeno fumarlo, basta odorarne la fragranza nella sua naturalezza”.
L’universo del sigaro è affascinante con il suo rituale poi si imparano anche gli aspetti più tecnici. E’ cosi?
“La lentezza è il segreto. Sono sensazioni. Ogni foglia racchiude la perfezione. Non è come una sigaretta c’è un’enorme differenza. Non crea dipendenza. Con il sigaro si fuma di meno. Questo va detto anche per motivi di salute. Del resto la mia filosofia è semplice: Sono le cose raggiungibili e condivise che mi rendono felice”.
Quanto costa un buon sigaro?
“Se si vuole iniziare a fumare bene per gli italiani si spendono a partire da dieci euro alla confezione. Al pezzo si passa intorno agli otto euro per gli habanos si parte dai quattro e si cresce. Poi ci sono le edizioni limitate e aumenta ancora”.
Qual è il sigaro più fumato?
“Il cubano copre il settanta percento del mercato europeo mentre il toscano copre il novanta percento di quello italiano. Sta crescendo il mercato dei sigari del Nicaragua, Santo Domingo e Honduras anche se i più famosi rimangono i cubani. Gli appassionati hanno iniziato a capirne le particolarità”.
La distinzione qual è?
“Primo il colore indica il gusto: più è scuro e più è intenso. La gradazione è da forte, a medio forte, a medio fino ad arrivare a leggero. Poi esistono innumerevoli sfumature ma questa classificazione vuole essere solo un primo passo per orientarsi nella selezione”.
Per esempio un sigaro cubano può essere conservato in che modo?
“Nella Walk -In ossia la stanza dei sigari e noi siamo i primi ad averla costruita. Devono mantenere una temperatura compresa tra i sedici e diciotto gradi e una umidità tra il 65 e il 75%. E deve essere sempre costante. E’ l’aspetto più cruciale: se il sigaro è troppo umido non si accenderà e non potrà tirare. Se è troppo secco avrà un sapore piccante”.
Mi spiega la tecnica per degustare?
“A differenza delle sigarette non si inala il fumo ma viene in parte trattenuto in bocca per qualche secondo dolcemente e si lascia uscire anche dal naso per sentirne i profumi. Per un sigaro robusto l’ideale sono due “puffi” ovvero due tiri al minuto. Tutto molto lentamente. Si dovrebbe sorseggiare piuttosto che aspirare. Senza avidità per non correre il rischio di provocarne il surriscaldamento che potrebbe nuocere al gusto. La cenere poi si deve lasciar cadere da sola, preferibilmente su un posacenere”.