I fiori rimangono il regalo preferito tra gli innamorati

In Veneto si stanno conducendo progetti importanti per il florovivaismo. E’ il caso della vertical farm, che utilizza i vecchi capannoni dismessi come centri di produzione. Una tecnica che permette di azzerare l’uso di agrofarmaci e il recupero dei vecchi fabbricati produttivi
Che cosa regalare a San Valentino per dimostrare il proprio amore? Secondo una ricerca di Coldiretti, non c’è ombra di dubbio che l’omaggio floreale si conferma, tra gli italiani, il simbolo della festa degli innamorati con una stima di almeno 15 milioni di fiori acquistati e una spesa di circa 75 milioni di euro tra fiori e piante. Una scelta che distacca notevolmente gli altri prodotti da regalo del periodo, in quanto almeno un innamorato su tre volentieri si orienta su un bel mazzo di fiori per rinnovare i propri sentimenti, mentre i cioccolatini raggiungono il 19%, i profumi o gioielli il 6% e i capi di abbigliamento si fermano al 4%. Certo: ma che cosa regalare? Anche qui la statistica conferma una scelta piuttosto variegata che dalle classiche rose rosse si orienta anche verso alle piante come le primule, i ciclamini, le azalee o le orchidee.

Il settore del florovivaismo in Italia gode di buona salute. In base ai risultati dell’ultimo censimento dell’agricoltura in Italia risultano attive circa 20.500 aziende florovivaistiche, che danno occupazione ad oltre 120.000 addetti, con una superficie coltivata di oltre 36.000 ettari e che generano un valore che supera i 3 miliardi di euro
Ne beneficia la produzione italiana che sta attraversando un buon periodo, riuscendo a produrre un valore annuo che supera i 3 miliardi di euro. Ma ne beneficia anche il Veneto che nel comparto florovivaistico vanta significative tradizioni, che risalgono ai tempi della Repubblica di Venezia e degli stabilimenti florovivaistici patavini del XVIII secolo, e risulta essere tra le prime regioni d’Italia nella produzione di piante ornamentali.
La provincia di Padova, con i suoi 766 ettari destinati alla coltivazione di fiori, è la maggiore produttrice in Veneto, seguita da Treviso (535 ettari), Verona (523 ettari), Venezia (348 ettari), Rovigo (244 ettari) e Vicenza (144 ettari)
Un primato raggiunto grazie soprattutto alla provincia di Padova che con i suoi 766 ettari destinati alla coltivazione di fiori è la maggiore, seguita da Treviso (535 ettari), Verona (523 ettari), Venezia (348 ettari), Rovigo (244 ettari) e Vicenza (144 ettari). Ma il Veneto dei fiori non brilla solo per i risultati economici, si distingue pure per progetti innovativi destinati a cambiare il futuro e la sostenibilità di questa branca dell’agricoltura.

I vecchi capannoni dismessi diventano orti e giardini del futuro, ideali per una produzione agricola all’insegna del risparmio energetico e dell’attenzione all’ambiente
Si tratta della vertical farm, ossia la tecnica di sviluppare le coltivazioni in spazi chiusi e ristretti, come i vecchi capannoni dismessi, anziché nei tradizionali terreni per la coltivazione “in orizzontale”. Ciò permette di ottenere ortaggi, fiori, frutta e prodotti “nutraceutici“ in un ambiente con condizioni “climatiche” controllate, grazie all’automazione delle fonti energetiche, quasi azzerando l’uso di agrofarmaci e altri prodotti per il controllo dei parassiti.
Il “Progetto Ri-Genera” nasce per la realizzazione e lo sviluppo di produzioni idroponiche in spazi dismessi tra ENEA, Coldiretti Padova, Parco Scientifico e Tecnologico Galileo, Idromeccanica Lucchini, Gentilinidue e Advance Srl
I vecchi capannoni dismessi diventano così orti e giardini del futuro, ideali per una produzione agricola all’insegna del risparmio energetico e dell’attenzione all’ambiente. Il tutto grazie alla ricerca tecnologica condotta dall’ENEA e dal mondo universitario e all’apporto di innovazione di alcune aziende.
Da questa partnership nasce il “Progetto Ri-Genera” per la realizzazione e lo sviluppo di produzioni idroponiche in spazi dismessi tra ENEA, Coldiretti Padova, Parco Scientifico e Tecnologico Galileo, Idromeccanica Lucchini, Gentilinidue e Advance Srl (gruppo di spin-off dell’Università di Padova). Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto a dicembre alla Camera di Commercio di Padova.
L’iniziativa è nata da alcune considerazioni di ordine generale. La produzione di cibo rappresenta una delle maggiori sfide del prossimo futuro a causa dell’incremento della popolazione mondiale, della limitata disponibilità di terreno coltivabile e dei crescenti cambiamenti climatici. A questo proposito è necessario ridurre l’impatto ambientale delle produzioni agricole, massimizzando l’efficienza nell’uso delle risorse idriche e nutrizionali e minimizzando l’impiego di prodotti di sintesi per offrire al consumatore finale un prodotto sostenibile e sicuro.
“L’obiettivo – spiegano i promotori – è accelerare l’industrializzazione dei processi di vertical farming in Italia, favorire il recupero e la riqualificazione di spazi dismessi e promuovere lo sviluppo di attività produttive sostenibili, di qualità e ad alto valore nutraceutico. La presenza di un polo universitario di eccellenza nella ricerca agronomica e ingegneristica, di una consolidata tradizione agricola e industriale e di un sistema imprenditoriale dinamico e aperto all’innovazione rende il territorio della regione Veneto particolarmente adatto per l’avvio di attività sperimentali propedeutiche alla realizzazione del progetto, che potrà essere eventualmente replicato, in caso di esito positivo, a livello nazionale e internazionale”. Le applicazioni pratiche e gli esempi già ci sono ed è ora necessario, grazie alle conoscenze e competenze dei partner, agire per avere una diffusione su vasta scala.
Il vivaismo veneto, una realtà da 1,6 miliardi di piante
La produzione florovivaistica complessiva regionale viene stimata a circa 1,6 miliardi di pezzi. Tale risultato è fortemente influenzato dal comparto del vivaismo orticolo, la cui produzione è rimasta stabile a circa 1,3 miliardi di piantine; tra gli altri comparti, la produzione del vivaismo frutticolo si attesta sui 17,1 milioni di piante e di piante ornamentali con 246 milioni di unità. Fanno segnare leggeri incrementi il vivaismo viticolo (7,4 milioni di pezzi, +0,2%) e quello di ornamentali da esterno (39,4 milioni di piante, +0,4%).
Si registra un aumento delle aziende specializzate in un solo comparto produttivo che tende ad essere costituito da aziende più strutturate e organizzate.
Il valore della produzione nel 2018 è di 214 milioni di euro, +0,5% rispetto al 2017 e, di fatto, dal 2011 si è attestato su valori superiori ai 200 milioni di euro.
Per quanto riguarda gli aspetti di mercato, e nello specifico la provenienza delle forniture, la scelta dell’autoproduzione del materiale di base si conferma sempre più come la prima fonte di approvvigionamento delle imprese (79%): si tratta di una modalità utilizzata in maniera massiccia dalle aziende del vivaismo orticolo, dove raggiunge una quota dell’83%.