Auto elettriche e a idrogeno, sostenibili per l’ambiente, ma non per il portafogli
Nel 2035 cesserà la vendita di mezzi con motore termico, ma non è ancora chiaro quale sarà l’alternativa. Oggi la ricerca punta sulle prestazioni, ma il problema vero sono i costi
Il futuro della mobilità su ruote sembra ad un bivio: da una parte le macchine elettriche, dall’altra quelle ad idrogeno perché entro il 2035, lo ha deciso il Parlamento Europeo, la vendita dei veicoli con motore termico cesserà. Tra queste due possibili strade la più “battuta” è quella delle auto a batteria, ma già oggi quella delle auto ad idrogeno promette un futuro migliore, anche perché contiene già delle risposte ai problemi che le auto elettriche hanno evidenziato in questi primi anni: come l’autonomia e i tempi di rifornimento. Un pieno all’auto ad idrogeno potrà durare semplicemente una manciata di minuti, del tutto assimilabili a quelli di benzina e gasolio, a patto però di trovare un distributore. Oggi ce ne sono solo 2 in tutta Italia, di cui uno a Mestre a cui fanno rifornimento i 4 autobus appena sbarcati a Venezia e i pochi altri in servizio al Lido e a Pellestrina. E’ vero che entro il 2026 dovrebbero mettere fuori l’insegna anche altre “pompe” – in Veneto sono previste a Verona, a Paese in provincia di Treviso, a Meolo in provincia di Venezia; a San Bonifacio; a Limena, a Monselice e a San Donà di Piave – ma il loro numero complessivo non supererà le 36, distribuite su tutto il territorio nazionale. Da 2 a 36 il passo potrebbe assomigliare a quello di un gigante, tenendo comunque in conto che non si tratta di iniziativa imprenditoriale ma dei 103 milioni di euro messi a disposizione del Pnrr, e tuttavia paiono un po’ pochini rispetto ai 37 milioni di autovetture, oggi circolanti nel Paese. Immaginarle tutte in fila ai 36 distributori non sembra l’idea di futuro che tutti abbiamo in mente. Sicché le promesse dell’Idrogeno, almeno fino al 2026, si fermano qui.
Dall’altra parte c’è il mercato dell’elettrico, che seppur più evoluto non è ancora decollato. In questo caso sono i costi insieme alla disinformazione a frenarne lo sviluppo: 2 italiani su 3 non hanno notizie corrette sul funzionamento di queste motorizzazioni, né tanto meno sui punti di ricarica e sulla gestione delle auto. Ma se i prossimi 22 anni potrebbero essere un tempo sufficiente per un’evoluzione culturale in tal senso, almeno per conoscere le differenze tra elettrico, ibrido o endotermico, il vero scoglio sono i costi, che già nella fase dell’acquisto e proibitiva. Il Codacons ha messo a confronto i listini di vetture a benzina ed elettriche, riscontrando divergenze che paino inaccessibili da colmare. Per una citycar alimentata a benzina la spesa media, considerando i listini base (quindi senza optional o configurazioni particolari) è compresa oggi tra 14.750 euro e i 16.800 euro; per una utilitaria si spendono dai 16.870 ai 27.300 euro. Per le stesse tipologie di auto, ma con alimentazione elettrica, la spesa si impenna dai 23mila agli oltre 30mila euro per le citycar, e tra 30mila e 37mila euro una utilitaria. Se poi si opta per una vettura di lusso o un’auto sportiva elettrica, i prezzi
possono facilmente raggiungere i 200mila euro. Infatti, dopo un iniziale entusiasmo guidato dagli appassionati dell’auto status symbol, nel corso del 2022 le nuove immatricolazioni sono crollate al 3,7%, contro una media europea del 12,1%. Numeri lontanissimi dalla Norvegia, dove le auto elettriche rappresentano il 79% del mercato (33% in Svezia e 23% in Olanda)”. E nel 2023 la situazione potrà apparire ulteriormente peggiorata, dopo che il Governo ha tolto gli incentivi per il passaggio ai motori sostenibili. Ma al computo dei costi vanno aggiunti anche quelli per il funzionamento: un ‘pieno’ di energia ad un’auto elettrica presso le colonnine installate sul territorio costa oggi in media tra i 19 e i 39 euro, a seconda della velocità di ricarica e del gestore scelto, e consente di percorrere tra i 240 e i 320 km. Un pieno di benzina da 50 litri costa oggi circa 93 euro ma consente di percorrere più del doppio di strada: tra i 650 e i 750 km. Si può anche ricaricare l’auto da casa, ma serviranno in media 10-12 ore per una di piccola cilindrata, e il costo del “pieno” dipenderà dal piano tariffario per la fornitura di energia elettrica. Non è finita, mancano ancora i costi di riparazione che, anche in questo caso, non mostrano nessun vantaggio a favore delle macchine di nuova generazione. Prendendo ad esempio due autovetture della stessa marca (Volkswagen), una alimentata a benzina (Golf MY 2020) e una elettrica (ID.3) che hanno subito danni da impatto frontale, secondo Federcarrozzieri la riparazione della prima ammonta a circa 5.298 euro, mentre per la seconda, a parità di danno, la spesa sale a 7.732 euro, a causa di procedure di riparazione più lunghe e complesse e dei maggiori costi per pezzi di ricambio ed elettronica. Insomma, ad oggi, la sostenibilità ambientale non è suffragata dalla sostenibilità economica. Quindi malgrado oggi il costo di un litro di benzina o gasolio sia equiparabile ad altrettanta quantità di un ottimo Sangiovese o Teroldego, venduti sfusi, rimane comunque favorevole rispetto alle altre proposte della mobilità sostenibile.
Che futuro, dunque, dovremmo aspettarci da qua al 2035? Forse quello che contempla dei sommelier alle stazioni di servizio che prima propongono una piccola degustazione in calice, di benzina o gasolio, e poi procedono con il pieno.