Un fiume che collega due dei più importanti musei del Polesine
L’arrivo della bella stagione ci permette di riappropriarci degli spazi aperti, ci mette addosso la voglia di stare nel caldo tiepido dei raggi solari, il bisogno di coprire distanze: a piedi oppure in bicicletta. Non serve andare lontano, a volte basta prendere le strade della viabilità secondaria, le vie interpoderali, le strade sulle sommità arginali, per scoprire paesaggi inediti o comunque per vedere i soliti posti da un altro punto di vista. Lo stupore che ne deriva non è diverso da quello delle mete più esotiche. E il territorio Polesano offre opportunità interessanti, per esempio unendo due città storiche, come Adria e Fratta Polesine, con un corso d’acqua che in questo caso potrebbe essere il Canalbianco. Dal passato etrusco della città che diede il nome al mare Adriatico, a quel Rinascimento della civiltà della villa, che ovviamente porta il nome altisonante di Palladio, bastano poche pedalate, tra l’altro intervallate da un paesaggio fluviale ricco di fascino e suggestioni.
In pochi chilometri infatti è possibile mettere insieme quanto di meglio conserva il museo Archeologico Nazionale di Adria, nei reperti dell’età ellenistica, etrusca e romana, al passato ancora più remoto dell’Età del Bronzo a cui è dedicato il Museo Archeologico Nazionale di Fratta Polesine. Tutt’intorno poi si può spaziare dei primi secoli dell’età cristiana, in cui affondano le radici della Basilica della Tomba di Adria, al castello medievale di Arqua’ Polesine, alle ville veneziane di Fratta, tra cui spiccano la Avezzù e la Badoer, oppure pagine di storia più recenti come quelle della Carboneria o quelle dedicate a Giacomo Matteotti, con la sua casa polesana recentemente trasformata anch’essa in museo.