I fiumi in magra hanno restituito la nostra inciviltà
Plastic Free Onlus ha approfittato dei livelli idrici minimi dei fiumi e della facilità di accesso a zone prima impossibili da raggiungere per portare numerosi volontari sul campo e ripulire ampi tratti di sponda arginale e di golena. L’obiettivo: evitare che le future piene li trascinassero irrimediabilmente verso il mare
Un anno veramente tremendo per i fiumi italiani. Sono sotto gli occhi di tutti le tante immagini diffuse dai media che hanno messo a nudo tutta la pesante sofferenza dei corsi d’acqua (e dei laghi) della penisola. Questa grave crisi idrica si riconduce essenzialmente alle nostre catene montuose sempre più povere di neve, ai ghiacciai che stanno progressivamente scomparendo e si lega agli effetti dei cambiamenti climatici, con precipitazioni piovose sempre più scarse e una temperatura media più alta del normale. Una temperatura che secondo gli scienziati e gli esperti è destinata a salire costantemente nei prossimi trent’anni con conseguenze nefaste per tutti gli ecosistemi. L’effetto combinato di una siccità che persiste dall’inverno e che ha portato l’Italia a ricevere il 60% di neve e l’80% di pioggia in meno rispetto alla media stagionale unitamente ad un fine inverno eccezionalmente caldo (con una media stagionale di 1.7° C in più rispetto al trentennio 1981-2010) ha posto le basi per una tragedia annunciata.
Centinaia di chilogrammi di plastica sono stati rimossi nell’area del delta veneto del Po, lungo il Bacchiglione, dal Brenta e dall’Adige
Ormai da qualche decennio, infatti, si assiste a un susseguirsi di richiami che puntano alla priorità di trovare soluzioni condivise per arginare il cambiamento climatico e contrastare l’impoverimento del sistema idrografico italico ma puntualmente si trasformano in proclami disattesi e aspettative tradite. Il risultato? Torrenti quasi in secca, grandi fiumi come il Po ridotti in molti punti a canali non navigabili, laghi dall’aspetto stravolto e acqua del mare che si insinua a monte per chilometri, mandando in crisi i consorzi di gestione delle acqua irrigue e delle reti domestiche e creando non solo forti disagi ma danni incalcolabili al comparto industriale, agricolo e ortofrutticolo, in particolare della pianura Padana, l’area più colpita. Saltando a piedi pari la diatriba tra coloro che sostengono che queste problematiche siano dovute alla forte antropizzazione o invece siano semplicemente cicliche e facenti parte del corso naturale degli eventi del pianeta possiamo senz’altro affermare un dato oggettivo e cioè che questa situazione sia disastrosa per la fauna, la flora, per l’ambiente.
La biodiversità, vera ricchezza da preservare e custodire, ha risentito di questa condizione estrema e ne ha pagato le conseguenze più pesanti. La messa a dimora di nuovi alberi ha visto una percentuale di perdite elevatissima e gli esemplari adulti hanno mostrato segni di stress palesati ad esempio dall’ingiallimento delle foglie ben prima dell’autunno. Molte zone umide di riproduzione si sono letteralmente prosciugate e ciò ha impedito o ridotto drasticamente la riproduzione di molte specie di anfibi. Ci sono state morie di pesci in tratti fluviali o bacini rimasti completamente a secco senza contare che la crisi di molte specie autoctone, di fronte a scenari di sopravvivenza sempre più difficili ha visto, di contro, il favorire l’ulteriore diffusione di specie alloctone ed invasive, più resilienti e in grado di adattarsi meglio.
Sono stati recuperi oggetti di materiali diversi vecchi anche di 50 anni e numerosi ingombranti: frigoriferi, biciclette, motorini, carrelli della spesa, pneumatici
Non dobbiamo scordarci che il 60% delle acque dei fiumi italiani è inquinata da sversamenti illeciti di pesticidi, liquami, antibiotici, sostanze chimiche, microplastiche. Facile dunque immaginare che l’inquinamento, unito al cambiamento climatico, stia tessendo la trama per un futuro dei fiumi connotato di pessimismo ed è per questo che le istituzioni a livello locale e nazionale devono assolutamente agire in fretta. Ai cittadini il dovere morale di vigilare e stimolare la messa in atto di progettualità funzionali all’obiettivo. Va migliorata senza dubbio tutta la rete, occorre una strategia di contenimento dei grandi invasi; vanno ricostruite fasce naturali di boschi e zone umide per attenuare i deficit idrici, serve una riqualificazione intelligente del territorio e una rimodulazione dell’approccio generale dei cittadini nel quotidiano, al fine di evitare sprechi inutili di cui ancora molte persone purtroppo, spesso inconsapevolmente, si macchiano. Una serie di sorprese dal grande valore storico e culturale sono però apparse proprio in concomitanza con questa siccità e abbassamento del livello dei fiumi e dei laghi. Nel mese di marzo erano emersi dai fondali del Po resti di animali risalenti a circa 180mila anni fa mentre un ritrovamento di un mezzo tedesco cingolato ha destato indelebili ricordi del conflitto mondiale. Tra Mantova e Cremona sono addirittura riaffiorate le palafitte di antiche civiltà risalenti all’età del bronzo.
A Bonavigo, in provincia di Verona, l’Adige ha restituito le mura del Castello Morando, costruito nel Xll secolo. A Roma sono emersi i resti del ponte neroniano, un antichissimo ponte che collegava il Campo Marzio con l’antica area del Vaticano. Plastic Free Onlus come sempre non è rimasta con le mani in mano ed ha approfittato dei livelli ai minimi storici dei fiumi e della facilità di accesso a zone prima impossibili da raggiungere per portare numerosi volontari sul campo e ripulire ampi tratti di sponda arginale e di golena. L’obiettivo era recuperare il maggior numero di rifiuti prima che future piene li trascinassero irrimediabilmente verso il mare o li trasportassero e depositassero altrove. Centinaia di chilogrammi di plastica, e non solo, sono stati rimossi nell’area del delta veneto del Po, lungo il Bacchiglione, dal Brenta e dall’Adige, con recuperi di oggetti di materiali diversi vecchi anche di 50 anni e di numerosi ingombranti (frigoriferi, biciclette, motorini, carrelli della spesa, pneumatici) che probabilmente dimoravano in loco da decenni e che senza il nostro intervento avrebbero continuato a deturpare e ad inquinare l’ambiente chissà per quanto tempo ancora. Plastic Free ha a cuore i fiumi e ci tiene a sensibilizzare sull’importanza della loro tutela. Ha già dedicato al fiume Po, nell’aprile del 2021, un evento di pulizia ambientale mai visto prima sul territorio nazionale intitolato “Un Po Prima del Mare” che ha visto la partecipazione di oltre 5000 volontari che si sono dedicati in 50 tappe nelle quattro regioni bagnate dal suo corso. Il bottino finale fu impressionante con gli oltre 70.000 chilogrammi di rifiuti raccolti. C’è bisogno di braccia, cuore e passione, c’è bisogno di tutti.