Un bel Po di rifiuti
“Le nostre recenti campagne di pulizia ambientale nel Delta del grande fiume hanno permesso la raccolta di un’esorbitante quantità di plastica e altri materiali abbandonati. Abbiamo riscontrato una situazione allarmante che è causa primaria anche dell’inquinamento dell’Adriatico”
A cura del coordinatore nazionale di Plastic Free Onlus, Riccardo Mancin
I fiumi sono sempre stati fonte di vita e considerati la culla delle civiltà. Le vie d’acqua dolce hanno sempre catalizzato l’attenzione e l’interesse dei popoli che, nei secoli, hanno trovato in esse la base della propria sopravvivenza e una risorsa primaria per la pesca, il commercio, l’agricoltura e gli allevamenti di bestiame. Nel tempo gli uomini hanno cercato di sfruttare sempre di più i fiumi, insediandosi nelle aree adiacenti fino a costruirvi tutto intorno grandi città, ingabbiandone il corso in argini, talora deviandolo o modificando la morfologia di interi territori con colossali opere di bonifica e idrauliche. I fiumi sono importanti scrigni di biodiversità, dagli equilibri fragili ma essenziali poiché da essi dipende l’ecosistema terrestre e marino e, di conseguenza, tutta la vita su questo pianeta.
Secondo report delle Nazioni Unite, circa 11 milioni le tonnellate di plastica finiscono annualmente nei nostri mari
Da un paio di decenni a questa parte da portatori di vita si sono trasformati però in portatori di morte: ben l’80% dei rifiuti che sono presenti nei mari del globo arrivano proprio dai fiumi che, di fatto, loro malgrado sono diventati i principali veicolatori di veleno per il pianeta. Secondo un recente monitoraggio dell’ISPRA (Istituto Per la Protezione e la Ricerca Ambientale) l’85% dei rifiuti presenti nei fiumi italiani sono di materiale plastico.
Il rimanente è suddiviso tra carta e metalli mentre la maggior parte di essi deriva da attività legate alla produzione e consumo di alimenti, anche se per molti oggetti non è stato possibile identificarne l’uso originale a causa della dimensione notevolmente ridotta dei frammenti individuati. Un report delle Nazioni Unite dice che sono circa 11 milioni le tonnellate di plastica che finiscono annualmente nei nostri mari, una quantità che si prevede possa quasi triplicare entro il 2040, con un costo per l’economia che si stima in svariati miliardi di euro ed un impatto devastante su tutti settori, in particolare sulla fauna e la salute umana. Il nostro Paese si attesta al secondo posto del podio non invidiabile tra le nazioni che inquinano di più il Mediterraneo, dopo l’Egitto: circa il 15% della plastica riversata in acqua infatti proviene proprio dalla nostra penisola. E’ forse un dato scontato ma importante da sottolineare il fatto che questi rifiuti siano provenienti da abbandoni che avvengono ben più a monte dei litorali nelle aree urbane che i fiumi attraversano, con la concentrazione più grande di materiale che si trova quasi sempre nelle anse o nelle zone golenali ma anche nelle foci, ossia nella parte terminale. Proprio nel delta veneto del Po, all’arrivo del fiume più lungo d’Italia che in quella zona disegna il territorio con i suoi molteplici rami, questa situazione disastrosa si palesa in tutta la sua devastante realtà. Le rive e le sponde sono costellate di rifiuti: un mix di oggetti che arrivano da lontano portati dalla corrente o vengono gettati più localmente magari per eludere la differenziata domestica, finendo spesso triturati in mille pezzi a causa di gestioni sciagurate degli sfalci effettuati in occasione delle manutenzioni ordinarie delle arginature.
Tutti i volontari che hanno partecipato alle iniziative sono rimasti scioccati dalla quantità di rifiuti che sono stati raccolti
Come attivista ancor prima che coordinatore nazionale di Plastic Free Onlus, vivendo in questo bellissimo ma fragile territorio ho sempre cercato di sensibilizzare organizzando appuntamenti di pulizia ambientale, specialmente sulle spiagge. Quest’anno però ho deciso di accendere l’attenzione sul fiume, dedicando nei mesi invernali alcuni interventi in contesti che definirei apocalittici nei quali, grazie all’impegno di decine di volontari, sono stati rimossi da un’area ridotta quasi 20 tonnellate di plastica e rifiuti. Il risultato finale è stato talmente eclatante che ha portato ai ringraziamenti pubblici del presidente regionale Luca Zaia e ad attirare l’attenzione della nota trasmissione Geo che ha realizzato un servizio in diretta dal Delta proprio per parlare di questo tema e della perseveranza di Plastic Free. Tutti i volontari che hanno partecipato alle iniziative sono rimasti scioccati dalla quantità di rifiuti presente e si sono detti sconvolti da numeri che denotano i contorni di una vera e propria catastrofe ambientale. La domanda sorge spontanea: cosa si può fare per risolvere la questione? In primis possono iniziare i cittadini a dare il buon esempio, aggregandosi alle iniziative di Plastic Free e raccogliendo un rifiuto disperso ma anche cominciando a ridurre l’abuso del monouso nel quotidiano con acquisti e scelte intelligenti e responsabili, maggiormente consapevoli. E’ molto importante acquistare meno imballaggi poiché ciò significa ridurre la produzione di rifiuti. E’ altresì auspicabile differenziare di più e meglio, smaltendo correttamente i materiali, facendosi aiutare anche da comode app informative ormai alla portata di tutti i possessori di un cellulare. Le istituzioni possono e devono però svolgere un ruolo primario in questo ambito, sorvegliando di più il territorio anche con l’ausilio della moderna tecnologia, monitorando al fine di reprimere abbandoni criminali, sanzionando e colpendo i responsabili di ecoreati con pene severe ed esemplari. E’ essenziale anche investire su campagne di comunicazione dedicate anche mediatiche oltre a una programmazione più uniforme e capillare in ambito di educazione ambientale destinata ai giovani e agli adulti. Infine ultimo, non per importanza, è essenziale concentrare sforzi e canalizzare risorse per tecnologie di contenimento che fermino la corsa dei rifiuti verso il mare. Plastic Free è come sempre in prima linea su tutti i fronti perché un’attenzione e un impegno costante oggi ci permetteranno di avere ancora un futuro domani.