Da “Molteni”, un focolare acceso da 102 anni

Il ristorante in riva al Canal Bianco, nel centro storico di Adria, conserva profumi e valori di una cucina di mare (e di laguna) schietta, curiosa e di sapiente tono familiare
Una lettera d’amore del nonno Cesare, intrisa di passione e di gelosia, si legge in trasparenza in un menù d’epoca, ritrovato casualmente tra le carabattole di un rigattiere e oggi preziosa reliquia di un tempo che fu. Da “Molteni” possono concedersi il lusso di volgere lo sguardo all’indietro nel tempo, perché il ristorante ha ormai più di un secolo di vita (102 anni per l’esattezza) e perché la levità è sempre stata nelle corde di chi si è succeduto nel tempo alla guida del locale.
Poesia ma anche sostanza, poiché la fortuna del ristorante la si deve alle buone cose di mare e di laguna che continuano a connotare “Molteni” e allo spirito di accoglienza di questa vecchia famiglia brianzola, naturalizzata adriese, ben simboleggiata dal camino sempre acceso.
I rari zottoli e le ostriche rosa piatti che rivelano originalità e “territorio”
In occasione della nostra recente visita, nel “fuori menù” del giorno, c’erano anche i rari ‘zottoli’, o ‘zotoi’, prelibatezza delicata dell’Alto Adriatico. Quando il peschereccio ne scarica qualche modica quantità, da ‘Molteni’ ad Adria una parte di essi arriva di sicuro… Sono deliziosi questi simpatici mostriciattoli, di fatto piccole seppie in miniatura. Dolci e gustose. Stefania Molteni, che in cucina ha preso il testimone del fratello Enrico (scomparso prematuramente due anni fa a soli 44 anni e il cui ricordo è più vivo che mai) gli zottoli li propone con un sughetto assai indovinato. Denso e ricco di sapore: il ‘tocio’ giusto per la polenta fatta in casa…
Varcare la soglia di questo locale storico di Adria è come riassaporare atmosfere a cui si è (e si rimane) per forza affezionati. Atmosfere conservate consapevolmente autentiche da Stefania e da tutti i suoi collaboratori: Annalisa, Fabio, Paola, la giovanissima Maria. E anche dalla presenza pressoché costante della cognata Roberta, la moglie di Enrico. Tutti insieme hanno superato un momento difficile due anni fa: l’improvvisa morte di Enrico.
Caminetto sempre acceso, si diceva… ed è il simbolo di valori che sopravvivono e che si rinnovano ogni giorno con naturalezza. In cucina soprattutto, rendendo questo locale in riva al Canal Bianco, a due passi dal centro di Adria (città fascinosa e un po’ fané), un solido presidio della cucina tradizionale di mare e di laguna.
Piatti già visti, ma anche tanti piatti nuovi, tutti creati da Stefania, nel solco della fantasia di Enrico: “Lui era un visionario e un creativo in cucina – ricorda Stefania – Talvolta azzardava, ma era raro che alla fine il piatto non fosse equilibrato e giusto”.
Ed ecco le ostriche, prima le bretoni e poi quelle “rosa” della Sacca di Scardovari. Preambolo agli spaghetti monograno Felicetti (l’azienda della Val di Fiemme che ha portato la produzione della pasta di qualità a latitudini insolite) con orata, pinoli e cavolo nero, più una equilibrata nota di pepe aromatizzato al limone. Poi i paccheri con calamari nostrani, pistacchi di Bronte e peperoncino; quindi i calamaretti dell’Adriatico fritti lievemente, accompagnati con verdurine e polenta. Un buon Franciacorta Natura della piccola azienda “I Barisei” (una novità trovata in carta)… e il pranzo si guadagna la sua degna cornice.
Stefania rinnova con estro le idee sempre nuove dell’indimenticato Enrico
Ora che non c’è più l’albergo, da Molteni, per scelta, si stanno concentrando ancora di più sul ristorante, luogo che più di ogni altro elemento condensa in sé la tradizione secolare della famiglia…
Fu nel 1921 che tre fratelli Molteni arrivati dalla Brianza, terra di mobilieri, avviarono l’attività. Allora era poco più che un’osteria. Ma le cose partirono col piede giusto e la bettola nel 1936 divenne un ristorante per merito di Cesare, uno dei tre fratelli. Alle pareti qualche foto d’epoca e poi c’è quel menu di allora ritrovato per caso da un rigattiere… E’ stato incorniciato all’ingresso del ristorante, su un leggio, con rose dalle sfumature antiche. A testimoniare che da “Molteni” cose e sentimenti – in genere così lontani fa loro – appartengono a una dimensione unica, romantica e senza tempo… Non per scelta, ma per sensibilità.