CHIESTO L’INSERIMENTO di 4 PROGETTI nel CIS “Acqua bene comune”

Il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha presentato una serie di misure urgenti. Potranno trovare finanziamento attraverso i fondi Fsc 2021-2027 per un importo che supera i 24 milioni di euro
Lo scorso 15 di settembre il Consorzio di bonifica Adige Euganeo ha presentato le idee progettuali che potranno trovare inserimento all’interno del Contratto Istituzionale di Sviluppo “Acqua bene comune”. Si tratta di una serie di
misure urgenti, rese tali anche dalla grave emergenza idrica che ha caratterizzato la scorsa estate, al quale il ministero per il Sud e la Coesione territoriale ha destinato oltre un miliardo di euro, a valere sui fondi Fsc 2021-
2027 e sui fondi relativi alla perequazione infrastrutturale, perla realizzazione di opere strategiche nel settore dell’acqua. Al compimento di questo grande piano nazionale sono coinvolti tutti gli enti pertinenti alla gestione dell’acqua e del partenariato sociale, i quali hanno avuto la possibilità di proporre progetti per un piano di rilancio
dell’acqua sui 6 ambiti del ciclo: Captazione e accumulo; potabilizzazione; trasporto e distribuzione; fognatura;
depurazione; riutilizzo e restituzione all’ambiente, e ovviamente il monitoraggio degli acquedotti.
Zanato: “Risorse importanti necessarie per risolvere le criticità emerse con intensità durante i mesi di siccità”
Opere che saranno complementari al grande disegno messo in campo dal Pnrr sul tema ‘acqua’, con investimenti per oltre 4 miliardi di euro. Per questo le proposte saranno esaminate dall’Agenzia e da Invitalia tenendo conto di specifici criteri di eleggibilità: coerenza con la pianificazione di settore; cantierabilità, da intendersi come tempi stimati per l’effettivo avvio dei lavori; strategicità degli interventi, mediante la valutazione di indicatori di risultato; significatività economica dell’intervento nel senso che ciascun progetto non potrà avere importo inferiore al milione di euro.

Il presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, Michele Zanato
“I progetti che avevamo già nel cassetto e che rispondono a questi requisiti – spiega il presidente del Consorzio di bonifica Adige Euganeo, Michele Zanato – sono 4, per un valore attestato ce supera i 24 milioni di euro.
Si tratta di opere e di interventi di fondamentale importanza sia per la gestione della risorsa acqua, secondo i principi di un maggior efficientamento, sia per contrastare vere e proprie emergenze che stanno caratterizzando
la disponibilità di acqua dolce nel nostro territorio”.
Quest’ultimo, è il caso dello sbarramento antitrusione salina alla foce del Fiume Brenta, nel comune di Chioggia,
un importantissimo inter – v e n t o finalizzato a mettere in sicurezza un territorio di ben 21.500 ettari dalla risalita di acqua marina nell’alveo del fiume. Un fenomeno che purtroppo ogni anno si aggrava, raggiungendo territori sempre più “a monte” dell’asta del Brenta e che quest’anno, proprio per effetto della siccità, ha fatto toccare livelli emergenziali.

