Arrivederci rondini, fate buon viaggio…
A settembre ha inizio il viaggio di ritorno di questi splendidi uccelli, le trasformazioni climatiche rischiano di rendere ancora più difficile il loro volo tra Africa e Europa
A settembre le Rondini comuni (nome scientifico Hirundo rustica = Rondine della campagna) si preparano a lasciarci per compiere un lungo viaggio. Da sempre legate alla vita dell’uomo e ai lavori dei campi sono state associate al cambio delle stagioni. Dopo l’arrivo in primavera nidificano tra maggio e agosto, spesso facendo due covate. I piccoli lasciano il nido a 20-25 giorni dalla nascita e continuano ad essere alimentati dai genitori che spesso li nutrono abilmente in aria e stimolandoli quindi a impratichirsi nella difficile arte del volo. Sono straordinariamente abili a cacciare in aria grazie alle loro peculiari caratteristiche: corpo lungo e sottile, coda biforcuta per compiere intricate manovre, una vista eccellente e un becco aperto molto largo, da cui il nome inglese Swallow=ingoiatore.
Le rondini europee usano la rotta della valle del Nilo arriveranno in Sud Africa giusto in tempo per Natale
Bevono acqua sfiorando la superficie dei corpi idrici e a volte fanno un veloce bagno, sempre volando. Quando cacciano le rondini di solito volano ad una velocità di circa 30-40 chilometri orari ma possono anche raggiungere i 50-60. I giovani hanno una coda più corta, colori più sbiaditi e sono più inesperti nel volo: devono fare quindi molta attenzione a non finire tra gli artigli del Lodolaio, un falco agilissimo e che proprio in questo periodo sta allevando i suoi piccoli, essendo uno tra gli ultimi uccelli a nidificare approfittando dell’abbondanza di potenziali prede (vedi articolo nel numero 28). A fine settembre si organizzano per intraprendere il lungo volo verso sud concentrandosi sui fili della luce e, quando decidono di partire, viaggiano di giorno e si riposano di notte nei canneti delle zone umide per raggiungere i quartieri africani dove passeranno l’inverno. Per affrontare la migrazione bisogna raccogliere riserve di grasso, il loro combustibile naturale: le rondini quindi volano e mangiano in continuazione in questa fase. In autunno le rondini sono spinte a lasciare l’Europa più dalla scarsità di cibo e dall’evoluzione delle condizioni meteorologiche che da altri fattori: se c’è disponibilità di cibo e il tempo si mantiene favorevole possono ritardare la partenza o intraprendere viaggi su rotte più lunghe, dato che non hanno fretta di raggiungere i quartieri di svernamento, dove si sottoporranno ad una muta completa del piumaggio.
Migrano verso l’Africa in grossi stormi percorrendo in cielo circa 11.000 km con un ritmo medio di 300 km al giorno
Le rondini europee migrano verso l’Africa in grossi stormi, percorrendo in cielo circa 11.000 km con un ritmo medio di 300 km al giorno. Usando i dati di inanellamento/ricattura per analizzare le rotte migratorie delle rondini si è constatato che quelle svernanti nel “villaggio delle rondini” ovvero Ebbaken (Nigeria), in autunno usano le due principali penisole europee (quella iberica e quella italiana) per transitare verso il continente africano. Abbiamo la certezza che le rondini danesi, belghe ed inglesi usano la penisola iberica, non altrettanto chiara è l’origine delle rondini che in autunno attraversano l’Italia: probabilmente rappresentano una parte della popolazione nidificante in Germania centrale. Alcuni uccelli preferiscono seguire la più lunga costa dell’Africa per evitare il deserto del Sahara, mentre altre rondini europee viaggiano più ad est e giù per la valle del Nilo. Viaggiano verso sud e arrivano in Sud Africa giusto in tempo per Natale. In primavera, le rondini che hanno trascorso l’inverno ad Ebbaken utilizzano rotte del tutto diverse per tornare in Europa.
Nella migrazione primaverile sembrano preferite rotte che attraversano il Mediterraneo centrale per raggiungere il più velocemente possibile i luoghi di nidificazione. Purtroppo negli ultimi decenni si è avuto un declino graduale delle rondini nelle zone europee dovuto alla perdita di habitat e all’intensificazione agricola con quello che ne comporta. Anche nei luoghi di svernamento, nel vasto continente africano, sono in atto cambiamenti di enorme portata. Vaste aree selvagge si trasformano in campi coltivati e pesticidi ormai vietati da molti anni vengono ancora ampiamente prodotti e utilizzati in questo continente. Lungo le rotte migratorie l’effetto serra sta trasformando il regime climatico di vaste aree ampliando il deserto rendendo ancora più difficile l’attraversamento del Sahara. Le rondini sono una delle specie che più comunemente si ritrovano sfinite e morenti nel deserto. Le trasformazioni climatiche rischiano di rendere ancora più difficile il volo delle rondini e la scomparsa di zone umide e dei loro canneti riducono le possibilità di riposo.
Prepariamoci quindi a salutarle augurando loro buon viaggio e ascoltiamo il loro garrire come una promessa, la promessa del ritorno.