Il premio “Sfogeto Sgajo” a Nevio Scala

Alla decima edizione della “Cena degli Sfogeti” la Confraternita premia l’ex calciatore e allenatore per la sua nuova impresa nella produzione di vini biologici
E’ Nevio Scala il successore di Flavio Colantuoni nell’aggiudicazione del premio “Sfogeto Sgajo”, il riconoscimento ideato dalla Confraternita dei Sfogeti, che riunisce un consolidato gruppo di giornalisti enogastronomici del Nord Italia, per rendere omaggio ai personaggi illustri del territorio per i successi ottenuti nella loro carriera. E se lo scorso anno la “targa” era andata a fare quasi pendant con la Stella Michelin ottenuta del ristorante “Il Refettorio”, che fa parte del Monastero Santa Rosa, resort di Conca dei Marini, diretto da Colantuoni dal maggio del 2012, quest’anno l’assegnazione del premio ad un uomo del calcio non deve essere considerata una sbandata del comitato assegnatario. Tutt’altro. Il premio va inteso invece come un incoraggiamento visto che per Nevio Scala è cominciata una nuova stagione che lo ha portato dalla panchina, di molte squadre di calcio europee, alla cantina della propria azienda agricola, per una produzione enologica di qualità che lo vede in squadra, questa volta, con la propria famiglia.

I giornalisti Mario Stramazzo e Renato Malaman, insieme al vincitore della scorsa edizione Flavio Colantuoni, premiano Nevio Scala
Insieme ai figli Sasha, Claudio e la nuora Elisa Meneghini, infatti, ha deciso di dedicare una decina di ettari degli oltre cento della campagna di famiglia, tradizionalmente dedicata alla produzione di tabacco, barbabietole e cerali, a vigneto per una produzione all’insegna del territorio. Perché tra i giovani vitigni e le barbatelle che stanno andando a completare la tenuta non ci sono quelle del prosecco o del poliedrico pinot grigio, garanzia di guadagni facili, ma varietà autoctone dell’area compresa tra Euganei e Berici, come la Garganega, il Moscato Giallo, la Malvasia Istriana o addirittura vitigni scomparsi come la Recantina, la Corbinona, la Turcheta e la Pataresca. Indubbiamente la sfida è nel Dna della famiglia perché alle scelte legate alle varietà seguono quelle di produzione in aderenza al disciplinare dei vini biologici, nel segno del più profondo rispetto per la terra e per i consumatori. I primi frutti di questa nuova stagione sono già sotto vetro e portano nomi di Dilétto, Gargante e Còntame promettendo uno spazio importante nel panorama dell’enologia veneta, ma il progetto è ancora un working progress dal quale mancano tasselli importanti come la cantina, il cuore pulsante dell’azienda, che verrà ricavata da una vecchia barchessa mantenendone le caratteristiche tradizionali ma inserendo anche elementi strutturali all’avanguardia. Sarà l’ennesima impresa alla quale Nevio Scala ormai ci ha abituati? C’è da scommetterci. Intanto la Confraternita degli sfogeti ha già fatto la sua “puntata” assegnando lo “Sfogeto Sgajo”.
A rendere suggestiva la premiazione ha concorso la schiera di quasi cento “penne” dell’enogastronomia, richiamate dalla nona edizione della “cena degli sfogeti”, come sempre organizzata dal giornalista Mario Stramazzo, e la bellezza del ristorante Tavern di Villa Cornèr che da ben dieci edizioni accoglie questa singolare re-union dei giornalisti del settore e alcuni produttori del territorio. Ne è uscita una serata da incorniciare, a partire dagli antipasti curati da Roberto Zanca, executive chef de L’acqua in bocca; dallo chef del Sì-Streetalian Food, e da Michele Littamé che in degustazione ha portato il suo fois gras ottenuto da oche nostrane.
A tavola è stata servita la tradizionale, per questo appuntamento, Impepata di cozze, preparata dagli chef del Tavern, a seguire il Risotto al nero di seppia con puntarelle croccanti e infine gli attesissimi sfogeti fritti, ma anche “moletti” (merlani), patarace (zanchette), “schie” e “sardée” del vicino mare di Chioggia. Il tutto accompagnato da prestigiose etichette di note aziende del Triveneto come Villa Parens, di Giovanni ed Elisabetta Puiatti, il Durello firmato Gianni Tessari, il Summertime della Cantina di Giorgio Salvan e “La vigna di Sarah”.
Dulcis in fundo i dolci di Loison (panettone e macarons) e la millefoglie montata al momento dallo chef pâtissier Luca Rasi. Nata come un momento tra pochi amici giornalisti, la “cena degli sfogeti” è diventata una vera e propria istituzione e oggi anche un evento la cui autorevolezza permette l’assegnazione di un premio ad una figura di spicco del panorama internazionale.