Il pane nella simbologia religiosa
E’ tra gli alimenti più antichi che l’umanità ha prodotto, diffuso presso tutti i popoli del mondo per secoli ha garantito la sussistenza e per questo è diventato simbolo di vita
Articolo a cura di Andrea Duò
Secondo la mitologia greca fu Demetra, dea delle messi, Cerere per i Romani – a donare all’uomo i cereali, in particolare il frumento da cui appunto si ricava la farina per panificare. Da sempre il pane ha avuto una sacralità che nel mondo greco prima e romano poi era legata alla fecondità della terra, tanto che Demetra era celebrata durante i riti dei misteri eleusini e ad essa veniva offerto il pane Thargelos preparato con la prima farina dopo la mietitura durante le feste rurali che nell’antica Grecia si svolgevano da metà maggio a metà giugno, epoca della raccolta del grano (vedasi capitolo). Nella cultura e religione cristiana il pane assume centralità legata alla metafora del corpo di Cristo: «Questo è il mio corpo» e con l’identificazione ostia-corpo di Cristo si compie un processo di sublimazione del pane che da alimento diventa anche mezzo di comunicazione capace di trasmettere significati profondi. «Dacci oggi il nostro pane» recita la preghiera base della religione cristiana-cattolica: dove pane è sinonimo di cibo, perché nel cuore del Mediterraneo, dove tale religione si è sviluppata, la cultura del pane ha avuto origine e diffusione. Così questo alimento è un tema ricorrente nella simbologia cristiana. Come esempio basterà ricordare che ad Adamo – scacciato dal Paradiso – fu imposto: «Ti guadagnerai il pane con il sudore della fronte».
Nei primi secoli dell’era cristiana i pani ecumenici erano molto grandi, a forma di ciambella
Dopo l’XI secolo divennero più piccoli anche per aderenza alla realtà storica (gli Ebrei usavano pane azzimo, non lievitato). Soltanto dalla metà del XIII secolo il pane eucaristico divenne ostia di finissima farina di grano cotta su appositi ferri dapprima ad opera degli stessi sacerdoti; successivamente la preparazione delle ostie fu affidata alle monache nei conventi. Ancora oggi il pane ha conservato un valore simbolico legato alle feste religiose: basti pensare ai pani speciali realizzati per la festa di San Nicola (6 dicembre), Santa Lucia (13 dicembre) e molte altre che variano da paese a paese; del resto il panettone natalizio presente in tutto il mondo, che altro è se non un pane dolce? Simbologia presente anche per la nostra colomba pasquale…
Degno di segnalazione anche il pane di San Calogero (18 giugno) sacro ad ogni agrigentino, pane votivo di buon auspicio che incarna devozione e bisogno di salute da parte dei devoti. Nato dalla lungimiranza agricola della Magna Grecia “Una delle sorgenti di quella prosperità fu l’agrigoltura……durante il regno di Agatocle,… Il grano era una delle copiose produzioni, ed Acragante (Akragas, Agrigento, ndr) ne formava un precipuo articolo di esportazione, sì nell’Africa, che nel continente d’Italia, e nella Attica” A conferma che la Sicilia per anni fu il granaio del mondo conosciuto.
Il pane è uno dei cibi più antichi dell’umanità, realizzato attraverso i secoli con grano vario; fra i primi cereali usati si ricordano il miglio e le ghiande
I chicchi venivano prima frantumati e poi abbrustoliti su pietre caldissime. Se ne ricavavano delle gallette che figurano ancora fra i cibi rituali in alcune culture. La pietra fu successivamente chiusa con un vaso di terracotta ottenendo così il primo rudimentale forno. Incerta è l’epoca della nascita del frumento le cui tracce – trovate nella caverna di Merkenstein in Austria – lo fanno risalire al periodo Paleolitico; altre all’età neolitica (6000 anni avanti Cristo). Lo storico Diodoro Siculo (I secolo a.C.) che rivendica la sua città natia come patria legittima del frumento in quanto in questa terra cresce spontaneo il Tricutum villosum che attraverso la coltivazione si sarebbe trasformato in Tricutum sativum, usato per la panificazione. Sappiamo non era così. È certo che il frumento con cui oggi viene preparato il pane è il risultato di vari incroci e pertanto è ben diverso da quello degli antichi. Possiamo però affermare che il pane realizzato in vari modi e con vari elementi è presente nella storia di tutti i popoli della Terra.
In età romana, già all’epoca dell’imperatore Augusto a Roma vi erano trecento forni. I mulini pubblici venivano edificati vicino ad essi per realizzare agevolmente il ciclo della panificazione. Rispetto ad altri popoli antichi i Romani iniziarono tardivamente (circa a metà del II secolo a.C.) a fare il pane. Secondo lo storico Plinio furono alcuni prigionieri Macedoni a insegnare ai Romani l’arte della panificazione che ben presto divenne un lavoro assai redditizio e socialmente considerato tanto che nacque spontaneamente il collegio dei pistores. Per l’istituzionalizzazione del mestiere del fornaio bisognerà giungere in Italia all’epoca dei Comuni e delle Signorie; e precisamente al XIV secolo, quando ha inizio una vera e propria arte della cucina italiana. Nacquero un po’ ovunque le corporazioni composte da Fornai e Pistori con Statuti che regolavano in modo rigoroso sia l’accesso che l’esercizio di questo mestiere che andò via via sviluppandosi in una produzione varia per qualità e tipologie. Alcune curiosità da segnalare: nel 1300 furono realizzati dei panini bianchi detti «da bocca», utilizzati al posto dei tovaglioli.
