Non piove da troppo tempo, è emergenza
In pochi mesi il 2022 si è già guadagnato un posto di rilievo tra gli anni più “bollenti” mai registrati sul pianeta. Al caldo si aggiunge la siccità e la prospettiva di risposte importanti soprattutto dal mondo dell’agricoltura
Il 2022 si classifica fino ad ora al quinto posto tra gli anni più caldi mai registrati sul pianeta. In Italia gli anni più bollenti negli ultimi due secoli si concentrano nell’ultimo decennio a causa soprattutto dei cambiamenti climatici. Il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.
Se lo scorso anno a penalizzare l’agricoltura veneta sono state le gelate tardive di aprile, quest’anno il problema riguarda la siccità. I primi tre mesi dell’anno
sono stati senza precipitazioni e le sporadiche piogge di aprile e marzo non hanno compensato il deficit idrico nel quale versano le campagne venete. Una
situazione in costante evoluzione legata a un clima sempre più tropicalizzato.
Il ripetersi di eventi estremi è costato all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio, tra perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture
Una situazione che ai primi di maggio aveva portato il presidente del Veneto, Luca Zaia, a dichiarare lo stato di crisi idrica firmando un’ordinanza e inviandola anche al Presidente del Consiglio Mario Draghi, affinché estendesse lo stato di emergenza. Richiesta che, tutta via, è stata rifiutata dalla Protezione Civile, poiché la situazione è stata ritenuta “trattabile” attraverso le misure ordinarie. Ma oggi la situazione è ben più grave.
Tant’è che il territorio veneto presenta una condizione di deficit idrico generalizzato rispetto ai valori medi stagionali. Piogge praticamente assenti nell’ultimo semestre, depositi di neve sempre più ridotti e portate delle maggiori aste fluviali con trend negativo. È evidente la necessità di iniziare ad utilizzare l’acqua in maniera parsimoniosa, limitandone il consumo al minimo indispensabile.
Il problema della mancanza di acqua riguarda tutto il Nord Italia. Per la nostra regione è molto importante trovare una soluzione con le Province Autonome di Trento e di Bolzano per cercare una soluzione nella gestione dell’acqua dell’Adige necessaria per l’irrigazione di una parte significativa delle campagne regionali.
Una situazione difficile a cui devono far fronte anche i Consorzi di Bonifica che sono impegnati nel sensibilizzare il settore agricolo sull’attuale scenario di criticità. “Stiamo invitando gli agricoltori a utilizzare software per il consiglio irriguo – spiega il presidente di ANBI Veneto, Francesco Cazzaro – tra i quali Irriframe, sistema messo a disposizione da ANBI, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue e previsto tra le misure del Piano di Sviluppo Rurale Veneto.
I primi tre mesi dell’anno sono stati senza precipitazioni, le sporadiche piogge di aprile e marzo non hanno compensato il deficit idrico nel quale versano le campagne venete
È comunque surreale che in una regione tradizionalmente caratterizzata da precipitazioni intense come il Veneto, 6 miliardi di euro di pro duzione agricola siano a rischio perché le piogge si concentrano in determinati periodi e non scendono quando servono alle campagne. È evidente che non possiamo più perdere neanche una goccia di pioggia e che è necessario avviare un piano per la realizzazione di bacini di invaso per lo stoccaggio dell’acqua”.
Per risparmiare l’acqua, aumentare la capacità di irrigazione e incrementare la disponibilità di cibo per le famiglie, Coldiretti ha elaborato e proposto insieme ad ANBI Veneto un progetto concreto per un intervento strutturale reso necessario dai cambiamenti climatici caratterizzati dall’alternarsi di precipitazioni violente a lunghi periodi di assenza di acqua, lungo tutto il territorio nazionale. Il progetto prevede la realizzazione di una rete di piccoli invasi con basso impatto paesaggistico e diffusi sul territorio, privilegiando il completamento e il recupero di strutture già presenti. L’idea è di realizzare laghetti, senza uso di cemento e in equilibrio con
i territori, che conservano l’acqua per distribuirla in modo razionale ai cittadini, all’industria e all’agricoltura, con una ricaduta importante sull’ambiente e sull’occupazione.
Una notizia positiva riguarda il rinvio dell’applicazione del deflusso ecologico.
Lo scorso 10 maggio, il Senato ha approvato un emendamento che dispone il rinvio dell’applicazione dei criteri restrittivi sull’utilizzo delle acque ad uso irriguo, mediante un prolungamento della fase di sperimentazione a cura delle autorità di distretto idrografico fino a dicembre 2024.
“Fin dalla scorsa primavera, in tempi assai diversi dagli attuali – spiega il presidente dell’ANBI nazionale, Francesco Vincenzi – avevamo richiamato l’attenzione sulla necessità di rinviare l’applicazione della normativa comunitaria sul Deflusso Ecologico, perché i parametri previsti, limitando le disponibilità idriche sul territorio, avrebbero pregiudicato l’equilibrio agricolo ed ambientale di ampie zone del Paese; poi l’emergenza bellica e la necessità di incrementare l’autosufficienza alimentare in una difficile contingenza climatica ne hanno esaltato l’urgenza, cui le forze politiche hanno saputo rispondere in maniera unitaria.
6 miliardi di euro di produzione agricola veneta sono a rischio. Intanto il Senato ha rinviato al 2024 l’adozione del Deflusso Ecologico, allungandone la fase sperimentale
“È stato raggiunto un obbiettivo importante – aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di ANBI – grazie alla collaborazione di molti, ma di cui possiamo vantare la primogenitura nell’aver segnalato le gravi conseguenze che, anche in campo idroelettrico, avrebbe comportato l’attuazione di provvedimenti attualmente tarati su realtà idriche e territoriali assai diverse delle nostre; questo, pur nel comune interesse per il benessere dei corsi d’acqua. Entro Dicembre 2024 le Autorità di Distretto dovranno completare le sperimentazioni sul Deflusso Ecologico nel rispetto degli obbiettivi fissati dai relativi Piani di Gestione. I Consorzi di bonifica ed irrigazione continueranno ad offrire piena collaborazione, impegnandosi al contempo nel proseguire l’applicazione e la ricerca di soluzioni per l’ottimizzazione
d’uso dell’acqua a servizio dell’agricoltura, che produce cibo”.