Emergenza per la stagione irrigua
Si profila una nuova stagione irrigua piena di incognite al Consorzio di bonifica Adige Euganeo, la situazione dei corsi d’acqua versa in condizioni gravissime in termini di deflusso e di portate disponibili. In particolare la situazione relativa al fiume Adige, presenta un quadro estremamente preoccupante per le prospettive dell’irrigazione
L’estate è ancora lontana, ma la disponibilità di acqua da destinare alle campagne appare già fortemente compromessa. E’ un quadro che non ha precedenti quello che in questi giorni si sta configurando agli occhi dei tecnici del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo, la situazione generale appare già molto più seria dello scorso anno, quando la forte siccità e le temperature elevate crearono i presupposti alla Regione Veneto per l’emissione di un’Ordinanza che imponeva, ai Consorzi di Bonifica, un contenimento dei prelievi irrigui entro il 70% dei parametri di concessione.
La prescrizione regionale venne emessa il 19 luglio, ossia in piena estate, ma comunque in un periodo della stagione agricola in cui le necessità irrigue, soprattutto per la produzione di cereali, non erano più strettamente vitali per le coltivazioni. Quest’anno, invece, al 13 aprile la valutazione dello stato della risorsa idrica aggiornato dall’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali, ossia l’Ente che fornisce i dati sui quali si basano le stesse ordinanze della Regione Veneto in merito agli usi irrigui dell’acqua, prevede come indicazioni per il breve e medio termine – in mancanza di precipitazioni importanti – di ridurre le portate di concessione dal fiume Adige per l’uso irriguo al 50%, con la possibilità di ulteriori contenimenti per garantire la portata di 60 mc/s a Boara Pisani, nel Rodigino, necessari al prelievo di acqua da parte degli acquedotti.
Le cause
Le principali cause delle limitate disponibilità di risorsa idrica ricadono sulla situazione relativa al fiume Adige, dal quale dipendono in forma esclusiva sia l’approvvigionamento di acqua da parte degli acquedotti sia quella da destinare a scopi irrigui. Le cause dell’attuale condizione sono evidenti e conosciute, e si possono riassumere nella limitata quantità di precipitazioni durante la stagione invernale – nel bacino dell’Adige sono caduti in media 30 millimetri di pioggia ossia la metà della media degli ultimi 30 anni – e nel limitato accumulo di risorsa idrica nivale negli invasi nell’intero bacino montano. La scorta d’acqua disponibile quest’anno è di appena 132 milioni di metri cubi, ossia un terzo delle reali possibilità di raccolta. Situazione ravvisabile anche nell’altalenante portata del fiume registrata in questi mesi a Ponte San Lorenzo, punto idrometro dell’Adige, oscillata tra 133 e i 73 metri cubi di acqua al secondo, ossia con un regime minimo già paurosamente vicino ai 60 mc/s a che di fatto annullano la possibilità di prelievo idrico a scopi irrigui.
Le precauzioni del Consorzio
Gli indirizzi espressi dall’Autorità di bacino distrettuale delle Alpi Orientali – con la dichiarazione dello stato di severità idrica media – legittimano fondate preoccupazioni nel Consorzio di Bonifica Adige Euganeo. Da qui l’esigenza di un incontro urgente con le Associazioni Agricole di categoria, per renderle edotte sia sullo stato dell’emergenza e sia – nel caso di un pronunciamento della Regione veneto, con un’apposita ordinanza – sulla necessità di adozione di un adeguato piano messo a punto dal Tavolo tecnico-istituzionale del fiume Adige. Sono diversi gli scenari sui quali i tecnici dell’Ente stanno lavorando ma – nel permanere della situazione attuale – l’ipotesi più realistica appare quella che prevede periodi di turnazione tra i vari consorzi nell’uso della disponibilità residua delle acque dell’Adige.
Periodi di turnazione nell’uso della acqua in campagna
Infatti, immaginando una portata media di 100 mc/s e dovendo garantire una portata di 60 mc/s per gli usi acquedottistici, la rimanente disponibilità si attesterebbe appena in 40 mc/s da suddividere in 10 mc/s per il canale Conagro; 10 mc/s per il Canale Leb, le cui acque servono per alimentare i corsi del Guà-Frassine-Santa Caterina, del Bagnarolo, del Vigenzone, del Lozzo, del Fratta e del Bisatto servendo quattro provincie, Verona, Vicenza, Padova e Venezia; e 18 mc/s per la rimanete rete irrigua. Tale portata, seppur molto modesta, sarà suddivisa tra i Consorzi di bonifica del bacino dell’Adige – oltre allo stesso Adige Euganeo: il Consorzio di Bonifica Veronese; il Consorzio LEB; il Consorzio Alta Pianura Veneta; Consorzio Adige Po e Consorzio di bonifica Delta del Po – adottando una turnazione che consentirà a ciascun soggetto il prelievo, per un periodo di tempo limitato, indicativamente 10 giorni.
Le modeste quantità e gli esegui periodi in cui l’acqua sarà disponibile mostrano la gravità degli scenari che si stanno configurando all’orizzonte delle nostre campagne nei prossimi mesi, ai quali andrebbe aggiunta anche la grave emergenza incombente sugli habitat e agli ecosistemi sostenuti dall’acqua irrigua, in particolare per la popolazione ittica.
Per questo tra le aspettative attese con urgenza dal Consorzio di Bonifica Adige Euganeo rientra un pronunciamento dalla Regione Veneto, con formali provvedimenti restrittivi, al fine di meglio orientare utenti ed operatori verso la preservazione della risorsa idrica e scongiurare comportamenti arbitrari e situazioni di potenziale conflittualità che potrebbero pregiudicare il raggiungimento del comune obiettivo, dei Consorzi di bonifica, nel fornire il miglior servizio possibile alle aziende del settore primario in questa delicata fase della stagione agricola.