Un mondo antico, letteralmente “pietrificato”
I fossili dei Colli Euganei rappresentano preziose testimonianze che consentono di ricostruire gli ambienti del passato
Articolo di Franco Colombara
I Colli Euganei si sono formati in seguito ad una serie di processi vulcanici verificatesi nel fondo del mare, tra l’Eocene superiore e l’Oligocene inferiore, circa tra 35 e 33 milioni di anni dal presente. Per un tempo lunghissimo, prima delle eruzioni, nel fondo dell’antico mare euganeo si erano depositati potenti strati di fanghi calcarei che in seguito a complessi processi fisici e chimici si sono trasformati in rocce compatte.
Le rocce di questo tipo sono le rocce sedimentarie e frequentemente conservano i resti fossili degli organismi, animali e vegetali, che vivevano nel mare e negli ambienti limitrofi, quando si depositarono i sedimenti. Le strutture scheletriche degli animali, come ossa, denti, conchiglie, i gusci dei ricci di mare e i resti di piante continentali portati al largo nel mare dalle correnti marine, si sono conservati nei sedimenti e quindi, subendo anch’essi trasformazioni chimico fisiche, si ritrovano nelle rocce.
I fossili rappresentano preziose testimonianze, che consentono in una certa misura di ricostruire gli ambienti del passato e, più in generale, la storia della vita nel nostro pianeta.
In Località Cava Bomba e e Villa di Teolo sono stati rinvenuti fossili di pesci e piante di ambiente continentale
Le rocce sedimentarie dei Colli Euganei sono state inarcate, dislocate e variamente lacerate dalle eruzioni vulcaniche. Successivamente all’emersione dei Colli dal mare, sono state aggredite dai processi erosivi in misura maggiore delle rocce vulcaniche, che sono generalmente molto più resistenti.
Attualmente le rocce sedimentarie euganee costituiscono generalmente lo zoccolo calcareo dei corpi eruttivi e sono limitate ad una fascia altitudinale non molto elevata.
Le rocce più antiche affioranti nei Colli sono della formazione del Rosso Ammonitico; tale formazione è diffusamente rappresentata nel Veneto e comprende i ben noti marmi veronesi e quelli dell’Altopiano dei Sette Comuni.
Nei Colli Euganei il Rosso Ammonitico affiora soltanto nella valle di Fontanafredda, nei monti Resino e Partizzon. Si presenta come un calcare nodulare grigio o rossastro, fino a violaceo, di età giurassica superiore (ca 150 milioni di anni dal presente). Contiene frequenti resti di ammoniti, che sono cefalopodi estinti, simili agli attuali Nautilus della regione indopacifica.
Al tetto del Rosso Ammonitico è presente un calcare bianco ben stratificato, a grana molto fine e contenente lenti e arnioni di selce. Classicamente questa formazione rocciosa in Veneto era denominata Biancone, ma recentemente gli specialisti hanno istituito il termine Maiolica per unificare la terminologia con rocce identiche presenti nel bacino Lombardo. L’età della Maiolica si estende dal Giurese superiore a tutto il Cretaceo inferiore, circa da 150 a 90 milioni di anni dal presente.
I fossili della Maiolica sono alquanto rari, ma localmente sono presenti interessanti faune marine costituite principalmente da ammoniti, di specie diverse da quelle che si rinvengono nel Rosso Ammonitico. Le località di rinvenimento sono il Monte Vignola presso Teolo, la valle di Fontanafredda, Valnogaredo.
Alla sommità della Maiolica, nelle località di Cava Bomba a Cinto e Villa di Teolo, sono presenti livelli argilloso-bituminosi nerastri, di pochi metri di spessore, che hanno restituito una ricca fauna di pesci fossili e piante di ambiente continentale. Questi strati costituiscono il cosiddetto Livello Bonarelli, una peculiare struttura geologica particolarmente studiata negli ultimi decenni.
In successione stratigrafica, alla Maiolica segue la formazione della Scaglia Rossa, costituita da calcari selciferi a grana fine, più o meno marnosi, di colore rossiccio, biancastro o rosso mattone.
La colorazione rossa deriva dalla dispersione di ossidi di ferro nella massa calcarea. Il termine scaglia deriva dall’attitudine di questa roccia a lasciarsi suddividere in frammenti piatti di piccole dimensioni. L’età della Scaglia Rossa è generalmente cretacea superiore, da circa 90 a 65 milioni di anni dal presente, ma può sconfinare fino all’Eocene inferiore (ca 55 milioni di anni).
I calcari della Scaglia Rossa da sempre sono stati scavati per la produzione di calce in modesti punti di scavo nei pressi delle fornaci, ma a partire dagli anni sessanta l’attività estrattiva è stata fortemente incrementata per alimentare i grandi cementifici di Este e Monselice. Le grandi cave aperte nella formazione calcarea della Scaglia hanno portato alla luce diversi fossili marini, recuperati grazie alla passione dei cercatori dilettanti di fossili.
Un reperto di grande interesse è un dente completo di Mosasauro, un enorme rettile vissuto 65 milioni d’anni fa
Con la realizzazione negli anni ottanta del museo geopaleontologico di Cava Bomba a Cinto Euganeo, grazie alla sensibilità della gran parte dei ricercatori dilettanti, una cospicua mole di fossili euganei confluì nel citato museo, dove sono esposti o costituiscono le collezioni scientifiche di studio.
La fauna fossile della Scaglia è costituita da una grande quantità di varie specie di echinidi o ricci di mare, oltre a varie altre specie di invertebrati marini.
Un reperto di grande interesse è un dente completo appartenente a un Mosasauro, un enorme rettile perfettamente adattato all’ambiente marino, che viveva nei mari del periodo cretaceo. Questo reperto è stato rinvenuto nella grande cava della Cementeria di Monselice, situata nelle pendici settentrionali del Monte Ricco.
Sempre nella citata cava e nella cava Piombà di Baone, nella parte sommitale della Scaglia, sono stati rinvenuti numerosi denti di varie specie di squali.
La formazione rocciosa marina più giovane presente nei Colli è quella delle Marne Euganee; la sua età è compresa tra l’Eocene inferiore e l’Oligocene inferiore, da circa 50 a 30 milioni di anni dal presente. In queste rocce i fossili sono rarissimi, rappresentati da qualche dente di squalo e pochi altri resti di invertebrati marini. Va tuttavia segnalata una flora fossile scoperta nei pressi di Teolo nella metà dell’ottocento, dall’illustre paleontologo padovano barone Achille De Zigno.
Per una esaustiva rassegna sui fossili dei Colli Euganei merita senz’altro una visita il già citato Museo Geopaleontologico Cava Bomba a Cinto Euganeo.
Chi era Achille De Zigno
Achille De Zigno (Padova 1813-1892), fu un geologo e paleontologo di fama internazionale. Pur non avendo lavorato in ambito accademico, le sue ricerche e le sue numerose pubblicazioni rappresentano un prezioso tesoro di dati, interpretazioni e scoperte, che ancora oggi vengono usati ed elaborati nel corso degli studi di stratigrafia e paleontologia, con particolare riguardo alla regione del Triveneto. Perfettamente inserto in ambito internazionale, mantenne rapporti con tutti i principali studiosi europei del suo tempo.