“L’anno vecchio è finito ormai, ma qualcosa ancora qui non va”
Il tema del futuro è il cambiamento. Per uscire dalla pandemia e cercare di porre rimedio ai cambiamenti climatici dovremmo cambiare in forma profonda il nostro stile di vita. Ma siamo pronti?
Mai nella storia tutte le nazioni, più o meno industrializzate, hanno collaborato come nel tempo del Covid. Chi con laboratori, chi con macchinari, chi con personale, con l’obiettivo di debellare il nemico comune! Neanche l’epidemia di AIDS ha fatto tanto! Quando si investono miliardi e risorse umane quasi illimitate, è chiaro che i tempi si accorciano notevolmente! Ed è questo sforzo immane che dobbiamo ringraziare se possiamo oggi vedere la luce fuori dal tunnel! Siamo quasi a fine 2021, i vaccini non sono più una novità, e ci stanno permettendo di tornare alla vita “normale”.
Cosa c’è dentro il vaccino? Hanno usato feti abortiti? Il microchip per il 5G? Ci schederanno tutti?
Non tutti però sono d’accordo. L’anno scorso tutti, e dico davvero tutti, invocavano il vaccino. Ora che i vaccini li abbiamo, la gente va comunque nelle piazze a protestare: come mai li hanno fatti così velocemente questi vaccini? Cosa c’è dentro? Hanno usato feti abortiti? Hanno messo dentro i microchip per il 5G? Saremo tutti schedati una volta vaccinati? Tranquilli! Siamo già tutti schedati avendo un account Facebook! Il vaccino dovrebbe essere l’ultimo dei vostri problemi, amici! Su Facebook scrivete vita, morte e miracoli: da dove avete studiato, se l’avete fatto, perché ci sono anche quelli che scrivono “Diplomato presso me stesso”, a dove avete mangiato la pizza lo scorso weekend. E poi, con i “Mi piace”, vi schedate già da soli.
Oggi, chiunque si incontri per strada che non abbia ancora fatto il vaccino, ha dimenticato il lockdown. I No Vax sostengono il proprio diritto alla libertà rifiutando il vaccino: ci sta, a patto che non diventi un untore e che, qualora ti ammali, ti paghi i quasi 2000 euro al giorno di ospedalizzazione. Perché una cura a disposizione ce l’avevi. Sei libero di pagare, se ti ammali. Come già sta succedendo in altri paesi del mondo.
Paradossalmente, sembra che il Covid-19 abbia peggiorato la gente. Sono aumentati gli egoismi e gli egocentrismi, tutto ciò che conta è la propria persona. Degli altri, chissenefrega. Il bene collettivo è un optional, basta che non intacchi i nostri interessi personali.
E in questo contesto, nelle scorse settimane sono stati organizzati prima il G20 a Roma e poi il COP26 a Glasgow (summit incentrato sulla crisi climatica). Possiamo ravvisare delle similitudini tra il COVID-19 e i cambiamenti climatici? Sì, a mio parere. Entrambi richiedono delle modifiche ai nostri stili di vita e alle “libertà” che tanto invochiamo. Entrambi sono avversati da persone con scarse conoscenze scientifiche: chi sostiene che il Covid sia tutto un complotto dei governi e delle big-pharma, chi sostiene che i cambiamenti climatici non sono un problema e che quindi possiamo continuare a inquinare come se non ci fosse un domani.
Lasciare il popolo di decidere magari con referendum, su cose che non capisce o che gli sono state spiegate male, non è democrazia
In sostanza per contrastare pandemia, cambiamento climatico e consumismo occorrono prese di posizione dei governi che dettino le linee da intrapendere. Certo che i governanti devono coinvolgere il mondo scientifico nelle decisioni da intrapendere e farlo rapidamente. Lasciare il popolo di decidere magari con referendum, su cose che non capisce o che gli sono state spiegate male, non è democrazia. Tutto queste considerazioni sono scaturite da alcuni imput succeduti proprio dopo il summit del G20. Ho seguito alcune interviste e letto qualcosa in merito agli argomenti affrontati.
Per esempio Naomi Klein da tempo denuncia che il capitalismo non è più sostenibile. Anzi, cito testualmente: Ameno di cambiamenti radicali nel modo in cui la popolazione mondiale vive, produce e gestisce le proprie attività economiche – con i consumi e le emissioni aumentati vertiginosamente – non c’è modo di evitare il peggio. Cosa fare allora? Il messaggio è dirompente: si è perso talmente tanto tempo nello stallo politico del decidere di non decidere, che se oggi volessimo davvero salvarci dal peggio dovremmo affrontare tagli così significativi alle emissioni da mettere in discussione la logica fondamentale della nostra economia: la crescita del PIL come priorità assoluta. “Non abbiamo intrapreso le azioni necessarie a ridurre le emissioni perché questo sarebbe sostanzialmente in conflitto con il capitalismo deregolamentato, ossia con l’ideologia imperante nel periodo in cui cercavamo di trovare una via d’uscita alla crisi”.
Cambiare il nostro modo di vivere vuol dire rinunciare a personalismi, egoismi ed egocentrismi
Un altro autore che si cimenta nel tentativo di modificare le abitudini di vita è Stefano Bartolini, docente di Economia Politica presso l’Università di Siena. Nel suo libro, Ecologia della felicità, egli sostiene che possedere non rende felici. Possesso di beni materiali e crescita non possono più essere sostenibili e sostenuti. Occorre un cambiamento, una transizione ecologica che può migliorare anche i postumi della pandemia. Secondo Bartolini, il punto chiave è la condivisione delle relazioni. Cambiare il nostro modo di vivere vuol dire rinunciare a personalismi, egoismi ed egocentrismi. Eliminare le disuguaglianze e assicurare l’energia per tutti gli abitanti del pianeta. Contrastare la solitudine, che sta diventando un problema di massa, in quanto rende il denaro (i soldi) necessari così da alimetare un circolo vizioso. La solidarietà è gratis mentre case di riposo, baby sitter e badanti sono a pagamento. Allora occorre una presa di coscienza che il cambiamento è un imperativo, perché non abbiamo ancora iniziato a contrastare gli sprechi, l’ipocrisia, l’ignoranza. Non abbiamo ridotto i riscaldamenti, non abbiamo ridotto le lampadine, non abbiamo ridotto l’uso dell’automobile. Forse non siamo ancora pronti ad acquistare solo alberi di natale sintetici oppure adirittura farne a meno. Siamo ancora nell’era del bla bla bla bla. Aspettiamo che siano gli altri a muonersi per primi.