Deficit idrico, il Veneto è in stato di crisi

L’ordinanza n° 70 dello scorso 16 maggio del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, impone a tutti gli enti competenti di risparmiare acqua
Malgrado le piogge delle ultime settimane, il territorio veneto si trova ancora in una condizione di forte deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali, in particolar modo la situazione di carenza di disponibilità idrica nel fiume Adige mette a rischio le disponibilità di acqua destinate all’irrigazione agricola. Un’ordinanza dello scorso 16 maggio a firma del Presiedente della Regione Veneto, infatti, oltre a dichiarare lo stato di crisi ha messo sul “chi va là” tutti gli enti regionali competenti in materia per ridurre il prelievo di acqua. A preoccupare è soprattutto la situazione dell’Adige e dei suoi invasi, dove di solito viene accumulata l’acqua per essere rilasciata durante i periodi siccitosi, in virtù del fatto che le precipitazioni nevose durante l’inverno sono state molto scarse e altrettanto lo sono state quelle piovose durante la primavera. E in casi come questi, lo specifica l’ordinanza, la priorità della Regione è garantire l’approvvigionamento idropotabile, ossia gli acquedotti, soprattutto quelli che si trovano verso la fine dell’asta del grande fiume in quanto sono minacciati dalla risalita del cuneo salino. Il fenomeno si è presentato in tutta la sua gravità durante le settimane di grande magra alla metà di aprile, creando non poche preoccupazioni per l’approvvigionamento alla rete acquedottistica tra il Cavarzerano e il Polesine. Nell’occasione il regime di portata del ume era sceso sotto i 30 metri cubi di acqua al secondo, quando il regime medio si aggira tra i 150 e 200 metri cubi. Dunque, l’imperativo rivolto alle utenze è quello di ridurre del 20% il prelievo dall’Adige come dal Leb, e di conseguenza al Frassine, al Bisatto, al Bagnarolo, al Vigenzone/Cagnola, che da questo dipendono per il mantenimento delle portate, perché l’obbiettivo è quello di risparmiare acqua, compatibilmente con le quantità disponibili, per cercare di non restare senza del tutto durante i periodi siccitosi, nel caso non dovessero verificarsi precipitazioni di rilievo. L’ordinanza incarica pure i consorzi di bonifica di attivarsi presso i propri consorziati con campagne di sensibilizzazione per l’uso accorto della risorsa idrica e rendere consapevoli gli operatori agricoli del possibile rischio di aggravamento del problema nei periodi di più intensa attività irrigua, nel caso la risorsa accumulata nei serbatoi dell’area montana andassero gradualmente esaurendosi.
La buona notizia: Progetto anti Pfas allo stadio preliminare e via libera dal Ministero per i progetti di interconnesione idrica
Il progetto che riguarda il potenziamento della rete idrica, nella zona di Competenza del Consorzio di boni ca Adige Euganeo, che metterebbe al sicuro l’irrigazione dall’uso di acqua inquinata da Pfas verrà presto redatto in forma preliminare. L’idea dell’intervento, nata dal confronto tra i Comuni, la Regione, la Sanità, le associazioni agricole e ovviamente messa a punto dal Consorzio di Boni ca, prevede che canali e canaline destinate a portare l’acqua in campagna vengano alimentate esclusivamente con l’acqua dell’Adige grazie all’estensione del Leb, attraverso un canale sotterraneo da Cologna Veneta a Merlara, e a Sud con la realizzazione di punto di prelievo dall’Adige. A occuparsi della redazione della prima fase progettuale sarà uno studio che lo curerà gratuitamente, una volta che il Consorzio avrà trasmesso tutti i dati necessari. Il che permetterà all’ente di iniziare a cercare quei 20-25 milioni di euro necessari per la realizzazione dell’intervento con il quale potrà essere interamente bypassato il Fratta/Gorzone, fortemente compromesso per la presenza di Pfas, e distribuita in modo migliore l’acqua alla campagna, garantendo il doppio della super cie irrigata con lo stesso consumo di risorsa. È in una fase di attesa, invece, i progetti inerenti a due interconnessioni idrauliche che permetterebbero di scaricare le acque piovane in Adige. I due interventi, infatti, già inseriti nel Repertorio Nazionale per la Difesa del Suolo RENDIS e nel progetto Italia Sicura, stanno per essere inseriti nelle graduatorie che il Ministro sta compilando per assegnarne la priorità. “La realizzazione di questi due interventi sarebbe di fondamentale importanza per il territorio – ha spiegato il presidente del Consorzio, Michele Zanato – in quanto consentirebbe la messa in sicurezza dagli allagamenti un’area vasta 26 mila ettari che comprende i comuni di Ponso, Carceri, Vighizzolo, Piacenza D’Adige, Sant’Urbano, Boara Pisani e Anguilla- ra Veneta”. Attraverso la realizzazione di questi due interventi, le cui immissioni attraverso pompe di sollevamento idrovore verrebbero collocate a Sant’Urbano ed Anguillara Veneta, gli eccessi delle acque piovane che interessano questo territorio verrebbero convogliate di- rettamente in Adige, senza appesantire, come avviene ora, il corso del Fratta/Gorzone.