Quanto le pecore contribuirono a far grande la “SERENISSIMA”?

La storia è piena di cose curiose e nel passato della Repubblica di Venezia un ruolo di primaria importanza ce l’ha anche la “pipì” del mansueto quadrupede
A volte inoltrandosi nei vecchi casolari di campagna, in quella parte che veniva riservata alla cantina perché disposta a nord e quindi fresca e umida e nelle vecchie stalle abbandonate, si nota nei mattoni una barba grigio chiaro, una specie di muffa soffice al tatto, è il salnitro, cioè il nitrato di potassio (KNO3).
È il componente principale (75%) della polvere da sparo o polvere nera, inventata in Cina nel IX secolo, e poi diffusasi in Eurasia alla fine del XIII. Inizialmente venne usata per scopi medicinali e per i fuochi artificiali da sparare al termine di una festa.
Per formare la polvere da sparo vanno aggiunti lo zolfo e la polvere di carbone ricavata di solito dalla legna di quercia, di pioppo, faggio, vite e salice. Lo zolfo e il carbone fungono da combustibile, mentre il salnitro è il comburente, permettendo la combustione rapida dei primi due in assenza di ossigeno.
La polvere da sparo fu Inventata in Cina nel IX secolo si diffuse successivamente in Eurasia alla fine del XIII secolo dove venne da subito impiegata con scopi bellici
La crescente diffusione delle armi da fuoco, installate soprattutto nelle navi, aumentò la richiesta di salnitro, al punto che la Repubblica Veneta diede una forte spinta per la sua produzione artificiale con l’aiuto delle miriadi di pecore nel territorio; il tutto sotto il controllo rigoroso di un provveditore alle artiglierie.
Ma come era possibile che le pacifiche pecore fornissero la pericolosa base per alimentare pistole, fucili e cannoni? Questa la risposta! Le loro deiezioni imbevevano la terra dove dormivano e in questa agivano i batteri cosiddetti nitrificanti e poi, per raschiatura, veniva asportata questa terra superficiale “nitrosa”, e lavorata appositamente creando numerosi impianti che potremmo definire chimici ante litteram, fino ad ottenere il salnitro grezzo che poi veniva ulteriormente raffinato. Perciò, per ospitare nottetempo le pecore, la Serenissima fece costruire numerosi “Tezoni” (dal latino tegere = coprire, proteggere), che erano delle tettoie dove sostavano greggi di circa 200 pecore, sia stanziali che transumanti.
I tezoni si diffusero nella terraferma veneta nella seconda metà del XVI secolo; degni di nota i tezoni di Este e Montagnana; mentre nel vicentino, per ordine del provveditore Soranzo, vennero costruiti 8 “case di salnitro” (le ultime completate nel 1584). Nel veronese i tezoni erano 11, tra cui a Legnago, Cerea, Minerbe e 2 a Verona (dove c’è ancora via Tezon). Nel colognese, dipendente direttamente dal Dogado, vennero costruiti a Cologna e a Veronella (l’antica Cucca), dove ancora si riconosce la sagoma di questo tezon in un fabbricato poi modificato e sopraelevato dai conti Serego nel 1915 e dove opera la “Fattoria Sociale Tezon”.
La Repubblica di Venezia fece forti investimenti nella pianura per produrre il salnitro, che veniva poi miscelato allo zolfo e al carbone!
Nella terraferma veneta i tezoni erano 78, ma ne esistevano anche nel bergamasco sempre sotto il dominio veneziano, ed erano inizialmente costruiti con palificazioni inserite nel terreno che sostenevano un tetto ligneo coperto di paglia. Ospitavano greggi provenienti dalla montagna che nel periodo invernale (da fine settembre a fine aprile) scendevano a valle nel vicentino, nel veronese e nella bassa padovana, dove ancora potevano trovare erba lungo gli argini dei fiumi e nelle “praterie”, per ritornare poi ai loro monti. Nell’archivio parrocchiale di Castelbaldo (PD), in un registro del ‘600, figurano essere presenti in loco molti pastori provenienti dal Trentino e dall’Altopiano dei Sette Comuni come: Mattio, Giacomo e Bastian Dalle Mulle e ancora Domenico Zanetin da Castel de Tesin, poi Andrea Matiazzi da Lusiana, Sebastian di Lunardi da Gallio, Madalena Menegata da Enego, Matio Della Picolla da Pecol Trentin, etc… Altri provenivano dal Bellunese mentre alcuni di questi pastori si sono poi stabiliti, con le loro famiglie, nei luoghi di pianura che gli ospitavano anno per anno, mantenendo il diritto di pascolo, sancito con contratti registrati.
È giusto ricordare che la transumanza è sempre stata di pecore e il formaggio prodotto e consumato fino a meno di un secolo fa anche al nord era “el pegorìn”, tuttavia nelle nostre montagne ora la presenza di pecore è esigua, sostituite dalle vacche (libere dal gravoso lavoro nei campi dopo la meccanizzazione agricola e quindi non più indispensabili nelle stalle di pianura) che producono un latte che dà un formaggio con meno sapore, più in linea con i gusti moderni, addomesticati!
Il tezon veniva diretto dal tezoniere, che era un impresario con contratto d’appalto con cui si impegnava a fornire allo stato veneto un quantitativo annuo di salnitro a un prezzo stabilito, salvo pagare penale in caso di mancata produzione. I tezonieri godevano di privilegi, godevano di abitazione gratuita per loro, la loro famiglia e i dipendenti; erano esenti dal dazio; potevano girare armati e gestire completamente il ciclo produttivo anche “raschiando” le terre di stalle private.
Il tezoniere era un impresario con contratto d’appalto e si impegnava a fornire allo stato veneto un quantitativo annuo di salnitro a un prezzo stabilito
Da menzionare che l’Università di Padova venne consultata dal provveditore alle artiglierie per cercare di trovare il modo di aumentare la quantità prodotta di salnitro, che nel 1787 era di 89 tonnellate nelle provincie a est del Mincio. Ma molto ne arrivava dalla bergamasca, dove c’erano molti pastori e greggi.
Con la caduta della Serenissima i francesi liberalizzano la produzione del salnitro e i tezzoni entrarono in crisi non potendo competere con la nascente industria chimica. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento la polvere da sparo venne affiancata e progressivamente sostituita da nuovi tipi di esplosivo, grazie in particolare alle ricerche e invenzioni dello svedese Alfred Nobel che portarono alla creazione della dinamite.
Negli ultimi cinquanta anni altri esplosivi ancor più dirompenti sono purtroppo utilizzati per scopi militari e anche terroristici. La “vecchia” polvere da sparo resta come base delle munizioni per fucili e pistole, nonché per i fuochi d’artificio: in fondo è un ritorno alle origini, a quando con la polvere nera i cinesi, mille anni fa, concludevano artificiosamente e allegramente una festa!