Acqua, acqua, acqua … fuochino…fuoco

Inesorabilmente si finisce sempre con l’allontanarsi dagli obiettivi posti attraverso le direttive per la tutela dell’acqua. La siccità di questi mesi accelera la necessità di risposte concrete, ma intanto anche le norme contenute nel Deflusso ecologico slittano al 2024
L’acqua è un bene prezioso e fondamentale, e lo sappiamo tutti. Sappiamo anche che senza acqua la vita non sarebbe possibile, eppure non sembriamo pienamente consapevoli della sua importanza. Quando c’è abbondanza, la sprechiamo; quando scarseggia o viene razionata, andiamo in panico. L’esempio più comodo da usare è la crisi idrica che attualmente stiamo riscontrando in Italia e nel mondo. Eppure di emergenza idrica se ne parla da tempo, risale al 2000 la direttiva della Comunità Europea 2000/60/CE per la gestione delle acque interne, sotterranee, di transizione e costiere al fine di prevenire e ridurre l’inquinamento, promuovere l’utilizzo sostenibile delle risorse, proteggere gli ambienti acquatici, migliorare lo stato degli ecosistemi acquatici e mitigare gli effetti di inondazioni e siccità. Gli obiettivi ambientali, definiti all’articolo 4 della Direttiva Quadro delle Acque promuovono il raggiungimento di una gestione sostenibile delle risorse idriche a lungo termine basata su un elevato livello di protezione degli ambienti acquatici attraverso la prevenzione del deterioramento qualitativo e quantitativo, il miglioramento dello stato delle acque e assicurando un utilizzo sostenibile delle risorse.
L’acqua è il nostro oro blu. Occorre usarla con parsimonia e raziocinio e possibilmente risparmiarla e difenderla il più possibile

Con l’irrigazione di precisione e deficitaria abbinate, si risparmia fino al 30% di acqua mantenendo la qualità e le quantità complessive inalterate
In particolare, l’obiettivo riguardante le acque superficiali della Direttiva Quadro delle Acque, entrato in vigore il 22 dicembre del 2000, indicava l’anno 2015 quale termine temporale entro cui raggiungere il risultato. Il deflusso ecologico (DE) è stato introdotto solo nel 2012, ovvero dodici anni dopo, con il “Piano per la salvaguardia delle risorse idriche europee” e si riferisce al “volume d’acqua necessario affinché un ecosistema acquatico continui a prosperare e a fornire i servizi necessari”, riconoscendo che le caratteristiche di qualità e quantità (sarebbe meglio, in questo caso, parlare anche di durata) di una portata sono intrinsecamente legate all’interno del concetto di buono stato. A distanza di più di vent’anni dall’entrata in vigore della Direttiva Quadro sulle Acque sappiamo che il suo obiettivo è stato raggiunto parzialmente, dal momento che solo il 40% dei corpi idrici superficiali europei versano in un buono stato ecologico. Considerato che più del 50% del volume complessivamente utilizzato in Italia è destinato all’irrigazione (ISTAT, 2019) perché non agire nella direzione di orientare le politiche di tariffazione al risparmio idrico in agricoltura? La necessità di migliorare l’efficienza della distribuzione e dei sistemi irrigui, problema noto e diffuso, è una questione di natura particolarmente tecnica. Tante belle parole, obiettivi importanti ma alla resa dei conti non siamo pronti nonostante la direttiva sul deflusso ecologico dovesse entrare in vigore il 1° gennaio 2022. E’ bastata l’invasione dell’Ucraina per far saltare tutti i buoni propositi e appellarsi all’istituto della deroga. Attualmente, il termine per l’attuazione delle misure del Piano di Gestione 2021 è stato portato al dicembre 2024: entro quella data, però, bisognerà garantire in tutte le derivazioni l’applicazione del deflusso ecologico a valle delle captazioni. Il clima e il cambiamento climatico, sempre più evidente anche nella distribuzione delle piogge, complica notevolmente qualsiasi strumento di regolamentazione per la distribuzione delle acque, sia di irrigazione sia a uso alimentare e domestico.
Il Piano di Gestione 2021 è stato portato al dicembre 2024: entro quella data bisognerà garantire in tutti i corsi d’acqua l’applicazione del deflusso ecologico
I primi a denunciare la difficoltà di applicazione sono stati proprio i Consorzi di Bonifica. Secondo l’ANBI (Associazione Nazionale delle Bonifiche Italiane) il rilascio di acqua per irrigazione è di fondamentale importanza, chiudere i rubinetti in campagna è impensabile. Inoltre questo anticipo d’estate ha cancellato anche le ultime speranze riposte sulle piogge di maggio, utili a riequilibrare il clamoroso deficit idrico invernale, come era accaduto l’anno scorso, quando la prima metà del mese era stata caratterizzata da importanti perturbazioni primaverili, che avevano rimpinguato i corpi idrici del Centro-Nord Italia, tralasciando però il versante adriatico e la Sicilia, destinate a soffrire di siccità fino all’arrivo delle piogge ottobrine. Alla crescente carenza d’acqua si assomma un’altra problematica: dal 31 dicembre 2024 si applicherà in Italia la direttiva acque 2000/60/CE (che doveva entrare in vigore il 1° genneio 2022), che impone limiti più stringenti al prelievo idrico dai fiumi per garantire il deflusso ecologico, a scapito del consumo d’acqua a scopo irriguo. L’attuale normativa UE sul deflusso ecologico priva delle necessarie risorse idriche molte attività produttive, con un impatto socio-economico devastante soprattutto sull’agricoltura.