Tra le priorità inserite nel CIS “Acqua bene comune” c’è lo sbarramento antitrusione salina alla foce del Fiume Brenta, nel comune
di Chioggia. Un importantissimo intervento finalizzato a mettere in sicurezza un territorio di ben 21.500 ettari dalla risalita di
acqua marina nell’alveo del fiume
“Si tratta di un progetto strategico programmato da anni – continua Zanato – ma che purtroppo è stato fermato per lungo tempo da un ricorso giudiziario. Oggi l’iter per la sua realizzazione può riprendere, ma nel frattempo gli
stanziamenti preventivati nella fase esecutiva non sono più sufficienti per il completamento dell’opera. I prezzi nel frattempo sono lievitati in modo esponenziale. Mancherebbero circa nove milioni e mezzo di euro che potrebbero trovare disponibilità proprio grazie al Contratto Istituzionale di Sviluppo “Acqua bene comune”.
Altro intervento risolutivo per l’ottimizzazione del sistema idrico, in questo caso rivolto all’area compresa tra i comuni di Tribano e di Pernumia, sarebbe la realizzazione di uno sbarramento irriguo nel canale Bagnarolo.
L’area in questione è stata una di quelle che hanno sofferto maggiormente la siccità della scorsa estate, non potendo contare su un regime idrico sufficiente all’alimentazione della rete irrigua nei momenti di crisi. L’intervento permetterebbe invece una serie di collegamenti tra il Canale Altipiano, il Bagnarolo stesso e il LEB che funzionerebbe sia per garantire un maggiore approvvigionamento di risorsa da destinare alle campagne durante i mesi caldi, sia permetterebbe uno sgrondo delle acque meteoriche durante le pesanti precipitazioni. Il costo stimato
d’intervento si aggira attorno ai cinque milioni e mezzo di euro, tenendo conto che, in questo caso, sarebbe necessario produrre anche il progetto esecutivo per l’intervento.
“Il terzo intervento – continua Zanato – riguarda l’estensione per l’automazione delle infrastrutture idrauliche su quasi tutte le aree del comprensorio consortile. Nello specifico si tratta del sistema di telecontrollo da remoto delle idrovore, degli impianti di sollevamento, dei sifoni, delle chiaviche e dei sostegni irrigui che permettono una
gestione per l’accumulo, il trasporto, la distribuzione e il monitoraggio del volume d’invaso all’interno della rete idraulica consortile, sia per finalità irrigue che ambientali. Una funzionalità che permetterebbe all’ente interventi tempestivi, la gestione degli impianti non richiederebbe più l’intervento manuale di un operatore come avviene
ora, e anche i costi d’esercizio dell’Ente ne gioverebbero. La stima economica d’intervento delle opere necessarie è pari a circa due milioni di euro, comprensiva dei lavori, delle spese tecniche per la progettazione, della direzione dei lavori e del supporto amministrativo per la gara d’appalto”.
Sia lo sbarramento sul Brenta che sul Bagnarolo rappresentano risposte decisive
per i due territori caratterizzati da agricoltura d’eccellenza, con prodotti a denominazione IGP come il radicchio e l’asparago
La quarta voce inserita tra le idee progettuali del Contratto Istituzionale di Sviluppo “Acqua bene comune” riguarda
l’ammodernamento delle opere di presa delle derivazioni irrigue sul fiume Adige. Alcuni bacini rivieraschi, infatti, richiedono interventi di ripristino e di ammodernamento alle infrastrutture esistenti, nella fattispecie si tratterebbe dell’installazione di 19 nuovi impianti di sollevamento che andranno ad interessare l’asta del fiume compresa tra il
territorio del comune di Castelbaldo e quello di Anguillara Veneta. I costi d’intervento stimati ammontano in circa 7 milioni e 500 mila euro, anche in questo caso onnicomprensivi delle attività necessarie: dalla progettazione al collaudo degli impianti.
“Il Contratto Istituzionale di Sviluppo ‘Acqua bene comune’ – conclude il Presidente – rappresenta una grande opportunità per il nostro Consorzio, sia perché può includere progettualità non necessariamente allo stato
esecutivo, sia perché mette a disposizioni risorse importanti per risolvere quelle criticità che sono emerse con intensità durante i mesi estivi. Sia lo sbarramento sul Brenta che sul Bagnarolo rappresentano risposte decisive
per i due territori caratterizzati da agricoltura d’eccellenza, con prodotti a denominazione IGP come il radicchio e l’asparago.
Come del resto è importante un veloce ammodernamento delle infrastrutture, per permettere ai Consorzi di rispondere con altrettanta tempestività alle mutate condizioni create dal cambiamento climatico e dalla sempre più ridotta disponibilità di acqua. Entrambe sono sfide da vincere per il futuro delle nostre campagne!