L’agricoltura padovana ha perso 250 aziende nel corso del 2023
Anche alcune colture sono in arretramento, la soia è il prodotto più coltivato mentre il frumento tenero fa di Padova la provincia più produttiva in Veneto, con 27.400 ettari coltivati
L’agricoltura è da sempre stata una delle attività principali della provincia di Padova, ricca di fertile territorio e tradizioni agricole radicate nel tempo. Può contare su colture storiche e radicate come i cereali, in primis il mais, la frutta e le verdure, ma anche la viticoltura ha un ruolo importante, con la produzione di vini di alta qualità. Tuttavia negli ultimi anni, l’agricoltura padovana si è trovata ad affrontare nuove sfide legate principalmente alla globalizzazione e alla concorrenza dei mercati internazionali.
Il settore agricolo è infatti sempre più esposto alla competizione da parte di grandi gruppi agroalimentari che spesso riescono a proporre prodotti a prezzi più convenienti grazie alle economie di scala. Non da meno pesa, per lo sviluppo del settore, il cambiamento climatico, che ogni anno si manifesta con fenomeni sempre più estremi, talvolta – come lo scorso anno – alternando nel giro di pochi giorni la siccità con piogge torrenziali e ondate di calore che influenzano negativamente le colture. Oltre alle sfide legate alla globalizzazione e ai cambiamenti climatici, il territorio padovano si trova anche ad affrontare problemi interni legati alla gestione delle risorse naturali e alla salvaguardia dell’ambiente.
Il mais perde il primato della coltivazione più diffusa scendendo dai 30.800 ettari del 2022 ai 23.700 dello scorso anno
Tutto questo rischia di pesare parecchio sull’intero settore primario, la provincia di Padova lo scorso anno ha pagato il prezzo più alto in termini di chiusure di aziende, ben 250, che oggi assestano il totale di imprese agricole a quota 10.828, ma anche alcune colture segnano un progressivo arretramento. Secondo i dati di Veneto Agricoltura, è sempre la soia la coltura più diffusa nella provincia di Padova, con 30.750 ettari coltivati nonostante il calo del 9,1% rispetto all’anno precedente.
A garantirne la semina anche per questo 2024 sono le rese economiche, in aumento del 48%, con una previsione di fatturato superiore ai 40 milioni di euro. Dall’altra parte, il mais perde il primato della coltivazione più diffusa scendendo dai 30.800 ettari del 2022 ai 23.700 dello scorso anno (-23,3%), con un fatturato di appena 60 milioni di euro. Altre colture in calo sono quelle delle patate (-23,8%) e delle pere (-17,9%). C’è però anche una nota positiva: il frumento tenero fa di Padova la provincia più produttiva in Veneto, con 27.400 ettari coltivati (+32,6% rispetto al 2022) e un fatturato previsto di oltre 56 milioni di euro. Anche il frumento duro e l’orzo evidenziano un incremento delle superfici coltivate, mentre la barbabietola vede una resa cresciuta del 47% e una estensione su 1.060 ettari nel 2023. Altri settori evidenziano una crescita, come il girasole (+51%) e la colza che raddoppia la superficie coltivata. L’avicoltura torna in territorio positivo, mentre la produzione di carne bovina e suina registra una diminuzione.
L’agricoltura padovana, dunque, si trova di fronte a sfide e opportunità, con la necessità di continuare a lottare per garantire un futuro sostenibile e prospero per gli agricoltori della provincia. La collaborazione tra istituzioni, produttori e consumatori è fondamentale per superare le difficoltà e promuovere un settore che possa affrontare con serenità le sfide del futuro.