Villa Farsetti, il sogno interrotto di un viaggiatore

A Santa Maria di Sala una villa che esce dalle frivolezze del “Rococò” e della “villeggiatura”
E’ difficile spiegarne il perchè, ma ogni anno con l’arrivo della bella stagione il pensiero mi riporta alla Riviera del Brenta, ossia a quella sfarzosa galassia di ville che ricordano il passato di “villeggiatura” dei paesi che ne fanno parte. Immagino le sponde del Brenta, il lento risalire contro corrente dei burchielli con le famiglie aristocratiche veneziane scortate da una processione di altre barche e barchette a loro volta caricate di servitù e masserizie per raggiungere la “villa”. Un andirivieni che era iniziato secoli prima, quando le ville ancora erano delle aziende preposte al controllo e alla gestione della campagna, ma che nel ‘700 divenne moda, anzi, “smania” per usare le parole di Carlo Goldoni. Autentiche delizie, case preposte ai passatempi, giochi, eccessi ed è strano come un termine oggi usato per definire il tempo dell’ozio (la villeggiatura) derivi da villa, che a sua volta prende il nome medievale della campagna, luogo del lavoro per eccellenza. Villeggiatura e villano, hanno la stessa radice semantica, ma quanta distanza separa l’uno dell’altra. Forse fa parte del viaggio anche questo, perchè le distanze sono importanti quando uno decide di spostarsi e allora questa volta il viaggio potremmo farlo nel tempo e tornare nel 1760, quando l’aristocratico Filippo Farsetti decise di innalzare a Santa Maria di Sala la propria villa. Il luogo sappiamo tutti dov’è, il navigatore ci mette un attimo a individuarlo, ma l’epoca no…e allora bisogna fare uno sforzo di fantasia per capire che cos’era questo luogo allora.
Beh la natura era rigogliosissima, Goldoni descrive la flora fluviale come esuberante, nelle sue opere, il fiume limpido e tutt’attorno paesi che erano poco più di villaggi. Un paesaggio che probabilmente si avvicinava molto al mito dell’Arcadia che al tempo andava molto di moda insieme al Rococò, tutto svolazzi e tinte pastello, di cui il massimo interprete è stato quel grande pittore veneziano che risponde al nome di Gianbattista Tiepolo e che proprio qualche anno prima aveva deciso di prendere casa anche lui in Riviera, in quel di Zianigo. Tra l’aristocrazia veneziana del Brenta l’artista era a suo agio, a Massanzago, nel padovano, affrescò il soffitto della villa dei patrizi veneziani Baglioni, e a Strà, sul soffitto del salone da ballo di Villa Pisani, qualche anno più tardi, lasciò la sua opera di addio a questa terra, prima di trasferirsi in Spagna con i figli per affrescare il Palazzo Reale. Filippo Farsetti invece era di tutt’altra pasta: schivo, introverso, ma anche lui amante delle bellezza. La stessa terra, in cui più tardi piantò le fondamenta della sua villa, gli era costata un bel po’ grattacapi. Ad acquistarla era stato suo padre, Antonfrancesco, nei primi del Settecento insieme ad un fondo di ben ottecentosessantadue campi padovani. Alla sua morte, Filippo ereditò l’intero patrimonio, ma dovette aspettare un bel po’ prima di goderne. Il suo rifiuto alla carica di Podestà di Feltre, ogni nobile veneziano doveva assumere delle cariche pubbliche dallo Stato, gli costò la messa al bando con divieto assoluto di rientrare a Venezia. Viaggiò. E terminato il periodo di bando, rientrò a Venezia per rifiutare ancora una volta delle cariche pubbliche, ma per non patire nuovamente l’allontanamento forzato, decise di prendere i voti e divenire abate. Gli spostamenti gli avevano consentito di crearsi un gusto internazionale, aveva visto Versailles, era stato a Roma per studiare la classicità, ed era riuscito a portarsi a casa addirittura dei souvenirs: ben 42 paraste di ordine dorico di marmo greco provenienti dal tempio della dea Concordia di Roma. Queste colonne, cedute dal Papa Clemente XIII Rezzonico, pure lui veneziano, divennero parte integrante della facciata della villa che di lì a poco andò a realizzare. E ancora sono lì, malgrado Napoleone avesse tentato di portarle in Francia durante gli anni della Repubblica Cisalpina, a dimostrare l’influenza e il lignaggio che Filippo Farsetti sapeva esercitare insieme alla forza economica che gli era provenuta in eredità. Per la villa sborsò una cifra enorme, circa un milione di ducati, ma non per aderire a quel cliché di sfarzo ed ostentazione che la moda della villeggiatura imponeva, come ricorda Goldoni nella sua Trilogia, ma per assecondare una delle sue tante passioni, la botanica. Da tutti i continenti fece arrivare piante sconosciute come il primo esemplare di magnolia grandiflora, importato dal Nuovo Mondo.
Per questo scopo, un edificio apposito era riservato allo studio teorico-pratico; addirittura c’erano elaborate serre con calidari, frigidari e tiepidari per le piante esotiche, una cedraia e una serra riscaldata per gli ananas. Era infatti volontà dell’abate, secondo lo spirito di mecenatismo tipico dell’epoca, contribuire al progresso della scienza botanica, cercando di dare una piega didattica alla sua passione. Passione che rimase lì insieme alla villa, incompiuta. Appena 14 anni dopo la morte venne a cercare l’abate e lo trovò. Del tempietto raffigurante le terme romane, dell’anfiteatro sagomato con filari di tassi, dei templi di Diana e di Giove Tonante, insomma di tutta quella summa di bellezza classica che aveva amato nei suoi viaggi romani e portato fin terra veneta resta oggi ben poco. Resta però, nei monumentali volumi della villa, quel gusto francese che privilegiava edifici sviluppati in larghezza, combinato con elementi italiani, tetti a terrazza con statue e vasi, in modo da conferire all’edificio il massimo movimento e varietà, avvicinandosi nell’aspetto alle antiche ville romane. Ed è ancora questo a rendere la Farsetti la meno veneta tra le ville venete ed è qui che la mia fantasia corre ad ogni primavera per completare almeno con l’immaginazione quell maestoso progetto figlio della libertà di un uomo che rinunciò alle cariche, amò la bellezza conosciuta nei sui viaggi forzati e perseguì la cultura insieme alla scienza in un tempo che pareva non ci fosse altro tempo che quello per le frivolezze.
Eventi in villa
La Villa è oggi proprietà del Comune di Santa Maria di Sala e ospita ogni anno diversi eventi. Il prossimo si terrà dal 28 aprile al 1° Maggio, con la settima edizione di Formaggio in Villa e Salone dell’Alta salumeria, un’importante vetrina che vedrà la presenza di molti rappresentati dei più importanti produttori e distributori di formaggi e di salumi, oltre a quella di chef, giornalisti e, ovviamente, appassionati. Oltre ai prodotti principali che saranno l’anima dell’evento, non mancherà uno spazio per altri prodotti tra cui vino e birra.