Il deflusso ecologico (DE) è stato introdotto nel 2012 e si riferisce al “volume d’acqua necessario affinché un ecosistema acquatico continui a prosperare e a fornire i servizi necessari”
Il mantenimento del deflusso ecologico, essendo un’importante misura per assicurare la resilienza dei corpi idrici e la gestione sostenibile delle risorse idriche, non deve essere percepito dagli utilizzatori solo come un limite allo sviluppo della propria attività economica. Si tratta di obiettivi nobili e necessari che vengono imposti dalla UE agli Stati membri che spesso sono molto lenti nell’adottare le direttive emanate. Non è possibile far passare oltre 20 anni prima di accorgersi di non essere ancora pronti e attrezzati per contrastare siccità, cambiamento climatico, salvaguardia delle risorse idriche e dei bacini. Non prendiamocela con gli agricoltori che pagano rette importanti ai rispettivi Consorzi di Bonifica se non hanno ancora acquisito la consapevolezza della situazione. Nel 2016 si accennava alla creazione di Gruppi Operativi che potrebbero essere costituiti con il coinvolgimento di vari soggetti portatori di interesse (aziende agricole, imprese, consulenti, ricercatori, ecc.) e sarebbero finanziati attraverso strumenti di programmazione europea, nazionale e regionale (Horizon 2020, Psr, ecc.).
A distanza di più di vent’anni dall’entrata in vigore della Direttiva Quadro sulle Acque solo il 40% dei fiumi europei versa in un buono stato ecologico
Produrre risparmiando acqua non solo è possibile, ma è anche una necessità, alla luce dei mutamenti climatici. Si è passati dall’aspersione e scorrimento, all’irrigazione a goccia e poi a quella deficitaria. Con l’irrigazione di precisione e deficitaria abbinate, si risparmia fino al 30% di acqua mantenendo la qualità e le quantità complessive inalterate”. Il Green Deal europeo illustra le modalità per rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050 definendo una nuova strategia di crescita sostenibile e inclusiva per stimolare l’economia, migliorare la salute e la qualità della vita delle persone, prendersi cura della natura e non lasciare indietro nessuno. La strategia “Farm to Fork”, al centro del Green Deal, affronta in modo globale le sfide poste dal conseguimento di sistemi alimentari sostenibili, riconoscendo i legami inscindibili tra persone sane, società sane e ambiente sano. La strategia costituisce un approccio globale al valore attribuito alla sostenibilità alimentare, la creazione di un ambiente alimentare favorevole che agevoli la scelta di regimi alimentari sani e sostenibili andrà a vantaggio della salute e della qualità della vita. Al fine di accelerare e facilitare la transizione e garantire che tutti gli alimenti immessi sul mercato dell’UE diventino sempre più sostenibili, la Commissione formulerà una proposta legislativa per un quadro per un sistema alimentare sostenibile entro la fine del 2023. Fin qui il politichese non fa una piega, poi basta un granellino di sabbia nell’ingranaggio e tutto si inceppa.