Il canto degli uccelli, poesia per l’anima

Gli annunciatori dell’arrivo della bella stagione sono proprio i nostri amici alati. I loro canti riempiono l’aria con una grande varietà di suoni che costituiscono un vero e proprio linguaggio
“Quando canta il merlo, siamo fuori dall’inverno” è un proverbio famoso e in effetti il merlo è uno dei primi uccelli che comincia a cantare già da febbraio, preparandosi per la stagione primaverile in cui si riprodurrà. Quando si parla di canto degli uccelli in realtà ci si deve riferire ad una grande varietà di suoni complessi che costituiscono un vero e proprio linguaggio. Ogni suono ha un uso differente, un differente scopo e viene utilizzato in circostanze molto precise.
La modulazione dei canti è resa possibile da un organo particolare chiamato siringe, grande come un pisello, posto alla biforcazione della trachea nei bronchi
Tutto grazie a un organo particolare chiamato siringe, grande come un pisello e posto alla biforcazione della trachea nei bronchi. Alla sua conformazione, che cambia a seconda delle specie, si devono canti e suoni tanto diversi. Ogni tipo di suono ha uno scopo diverso ed è così che gli uccelli, a tutti gli effetti, comunicano tra di loro con richiami che variano in ogni circostanza. Ci sono grida d’allarme, acuti e penetranti udibili a grandi distanze, usati dagli uccelli ogni volta che si sentono minacciati e per avvertire i compagni del pericolo. I richiami dei giovani sono quei piccoli gemiti e cinguettii emessi per attirare l’attenzione degli adulti, a cui spesso si aggiungono lo sbattimento delle ali; non hanno una forte intensità ma possono essere chiaramente sentiti in prossimità di un nido o per qualche tempo dopo che i giovani hanno lasciato il nido.

Lo storno è un uccello simile al merlo ma il canto è molto più stridulo. Simpatico e divertente è invece il modo in cui lo esegue, agitando le ali come i vecchi giocattoli a molla
Quando gli uccelli viaggiano in stormi o quando vogliono chiamarsi l’un l’altro o addirittura dare la notizia di una buona fonte di cibo utilizzano appositi richiami detti di contatto. Infine molti emettono il canto in volo e questo è molto utile per identificare le specie. Gli uccelli prediligono il mattino per dare prova delle loro doti vocali. Cantare all’alba è una tecnica utilizzata dai maschi per dimostrare alle potenziali partner di essere individui sani e pieni di energia. Non c’è da stupirsi: in generale il canto è quasi sempre in stretta relazione con la vita riproduttiva e ne accompagna ogni fase, dal corteggiamento alla difesa del territorio e del nido.
Ogni tipo di suono ha uno scopo diverso ed è così che gli uccelli, a tutti gli effetti, comunicano tra di loro con richiami che variano in ogni circostanza
I canti degli uccelli sono e sono stati ispirazione per varie forme artistiche. Il pittore Claude Monet disse che dipingeva come un uccello cantava. Grieg, Ravel, Prokofiev e Vivaldi, tra gli altri, sono rimasti così colpiti dalle melodie degli uccelli da trasformarle in musica. Beethoven, nella “Sesta Sinfonia “Pastorale” ha inserito l’imitazione del verso dell’usignolo e della quaglia, eseguiti rispettivamente da flauto ed oboe. Sono spesso presenti in letteratura nei racconti di Wilde, nelle fiabe di Andersen e nelle odi di Ovidio. Il merlo è citato dai poeti a cominciare da Dante Alighieri “Io volsi in su l’ardita faccia, gridando a Dio: ‘Omai più non ti temo!’ come fé ’l merlo per bocca bonaccia”. I fischi dei merli trovano posto nelle opere di Pascoli, Carducci, D’Annunzio e rimane indelebile il ricordo del famoso verso di Montale “Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d’orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi”. Lo storno è un uccello simile al merlo ma il canto è molto più stridulo: simpatico e divertente è invece il modo in cui lo esegue, agitando le ali come i vecchi giocattoli a molla di una volta. Lo ricorda Pascoli “Era uno storno, uno stornello in cima del palazzo abbandonato” e ancora Montale “Lo zigzag degli storni sui battifredi nei giorni di battaglia, mie sole ali”.

In cima alle antenne televisive non è raro vedere un piccolo uccellino di colore giallo cantare con voce potente in contrapposizione alle sue minute dimensioni: è il verzellino
In cima alle antenne televisive non è raro vedere un piccolo uccellino di colore giallo cantare con voce potente in contrapposizione alle sue minute dimensioni: è il verzellino. Ama mettersi in mostra nei posti più elevati e il suo canto si mescola con quello di altri come descritto da Giovan Battista Marino “Fan la calandra e ’l verzelin tra loro e ’l capinero e ’l pettiroso un coro”. Curioso è il canto del pettirosso che viene emesso non solo durante il periodo riproduttivo ma anche quando giunge in autunno nei luoghi dove passerà l’inverno per segnalare la presa in possesso della zona ed evitare competizioni con altri per le scarse risorse. “Sui rami nudi il pettirosso saltava, e la lucertola il capino mostrava tra le foglie del fosso” per Pascoli mentre Govoni “Tra le foglie c’è lo scoppiettìo dei bubboli d’un pettirosso”.

Il nome dell’upupa deriva proprio dal suo verso emesso durante il periodo riproduttivo che suona come un cupo hup-hup-hup trisillabico
Infine come non ricordare il canto dell’upupa il cui nome deriva dall’onomatopea latina del verso che soprattutto i maschi sono soliti emettere durante il periodo riproduttivo e che suona come un cupo hup-hup-hup trisillabico. Montale prende le sue difese “Upupa, ilare uccello calunniato dai poeti” poiché Foscolo lo descrive erroneamente come un lugubre uccello notturno e Ovidio l’associa a uno dei miti più sanguinosi. Il modo migliore per imparare a riconoscere gli uccelli anche grazie al loro canto è andare in natura e prepararsi all’ascolto della musica più bella mai realizzata: il coro di un bosco o di un parco cittadino sono una vera sinfonia, specie per chi sa ascoltare anche con il cuore.