Il bilancio della stagione agricola nell’anno del Covid
L’epidemia ha richiesto sforzi eccezionali al settore, sia per quanto riguarda le operazioni in campagna sia per il posizionamento dei prodotti nei mercati nazionali e internazionali
L’autunno è la stagione dei bilanci in agricoltura e per tracciare un breve consuntivo di questa annata, partita sotto la cattiva stella del Covid, abbiamo interpellato l’assessore regionale all’Agricoltura, Giuseppe Pan.
Cosa possiamo dire dell’agricoltura veneta che ha fatto i conti con quest’epidemia? Si è dimostrata un settore affidabile?
“L’agricoltura non è più il mondo residuale che l’ha caratterizzata in passato e all’arrivo della pandemia si è dimostrata in buona salute, dinamica e vitale, strategica per l’economia italiana, il turismo e lo sviluppo occupazionale tra i giovani. Abbiamo capito come la filiera agricola sia uno degli assi portanti della società e dell’economia. Prova ne sia che la Regione Veneto ha introdotto una manovra finanziaria senza uguali, per dimensioni, rapidità ed elasticità a sostegno del settore. Ben 165,5 milioni di aiuti che valgono oltre 300 milioni di liquidità, diretta e indiretta, per agricoltori, allevatori e pescatori che stanno pagando il prezzo del lockdown e della crisi economica creata dal Coronavirus”.
– Il covid tuttavia ha creato non pochi problemi al mercato dell’agricoltura. E’ stato quantificato l’ammontare delle perdite del settore veneto in questi mesi?
“Raccogliendo le osservazioni delle associazioni professionali di categoria, le perdite dei primi sei mesi dell’anno 2020 per il settore primario sono state quantificate nell’ordine di 190-200 milioni di euro. Nel Report curato da Veneto Agricoltura, emerge come il sistema agroalimentare veneto sia stato colpito dal Covid meno pesantemente rispetto ad altri settori, ma gli effetti della chiusura del canale dell’Horeca (Hotel, Restaurant, Catering) continuano a farsi sentire. Le orticole di stagione (asparagi, fragole, radicchio) hanno subito delle ripercussioni legate al lock-down imposto per il contenimento del Covid-19: l’elevata variabilità dei prezzi di mercato hanno costretto gli agricoltori all’abbandono della coltura e alla perdita del prodotto lasciato in campo. Il comparto lattiero-caseario è in difficoltà per la combinazione di diverse situazioni, con alcune ricadute pesanti per gli allevamenti che fornivano la materia prima alla filiera dei prodotti caseari freschi. Per il bovino da carne è stato da subito penalizzato il vitello e il bovino adulto (prezzi medi – 10%). La filiera suinicola è tra le più colpite. Da fine febbraio si è creata una situazione di eccesso di offerta da parte degli allevatori, in quanto i macelli e le aziende di trasformazione hanno dovuto rallentare il ritmo di lavorazione per le misure anti-contagio (-20% circa). Risultato: calo dei prezzi del – 40%”.
– Un altro problema è stato quello degli operatori dedicati alla raccolta. Sono mancati gli stagionali stranieri e anche quelli italiani, in tal proposito possiamo dire qualcosa delle piattaforme realizzate per far incrociare domanda e offerta in campagna? Hanno funzionato?
“Si chiama “IncontroLavoro Agricoltura” la piattaforma che abbiamo lanciato proprio durante i mesi del lockdown. E’ stato fondamentale il ruolo dell’ente strumentale Veneto Lavoro e i suoi 39 Centri per l’impiego. Sono arrivate in questi mesi centinaia di richieste di lavoro nel portale, soprattutto per la zona del Veronese. In totale sono stati 1.277 i disoccupati coinvolti. Come prima esperienza la riteniamo incoraggiante, tenendo conto che l’agricoltura è un settore ancora poco avvezzo a questo tipo di reclutamento”.
– Un flagello che invece non ha nulla a che fare con il Covid è la cimice asiatica. Pare che i danni provocati siano di minore intensità quest’anno.
“Effettivamente sembra che la presenza della cimice quest’anno sia meno invasiva, ma i nostri tecnici che stanno tenendo monitorata la situazione ritengono sia dovuto all’andamento climatico. Insomma, non possiamo certo cantare vittoria. I risultati del rilascio delle vespe samurai non saranno immediati perché la cimice asiatica, così come la cimice autoctona, è un insetto molto prolifico. Gli studi condotti sinora ci autorizzano a riporre fondate speranze nell’efficacia del comportamento della vespa samurai, che peraltro risulta del tutto innocua per l’uomo, le api e le altre specie animali. Ricordo che il valore di questo piano di lotta alla cimice è di 4,5 milioni di euro che prevede anche indennizzi agli agricoltori colpiti e la messa a punto di uno studio fondo mutualistico di assicurazione”.
