Orchidee, un primaverile spettacolo euganeo
Durante la tarda stagione la loro fioritura è un richiamo irresistibile per escursionisti e turisti. Ne sono state censite più di venti specie e i semi delle specie più rare sono conservati dall’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo
Uno degli spettacoli che i dolci pendii dei Colli Euganei offrono durante la tarda primavera sono le decine di orchidee spontanee che fioriscono colorando i vegri, presenti soprattutto nei versanti esposti a meridione.
Luoghi della fioritura sono i vegri, ambienti di transizione ricchi di biodiversità
Come è noto, con il termine “vegro”, usato comunemente nel territorio dei Colli Euganei, si individuano praterie aride di origine seminaturale, ossia si tratta di praterie instauratasi su territori abbandonati dalla gestione umana, in particolare dall’attività legata all’agricoltura e alla pastorizia. La naturale evoluzione dovrebbe portare a una fase climax, formata da boschi termofili di roverella, ma la rinaturalizzazione avviene in maniera progressiva; dapprima si insediano le specie erbacee, tipiche del vegro (principalmente graminacee, composite e leguminose), successivamente, si assiste all’ingresso della componente arbustiva, (biancospino, pruno spinoso, rosa canina, ginepro, viburno, ginestra), che preparano l’arrivo delle specie prettamente arboree (roverella, orniello, carpino nero). L’habitat ideale dei vegri sono i suoli calcarei, molto permeabili, che consentono l’insediamento delle sole essenze xerofile, ossia amanti del caldo e della siccità. Tuttavia in questi ambienti solo apparentemente ostili a primavera trovano spazio molte specie vegetali come il Forasacco
Eretto (Bromus erectus), il Paleo Rupestre (Brachypodium rupestre), il Paleo Alpino (Koeleria pyramidata) e la composita Assenzio Maschio (Artemisia alba) insieme alle orchidee di cui è stata censita la presenza di oltre venti specie diverse. E sono loro a qualificare la tipologia e la qualità del vegro, in quanto alcune sono più frequenti e altre più rare tra cui l’Orchidea Omiciattolo (Orchis simia), l’Orchidea Farfalla (Orchis papilionacea), il Barbone (Himantoglossum adriaticum) specie rara e sottoposta a protezione a livello europeo, l’Orchidea maggiore (Orchis purpurea), la Vesparia (Ophrys apifera) e l’Ofride del Benaco (Ophrys benacensis).
Tra le essenze primaverili anche la rara Ruta patavina, unica presenza sul territorio Italiano
Nelle zone il cui il cotico erboso non è presente, cosa che può essere determinata sia da motivi naturali (ruscellamento delle acque piovane), sia dalla presenza dell’uomo è possibile rinvenire anche la rara Ruta patavina (Haplophyllum patavinum), unica presenza per il territorio Italiano. La sua fioritura può essere ammirata, da un occhio attento, all’inizio dell’estate, solo in queste chiarie calcaree. Questo grande numero di specie vegetali presente, a sua volta permette di ospitare molte specie animali: insetti e vertebrati che, a volte, solo in questi spazi riescono a trovare un luogo in cui vivere. E’ il caso di diverse specie di farfalle, del Cerambyx cerdo, della Scolopendra cingulata fino ad arrivare ai rettili come il Ramarro occidentale (Lacerta bilineata); il biacco (Hierophis viridiflavus) o gli uccelli come il Falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), il Biancone (Circaetus gallicus) o l’Ortolano (Emberiza hortulana).
I vegri sono dunque aree che non possono andare perse e per questo sono state identificate a livello europeo come habitat prioritario di Rete Natura 2000, identificate con il codice habitat 6210 e denominate “Formazioni erbose secche seminaturali e facies coperte da cespugli su substrato calcareo (Festuco-Brometalia)(*stupenda fioritura di orchidee)”. Ma la minaccia non proviene sempre dall’esterno, nel caso dei vegri è la stessa natura a modificarne il destino, in quanto, come si diceva, rappresentano uno stadio di transizione verso sistemi ecologici più complessi.
Per questo motivo il Parco Regionale dei Colli Euganei interviene con campagne di manutenzione specifiche che prevedono interventi di sfalcio, una volta l’anno dopo il mese di giugno, la lotta all’inarbustimento, togliendo o diradando le essenze non compatibili con il vegro, e la risemina delle aree rimaste spoglie attraverso la “tecnica del fiorume”, ossia con il riporto del materiale di sfalcio ricco dei semi originali del prato. Per la preservazione delle orchidee, invece, l’Ente Parco ha stipulato una convenzione con l’Università “La Tuscia di Viterbo” che si sta occupando della conservazione dei semi di alcune delle specie più rare: utilizzando la banca del germoplasma dell’Università e coltivando piantine di orchidee nate in vivaio da semi raccolti in campo, che poi vengono introdotte in aree.
Le foto del vegro del Monte Mottolone, dell’Orchidea farfalla e dell’Orchidea purpurea, che corredano questo articolo, sono opera di Marco Pavarin