L’allodola
Molti scrittori e poeti si sono ispirati a questo piccolo uccello, spesso ritenendolo un vero e proprio messaggero, e ora la progressiva assenza del suo canto nelle nostre campagne rivela i precari equilibri di cui è vittima l’ecosistema
L’allodola, in dialetto lodoea quando è in migrazione e caandra quando nidifica, era uno degli uccelli più comuni delle nostre campagne, ma a causa della caccia e dei problemi legati ai suoi habitat naturali rischia di scomparire per sempre. Piccolo uccello di colore bruno, molto mimetico sul terreno, spesso con piccola cresta sul capo ma da non confondere con la Cappellaccia, altra specie simile, è vivace e riconoscibile, invece, per il suo canto cristallino emesso in volo, specie alle prime luci del giorno. Da sempre ha ispirato gli artisti e proprio per questa sua caratteristica, quasi magica, le sono state dedicate leggende, favole e poemi. Nella mitologia nordica l’Allodola era la custode dei campi e del grano e gli antichi, affascinati dal suo volo rapido e ascensionale, la credevano messaggera degli dei, capace di unire terra e cielo. Anche gli antichi testi indiani indicano l’Allodola come esempio di saggezza e spiritualità: in sanscrito il suo nome significa “colui che canta”.
Nella mitologia nordica l’Allodola era la custode dei campi e del grano e gli antichi, affascinati dal suo volo rapido e ascensionale, la credevano messaggera degli dei, capace di unire terra e cielo
Plutarco narra che l’isola di Lemno era in grave pericolo per un’invasione di cavallette ma le allodole salvarono gli uomini mangiando le uova degli insetti e diven- tando uno dei simboli del bene che sconfigge il male. Nel Medioevo simboleggiava sia Cristo che sale in cielo, sia il monaco che si eleva sugli altri tramite la preghiera. San Francesco parlava con gli uccelli della bellezza del creato e secondo una leggenda raccontata da San Bonaventura di Bagnoregio alla morte del Santo centinaia di allodole volarono sopra la sua casa, nonostante fosse notte inoltrata, per ricambiarlo dell’affetto ricevuto.
Dante nel Paradiso ne descrive il comportamento e i poeti romantici non potevano restare indifferenti allo splendido volo: Shelley le dedica il poema “To a Skylark”. Baudelaire invidiava all’Allodola la capacità di levarsi sopra il mondo e capirne i segreti mentre nella pittura celebre è il quadro di Van Gogh “Campo di grano con allodola”. Tra tutti i poeti, quello più ispirato dal volatile canoro è sicuramente William Shakespeare, definendola la “messaggera dell’alba” e le dedicò uno dei passi più celebri di Romeo e Giulietta. La notte sta per finire, l’alba sorprende i due giovani amanti che, abbracciati, non si vogliono separare: “Il giorno è ancora lontano. È stato l’usignolo, non l’allodola, che ha colpito l’incavo del tuo orecchio ti- moroso. Canta ogni notte, laggiù, su quell’albero di melograno. Credimi, amore, era l’usignolo. No, cara Giulietta, era l’allodola, la messaggera dell’alba”.
Purtroppo è molto “amata” anche dai cacciatori che la uccidono utilizzando cartucce più pesanti delle allodole stesse e spesso ignorando le limitazioni imposte dalla legge. In Europa l’Allodola è diminuita di quasi il 50% e solo in Italia quasi due milioni di allodole sono abbattute ogni anno, molte volte coinvolgendo nella strage specie simili ma protette come la Pispola. Questo in una situazione già drammatica che l’allodola vive, messa in ginocchio dall’agricoltura intensiva che sta privando la specie degli ambienti riproduttivi e delle aree in cui svernare. E così, il canto delizioso dell’allodola si sta trasformando in un grido di dolore, in una richiesta di aiuto. Quale nidificante sul terreno, dipende strettamente da un’attenta gestione del suolo, per riprodursi necessita soltanto di sei settimane scarse: 3-4 giorni per la costruzione del nido, 4-5 giorni per la deposizione delle uova, 11-12 giorni per la cova e 18-20 giorni per l’allevamento dei nidiacei. I pesticidi stanno causando nelle campagne il declino delle popolazioni di volatili e in molti casi si parla di una diminuzione di due terzi degli esemplari. Alcuni studiosi prevedono un declino ancora peggiore per i prossimi anni se non si pongono seri rimedi a questo problema e i dati mostrano che negli ultimi dieci anni dozzine di specie hanno visto ridotto, in maniera esponenziale, i propri esemplari.
Uccelli prima molto comuni nei campi come la Sterpazzola, il Saltimpalo, l’Allodola e altre specie, si sono ridotti di almeno un terzo, la popolazione della Pispola ha subito addirittura un calo del 70%. Come detto, il principale colpevole di questa strage è l’uso eccessivo di pesticidi soprattutto sulle monocolture di grano e mais ma non è solo un effetto diretto: l’effetto ancor più su cui riflettere è legato alla diminuzione del cibo di cui si nutrono gli uccelli nel momento riproduttivo cioè gli insetti. La catena trofica sta collassando, insetti, uccelli, predatori tutto sta per essere trascinato nell’incredibile stupidità umana che non vuole comprendere o non vuole più vedere in faccia la verità. È ovvio però che la tendenza è comune a tutto il resto d’Europa: la situazione non è ancora irreversibile ma tale questione se non viene concretamente affrontata rischia di sfuggirci di mano per sempre, con buona pace degli equilibri dell’ecosistema.