– Altro problema dell’agricoltura: la siccità. La mancanza d’acqua sta diventando un problema per alcune aree. E’ il caso dei Colli Euganei dove si trovano colture di eccellenza come la vite o l’olivo. In tal proposito: un’idea nata dal vicepresidente del Parco Colli, Antonio Scarabello, ha trovato una sponda nella Regione Veneto, nel comune di Vo’ Euganeo, nel dipartimento Tesaf dell’Università di Padova e nei consorzi di bonifica Adige Euganeo e Bacchiglione per la realizzazione di un bacino sperimentale di raccolta delle acque piovane. Possiamo dire qualcosa in proposito?
“Credo che ad un’agricoltura di qualità come quella nell’area euganea debba essere garantita la possibilità di irrigare con sistemi innovativi e sostenibili, con sistemi di irrigazione di precisione. Credo sia arrivato il momento di un nuovo protagonismo dei Colli Euganei che vanno messi al centro di progetti di sviluppo sia dal punto di vista agricolo, ma anche di promozione del territorio. Ho lanciato l’idea della candidatura dei Colli Euganei a patrimonio mondiale dell’umanità dell’Unesco e intendo portarla avanti!”
Che cosa ci riserverà il futuro? Oltre al Covid dovremo fare i conti con la Brexit e con le politiche protezionistiche di alcuni paesi, come gli Usa, per l’export del vino veneto?
“E’ di non molti giorni fa la notizia che fortunatamente nella nuova tornata di dazi Usa all’Unione Europea, Trump ha deciso di salvare il vino italiano e colpire duramente Francia e Germania. Un bel sospiro di sollievo per i nostri produttori vitivinicoli se pensiamo che secondo l’Osservatorio del Vino di Unione Italiana Vini (Uiv) gli Stati Uniti rappresentano il primo buyer di vino al mondo e l’Italia è il primo paese fornitore, con un valore delle vendite nel primo semestre di quest’anno fissato a quasi 1 miliardo di dollari. Per il vino Veneto, dopo anni di costante crescita in termini di riconversione, qualità e produttività, ora credo sia è giunta la stagione di investire sul riposizionamento nei mercati internazionali, vecchi e nuovi. Una grande sfida attende consorzi e cantine del Veneto, ossia la conquista di nuovi mercati nei nuovi paesi emergenti per diversificare il rischio rispetto alle incertezze create dall’uscita dall’Unione Europea del Regno Unito. Teniamo presente che solo per il vino UK vale il 20 % del nostro export. Non a caso, solo nell’ultima annualità 2019 la Regione Veneto ha sostenuto il settore vitivinicolo nella promozione sui mercati dei Paesi terzi con oltre 11 milioni di euro”.
– Da anni il settore primario sta orientando la produzione verso sistemi colturali più attenti all’ambiente. Prova ne è la crescita a due cifre del Bio, forse anche facendo nascere una rivalità con l’agricoltura convenzionale, e c’è poi l’agricoltura 4.0. improntata sulle nuove tecnologie. Qual è l’agricoltura del futuro su cui la Regione Veneto scommette?
“Tra le strategie di investimento futuro necessarie anche per far breccia in nuovi mercati, metterei al primo posto l’attenzione alla riconversione ambientale: i nuovi mercati e le nuove generazioni di consumatori sono sempre più sensibili alla sostenibilità ambientale e su questo dobbiamo tutti investire, in termini di progetti di ricerca, di collaborazioni con istituti scientifici e tecnici, di sperimentazioni culturali. L’agenda dei prossimi anni sarà dettata da altre sfide non eludibili: relazioni internazionali e equilibri geo-politici. E ancora bisognerà puntare sui giovani e il ricambio generazionale, la razionalizzazione della risorsa idrica e reti irrigue più efficienti, banda larga anche nelle aree rurali, produzioni certificate con ‘bollini’ di qualità e sostenibilità”.
– Oggi forse, tolto il mondo del vino, manca la prospettiva di un guadagno in campagna e forse è proprio questo il motivo che tiene lontani i giovani dall’ipotizzare una carriera in campagna. Nei futuri progetti della Regione Veneto c’è già qualche progetto per superare questo ostacolo?
“L’ultimo bando “giovani” del Programma di sviluppo rurale del Veneto, scaduto il 19 maggio scorso, ha visto la partecipazione di 425 imprenditori agricoli under 40, che hanno presentato proposte di investimento per quasi 45 milioni complessivi, a fronte dei 35 disponibili nel bando. Questo credo sia un segnale di speranza che ci rincuora e che sorprende”.