Usignolo, è tempo di partire

Dopo averci allietato l’estate con il suo melodioso canto, il piccolo strumento musicale vivente sta facendo i preparativi per partire e raggiungere lidi più caldi
“Cantare come un usignolo” è un famoso modo di dire e indica chi canta con una voce melodiosa proprio come l’usignolo, un piccolo passeriforme migratore lungo dal becco no alla punta della coda circa 16 centimetri, che giunge da noi in aprile, volando spesso di notte, e riparte ai primi di settembre per svernare nell’Africa, a nord dell’Equatore. I maschi, come molti passeriformi, precedono le femmine di qualche giorno in territori già occupati in precedenza. Giunti nel loro territorio cominciano subito a cantare nascosti tra i cespugli dando il via ai gorgheggi in piena notte e proseguendo fino al mattino.

La prudenza lo porta raramente allo scoperto ma lo si può notare dalla coda color arancio
Limpido ed energico, il canto è estremamente complesso e variegato nella composizione: gli usignoli maschi conoscono tra i 120 e i 260 tipi diversi di strofe che possono durare dai 2 ai 4 secondi. Nidifica da metà maggio a fine giugno, deponendo da 3 a 7 uova in nidi costruiti in vicinanza del suolo a una altezza che di regola non supera il metro: per tale motivo il rischio di predazione è elevato come pure quello del parassitismo da parte del cuculo. Cova per due settimane e i nidiacei rimangono nel nido per altre due. I giovani maschi apprendono in questa fase il canto ascoltando il padre e gli altri maschi dei territori vicini. Essendo un insettivoro si alimenta fondamentalmente di piccoli insetti, larve e ragni che cattura al suolo e tra la vegetazione. Questo lo obbliga a effettuare spostamenti migratori per ricercare il cibo anche se occasionalmente si nutre di bacche selvatiche. Vive in media 5 anni, il più longevo è stato osservato in Spagna, grazie all’inanellamento, dove un esemplare risultava vissuto 10 anni e 11 mesi.
A livello europeo è in leggera diminuzione mentre in Italia la popolazione viene considerata stabile o in leggera diminuzione. Anche nel Veneto è in leggera diminuzione ed è completamente scomparso da alcune aree dove si è fatto ricorso alla quasi totale eliminazione delle siepi: infatti le minacce maggiori per la specie sono la distruzione degli ambienti in cui nidifica e l’uso massiccio di prodotti chimici in agricoltura che possono provocare consistenti cali numerici. Altro elemento che incide fortemente è la variazione climatica in atto nelle aree africane di svernamento. Negli anni più aridi la probabilità di sopravvivenza degli individui scende a una percentuale compresa tra il 19% e il 40% rispetto al 50% che si registra in condizioni normali. Nell’antichità si pensava che le sue note avessero potere antidolorifico: lo si faceva ascoltare ai sofferenti e anche per rendere più lieve il trapasso dei morenti. Molto presente in letteratura in un racconto di Wilde, nelle fiabe di Andersen e nelle odi di Ovidio, Petrarca, G.B. Marino e Keats. Shakespeare nella tragedia “Romeo e Giulietta”, nella famosa scena del balcone, cita il canto notturno dell’usignolo e il canto del mattino dell’allodola. Hanno scritto composizioni ispirandosi al suo canto musicisti come Handel, Couperin, Vivaldi, Liszt e Ottorino Respighi (1879-1936), compositore e direttore d’orchestra, noto per i suoi poemi sinfonici dedicati a Roma. Nel finale del terzo movimento del poema sinfonico “I pini di Roma” prescrisse il canto di un vero usignolo, anche se riprodotto da un fonografo, che si perde nella notte e nella suite per piccola orchestra “Gli uccelli” il quarto tempo e dedicato all’usignolo. Come non ricordare poi la grande cantante francese Edith Piaf detta “il passerotto che cantava come un usignolo”, giocando sul cognome poiché nell’argot parigino passerotto si dice piaf.
Lo scorso due giugno a Villaga, paese ai piedi del Colli Berici in provincia di Vicenza, il sindaco ha avuto l’idea di organizzare una serata dedicata ad un “Concerto di usignoli” e proporre Villaga come “il paese degli usignoli” nel nome del loro canto, dell’ecologia, della cultura e della poesia. Adagiato in un an teatro boscoso verdissimo, nelle notti di primavera tutto il paese risuona della stupefacente ricchezza del canto cristallino di decine di usignoli. Per finire un proverbio italiano che lo cita come sinonimo di libertà: “Meglio sentir cantare l’usignolo che rodere il topo”.