45 milioni di euro per irrigare con acqua non inquinata da Pfas
Il Ministero ha dato via libera al progetto esecutivo presentato dal Consorzio di Bonifica Adige Euganeo. Attraverso il Piano Irriguo Nazionale sono stati messi a disposizione 45 milioni di euro, per evitare che in campagna venga impiegata l’acqua del Fratta Gorzone
Il progetto consorziale per la realizzazione di una rete irrigua che permetta di evitare prelievi di acqua dal Fratta Gorzone ha ottenuto il via libera dal Consiglio dei Ministri lo scorso 22 febbraio. Il sostanziale “placet” è stato confermato dalla Regione, nella figura dell’assessore Giuseppe Pan, e dell’Associazione Nazionale dei consorzi, ma a rendere ancora più interessante la notizia è che il finanziamento messo a disposizione dal Ministero, attraverso il Piano Irriguo Nazionale, doppia quasi la cifra del progetto, 25 milioni di euro, stanziandone 45.
Il Parere del presidente Michele Zanato
“Sì – spiega il presidente del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, Michele Zanato – si tratta di un grande risultato e per questo è importante ribadire il lavoro che il Consorzio ha svolto per risolvere la problematica dell’acqua inquinata del Fratta Gorzone in agricoltura. Il problema è serio. Quando ho visto che alcuni prodotti agricoli nei mercati e nei negozi venivano esposti con cartelli che indicavano la provenienza da aree non coinvolte dall’inquinamento del Fratta, mi sono reso conto che la nostra agricoltura stava per essere sfiduciata. Il lavoro dei nostri agricoltori, seppur condotto con grande perizia e competenza rivolte sicuramente alla qualità, stava per essere declassato, peggio: denigrato, da evitare. E quindi sul finire dell’anno 2017 non ci abbiamo pensato un secondo ad investire i 350 mila euro risparmiati nel corso dell’anno, anche grazie alla scarsità di eventi piovosi, per rendere esecutivo un progetto per l’estensione della rete irrigua a servizio di quelle aree toccate dal problema dei Pfas”. Il tempismo forse è proprio uno di quegli elementi che hanno portato il progetto a godere di un’elevata considerazione sia in Regione che successivamente in Ministero, di fatto il progetto del Consorzio è stato l’unico ad arrivare in forma esecutiva sui tavoli istituzionali Stato-Regioni, l’altro è sicuramente l’urgenza di intervenire a fronte di un problema così grave, ma di certo c’è anche la determinazione del Consorzio nel riuscire ad avere strumenti e risorse per mettere in campo una propria risposta.
Dalla presentazione del Piano Irriguo Nazionale ad oggi
“Da quando il sottosegretario Giuseppe Castiglione ha presentato il Piano Irriguo Nazionale in Veneto – continua Zanato – era lo scorso luglio, ci siamo messi immediatamente all’opera presenziando, intervenendo ai vari convegni dedicati e facendo diversi viaggi a Roma. Del resto in tre mesi abbiamo impiegato oltre 350 mila euro in attività progettuali: è chiaro che per il Consorzio si tratta di un vero e proprio investimento, in quanto il Piano Irriguo Nazionale prevedeva risorse per circa 300 milioni di euro per l’intero territorio italiano, ossia solamente 20 milioni a regione. Ora per avere qualche chance di ottenere questo finanziamento, abbiamo deciso di puntare sul Consorzio Leb che come è noto è costituito oltre che dal nostro Consorzio, da quello dell’Alta Pianura Veneta e del Consorzio Bacchiglione. Così si giustifica anche l’importo maggiorato del finanziamento messo a disposizione del Ministero attraverso il Piano Irriguo Nazionale”. Un risultato importante per questo territorio se si pensa che gli ultimi significativi finanziamenti arrivati in queste aree hanno riguardato alcuni interventi irrigui e, ancor prima, la sistemazione della Botte di Lozzo. “E pensare – conclude Michele Zanato – che qualche difficoltà l’abbiamo incontrata anche al nostro interno. L’idea di destinare i 350 mila euro risparmiati nel corso del 2017 alla realizzazione di un progetto esecutivo per l’estensione della rete irrigua non era piaciuta alla minoranza presente in Assemblea, che avrebbe preferito che questa cifra fosse destinata a contrastare le minori entrate dovute alle difficoltà di incasso dei contributi consortili.
In realtà, già con il bilancio di previsione 2017 e poi con il bilancio di previsione 2018 l’Amministrazione di cui ho la responsabilità ha iniziato a fronteggiare questa situazione, stanziando in misura crescente delle somme che sterilizzano le minori entrate contributive. L’estensione della rete irrigua, invece, era ed è una delle urgenze da affrontare per il futuro della nostra campagna e il fatto che questa terra, spesso dimenticata dalle istituzioni, abbia
trovato attraverso il Consorzio sensibilità, attenzioni e risorse non può che essere considerato un grande risultato”.
Il Progetto
Una condotta sotterranea lunga 21 chilometri, in estensione al Leb, da Cologna Veneta a Masi e Castelbaldo, per l’alimentazione di una rete irrigua che permetterà di evitare i prelievi direttamente dal Fratta-Gorzone. Si concretizza in questo il progetto che qualche mese fa il Consorzio di Bonifica Adige Euganeo ha presentato per essere inserito nel Piano Irriguo Nazionale. La cifra necessaria per completare l’iter progettuale, 350 mila euro, era stata messa a disposizione grazie al risparmio di energia realizzato lo scorso anno, quando a causa della siccità estiva le pompe idrovore non erano state azionate per diversi mesi. La rete in parte già esistente e in parte da eseguire ex novo, alimentata dai vari sifoni e capillarizzata nelle campagne attraverso canalette e condotte in cemento, garantirà la disponibilità di acqua a scopi agricoli a tutta la parte meridionale del territorio di competenza del Consorzio Adige Euganeo, acqua, va precisato, pulita e che quindi andrà a servire quelle aree attraversate dal Fratta Gorzone, dove un prelievo direttamente dal fiume rischierebbe di estendere il problema di inquinamento attraverso la rete alimentare