Cinque vini regionali che hanno in comune la sincerità
Verso la fine dell’estate è il momento d’oro per chi ama l’uva! È la stagione dei profumi complessi, come quelli del mosto fresco, e dei sapori più ricchi che accendono i ricordi; torna la voglia di rivedere i vecchi amici che, nella stagione delle vacanze, si erano un po’ persi di vista, e di raccontarsi ogni cosa. Sta per arrivare il tempo delle tavolate negli agriturismi e nelle taverne, con i caminetti accesi e lunghe chiacchierate. In tavola non può mancare un compagno sincero: e questo è il vino che, in queste pagine, andiamo cercando…
Il bianco (Soave – Vr)
Soave Calvarino Pieropan, struttura al palato e complessità nei profumi
Le radici di una delle più importanti aziende vitivinicole venete, la Pieropan di Soave, affondano in un appezzamento di terreno difficile da lavorare e tortuoso, tanto da ispirarsi nel nome all’evangelico monte di Gerusalemme: è il Calvarino. Fu acquistato dall’azienda a inizio Novecento nel cuore della zona classica del Soave, dove la natura del terreno è ricca di argilla e tufi basaltici. Qui si coltivano viti che hanno dai 30 ai 60 anni, Trebbiano di Soave ma soprattutto Garganega: dal 1971, quando ne uscì la prima etichetta, è uno dei cru che rappresenta l’anima tradizionale del Soave. Vendemmia solo a mano e con più passaggi in vigna per selezionare i grappoli maturi, affinamento per un anno a contatto con le fecce fini: se ne ricavano struttura al palato e complessità nei profumi che valgono bene il prezzo, in fondo non troppo elevato. Perfetto come aperitivo.
Il profumato (Gambellara – Vi)
Garganega Menti, classico, bianco e secco: profumi floreali e fruttati
I fratelli Michela e Nicola Menti, assieme al padre Agostino, sono gli eredi di una famiglia che produce vino a Montebello Vicentino da due secoli e mezzo. A loro piace continuare la tradizione e fare prodotti che valorizzano l’uva autoctona della zona, la Garganega, che producono in tutte le “salse”, principalmente Doc Gambellara. Ce n’è per il pasto completo: dall’Insolito che matura sui lieviti e si fa preferire come aperitivo, al frizzante Bocciolo per gli antipasti, al classico Rivalonga per il pesce fino al Recioto passito, il Mens, per il dessert. E poi vari altri. Noi rimaniamo al classico, bianco e secco, che coinvolge con i profumi floreali e fruttati e avvolge il palato con buona morbidezza. Non manca il retrogusto amarognolo, tipico della Garganega. Da bere non troppo freddo, può ben accompagnare il re… il baccalà alla vicentina!
Il rosso (Rovolon – Pd)
“Vin Bastardo” I Reassi, in realtà schietto come un amico
Nasce dalla collaborazione con l’Istituto sperimentale per la Viticoltura di Conegliano e Veneto Agricoltura, con l’intento di recuperare e valorizzare antiche varietà viticole, l’originale “Vin Bastardo” dell’azienda di Francesca Callegaro, I Reassi, a Carbonara di Rovolon (Pd). Il risultato è sorprendente, e chi ama un vino “che sappia parlare” non può farselo scappare: un cibo, più che un nettare, che riporta ai tempi passati, sapori che non vanno più di moda ma che allo stesso tempo offrono schiettezza e soddisfazione al palato. Non è un vino grezzo, a dispetto del nome (che viene dalla varietà predominante, la Marzemina nera bastarda, cui si aggiungono Corvina e Turchetta); piuttosto, è sincero come un amico e tale anche lui vorrebbe essere. Degustare sopra i 16 °C, perfetto in autunno quando gli amici vengono a trovarvi a metà pomeriggio.
La sorpresa (Pinzano al Tagliamento – Pn)
Pecol Ros della cantina Bulfon, un friulano delle Colline Occidentali
La cantina di Emilio Bulfon (www.bulfon.it) è un museo dell’enologia. Si trova a Valeriano, frazione di Pinzano al Tagliamento (Pordenone), è ha un obiettivo: la riscoperta e il recupero degli antichi vitigni friulani coltivati per secoli sulle colline del Friuli Occidentale. Moscato rosa, Cordenossa, Cjanoòrie, Sciaglin, Forgiarin, Cividin, Ucelut, Piculit Neri… sono i nomi di uve e vini che troverete solo qui, o quasi. Tutti da assaggiare e riscoprire. Difficile consigliarne uno: proviamo. Il Pecol Ros, uvaggio tra Refosco e alcune delle uve a bacca rossa sopra nominate. Profuma di frutti di bosco ed è strutturato, dal gusto secco e tannico ma non troppo. Può maturare qualche anno, meglio non molti, e va degustato a 16-18°C. Un vino che non portà non sorprendere i vostri commensali. Chiudere la serata con il Moscato rosa e una crostata di frutta fresca.
La tradizione (Salgareda – Tv)
Piave Malanotte della cantina Traverso, corposo quanto vellutato al palato
Chiudiamo questa breve rassegna di vini sinceri con un “must”, il Piave Malanotte, un vino che da qualche anno ha ottenuto la Docg. Quello della famiglia Ornella Molon Traverso, ad esempio: l’azienda fu creata nel 1982 dalla passione di due imprenditori. A base di Raboso del Piave, il loro Malanotte beneficia di estrema cura: dal diradamento “verde” dei grappoli per garantire la qualità dei rimanenti, vendemmia manuale, appassimento di una parte delle uve in fruttaio per 45 giorni. La fermentazione malolattica che si protrae in botti di rovere fino alla fine della primavera dona morbidezza al vino, che dopo 24 mesi di barrique ne fa un altro in botte e uno in bottiglia. Esce di colore cupo e profumi complessi, dal cacao alla prugna, corposo quanto vellutato al palato. Servire a 18°C e più, accompagnandolo con piatti di carne elaborata.