Dove sono finiti i passeri?

Da uccellino presente in tutte le città e campagne d’Europa è in pratica diventato una specie minacciata: la Passera d’Italia ha subito in Italia un decremento dal 2000 al 2010 del 47%
Fino a pochi anni fa ne vedevi frotte zampettare qua e là a caccia di briciole, oggi sono pressoché scomparsi, non se ne scorgono i nidi e non si ode il caratteristico cinguettio: dove sono finiti i passeri, dove sono le séeghete? In Italia vivono quattro specie di uccelli del genere Passer: sono la Passera oltremontana P. domesticus, diffuso in tutta Europa con la sommità del capo grigiastra, la Passera d’Italia P. italiae con la sommità del capo marroncina tipico del nostro Paese e di poche altre aree, la Passera sarda P. hispaniolensis con il petto pesantemente striato di nero diffusa in Sardegna, Sicilia e in poche altre isolate zone italiane, la Passera mattugia P. montanus, che si distingue per la macchia nera sulle guance ed è l’unica delle quattro dove non è evidente la differenza di piumaggio tra maschi e femmine.

Passera d’Italia femmina e maschio
Da uccellino presente in tutte le città e campagne d’Europa è in pratica diventato una specie minacciata: la Passera d’Italia ha subito in Italia un decremento dal 2000 al 2010 del 47% (-5% di media all’anno). Quando una specie animale molto diffusa diminuisce rapidamente e drasticamente di numero le colpe sono sempre di molti fattori concomitanti. Troppo semplicistico e non scientifico è attribuire la colpa a una sola causa come per esempio alla competizione con altri animali: Gazze, Ghiandaie, Gabbiani reali e Cornacchie grigie non dovrebbero fare grosse differenze con la loro azione predatrice su uova e nidiacei concentrata nei pochi mesi della nidificazione, poiché vi sono migliaia di anni di convivenza ed equilibri raggiunti a meno che questi non vengono alterati da altri fattori. Semplicisticamente si riversa la colpa a questi animali selvatici dimenticandoci invece per esempio quanti uccellini catturino i nostri gatti domestici che non sono in equilibrio naturale: li alimentiamo con cibi ad hoc e, nonostante questo, per soddisfare i loro istinti cacciano lo stesso nidiacei e adulti e non solo nel periodo riproduttivo ma tutto l’anno.

Passera oltremontana e d’Italia
Nel caso dei passeri le “colpe” secondo gli ornitologi sono invece molte e variegate. Non facili da analizzare ma da imputare principalmente alla diminuzione dei siti idonei alla riproduzione, alla diminuzione e depauperamento degli habitat, all’inquinamento e all’uso di prodotti chimici in agricoltura e conseguente diminuzione degli insetti, anello fondamentale nella catena alimentare. Pur essendo prevalentemente granivoro, il passero necessita di molti insetti nel periodo della riproduzione per nutrire i pulcini, con l’aumento dell’uso dei pesticidi e la diminuzione degli insetti (uno studio tedesco ha stabilito che stiamo assistendo a una vera e propria ‘apocalisse degli insetti’) i passeri e in generale gli uccelli dei campi non sanno più come dare da mangiare ai loro piccoli e quei pochi che trovano molte volte si rivelano bocconi avvelenati, mortali. Il problema non è solo italiano ma globale: perché scompaiono gli insetti? Studi recenti puntano l’indice sull’uso degli insetticidi sistemici denominati neonicotinoidi che vengono assorbiti dalle piante ed avvelenano gli insetti che si nutrono di qualsiasi parte delle piante trattate.
Cerchiamo di facilitare la presenza dei passeriformi piantando siepi nei giardini e in campagna affinché possano trovare rifugio per nidificare e difendersi dalle predazioni e cerchiamo di limitare l’uso di sostanze chimiche
Ora è arrivata la conferma di quello che si teorizzava soltanto: i pesticidi sono letali anche per gli uccelli che vivono negli ambienti agricoli. Negli ultimi tre anni è stato registrato un calo preoccupante nelle popolazioni di uccelli che abitano le aree agricole del Vecchio continente, alcune specie sarebbero diminuite del 20 per cento. I neonicotinoidi sono insetticidi di sintesi che dagli anni Novanta hanno vissuto una grande diffusione. Nel 2013 gli insetticidi a base di neonicotinoidi sono stati banditi temporaneamente dall’Unione europea a causa del loro impatto sugli insetti impollinatori e particolarmente sulle api. Un recente studio olandese ha dimostrato che la pericolosità di questi pesticidi si ripercuote anche su altre specie dando vita ad un pericoloso effetto a catena. Sono state prese in esame quindici specie di volatili che si nutrono prevalentemente di insetti e ad alte concentrazioni nell’acqua di neonicotinoidi è stata costantemente associata una flessione delle popolazioni di uccelli monitorate.
Passera sardaSecondo i ricercatori almeno il 95 per cento dei neonicotinoidi utilizzato per le colture contamina l’ambiente circostante, avvelenando gli insetti e di conseguenza gli uccelli che se ne nutrono e che sono particolarmente vulnerabili nel periodo in cui allevano i pulcini. Passeri e Rondini risultano tra gli uccelli più colpiti. La natura prevede meccanismi tanto precisi quanto delicati, se anche solo uno degli ingranaggi venisse manomesso gli effetti potrebbero essere devastanti e ricordiamoci che anche l’uomo fa parte di questo. Cerchiamo quindi di facilitare la presenza dei passeriformi piantando siepi nei giardini e in campagna affinché possano trovare rifugio per nidificare e difendersi dalle predazioni e cerchiamo di limitare l’uso di sostanze chimiche: paradossalmente, molti animali vivono e prosperano meglio nelle città perché meno inquinate da pesticidi.