Il pane del boia – che i fornai furono obbligati per legge a realizzare – veniva consegnato capovolto in segno di disprezzo
Ancora oggi è sgradito il pane capovolto sia quando si porge che quando si mette in tavola, avendo assunto nella credenza popolare un significato negativo di porta sfortuna che si è trasformato in una regola di galateo. Nei fasti culinari del Rinascimento (famosissimi quelli fiorentini dei Medici) le numerose portate erano sempre accompagnate dal pane che compare però anche nei pasti frugali che si consumavano nelle botteghe di Leonardo da Vinci e di Michelangelo che quando lavorava – così vuole la tradizione – mangiava solo pane.
Sarà però l’Ottocento il secolo in cui vengono condotti studi sulla composizione e sul valore energetico degli alimenti e in cui si diffondono colture di frumento selezionate per ottenere farine sempre migliori per una panificazione sempre più raffinata. Conseguentemente progredisce anche la macinazione che viene realizzata con una macina a doppio cilindro, via via perfezionata per l’eliminazione delle impurità. Si costruiscono le prime impastatrici, si migliorano i forni, si svincola l’arte del pane dal potere governativo per consentire la concorrenza nella convinzione che avrebbe migliorato il prodotto e contenuto i prezzi dell’alimento in assoluto il più diffuso in tutto il paese. È del 1875 la famosa Inchiesta Agraria di Stefano Jacini che evidenzia il pane come alimento base per gli operai, mentre ancora il consumo della carne era molto basso. Nel nostro secolo il pane da un lato è stato migliorato attraverso l’uso di miscelare più farine allo scopo di arricchire il potere nutritivo; da un altro ha subito il processo di industrializzazione che, se è vero che assicura l’igiene, è altrettanto vero che appiattisce i sapori in un livellamento che fa rimpiangere antiche fragranze solo in parte compensate da speciali lavorazioni.
CURIOSITÀ SUL PANE
Ecco alcuni tipi di pane dedicati a particolari momenti:
- Il pane del ringraziamento: Nella foresta nera, in occasione della mietitura, si preparano pani che recano impressa la scritta “Grazie per il raccolto”.
- Il pane del compleanno: Un tempo, in Polonia e in diversi pesi slavi, nel giorno del compleanno, il padrino e la madrina offrivano ai figliocci un fantoccio in fasce fatto di pane.
- Il pane dei fidanzati: Nei paesi sassoni ai promessi sposi viene offerto del panpepato e i fidanzati usano scambiarsi in dono pani a forma di cuore.
- Il pane nuziale: In Mongolia, sulla yurta degli sposi novelli si appende una ciambella di pane. In Sardegna, invece, il pane nuziale, che dev’essere bianchissimo per simboleggiare la purezza, viene preparato dalla sposa e dalle donne della famiglia.
- Il pane della puerpera: In Italia, in Grecia (ancor oggi) e in Francia la donna, che aveva appena partorito, aveva diritto di cibarsi di pane bianco per quaranta giorni, trascorsi i quali offriva in chiesa il pane della purificazione.
- I pani da viaggio: In Calabria i pani da viaggio, sulla cui crosta era raffigurata la Madonna, venivano benedetti e poi distribuiti ai componenti della famiglia che stavano per abbandonare la terra natia. Anticamente, comunque, dappertutto si pensava che portasse bene regalare i primi covoni raccolti ai pellegrini di passaggio e non si negava mai un pezzo di pane ad un viandante.
- I pani votivi: Possono avere varie forme; quelli a foggia di chiave, ispirati a San Pietro, vengono distribuiti nelle feste patronali di molti Paesi.
- I pani benedetti: Si trovano in varie località in occasione delle feste patronali (ad esempio vengono offerti nella chiesa di Santa Tosca a Verona o di San Martino a Venezia); su di essi sono
raffigurate immagini di santi.
- Il pane triste: È quello che compare al momento della morte. Fin dai tempi degli Egizi e dei Maya, il pane ha rappresentato il cibo necessario ai morti per affrontare il viaggio eterno, e anche in tempi più recenti focacce in miniatura venivano messe nelle bare dei cinesi e dei messicani. I parenti del morto si cibavano di pane rituale al momento del funerale e ne distribuivano a tutti i partecipanti: usanza questa, che si ripeteva nel nord della Francia, in Bulgaria, in Spagna, nei Paesi Arabi. Le più straordinarie forme di pane per i defunti restano quelle che si preparano nel Messico e in tutta l’America del Sud: più dolci che pani, hanno l’aspetto di bamboline, scheletrini, ossa di morto.
- I pani di Natale: In Italia, il pane natalizio per eccellenza è il panettone. Pietro Verri, nella sua storia di Milano, riferisce di un “grande pane” che, fin dal 1400, si poneva al centro della tavola per festeggiare il Natale. In Provenza si preparava invece la fougasse, un pane rotondo con quattro noci disposte a croce sulla crosta, che restava in mezzo alla tavola fino al giorno dell’Epifania. Nel Nord Europa vengono preparati, dai bambini, piccoli pani dolci a forma di animali o di fiori. In Inghilterra, a Natale, si regalano, oltre al pudding, dolci di panpepato; a Vienna, invece, bamboline e animaletti in pasta di pane.
- Il pane del trasloco: E ancora, in Italia e altrove, quando si trasloca, è di buon auspicio trasferire nel nuovo domicilio almeno un pezzo di pane rimasto nella casa.
SUPERSTIZIONI LEGATE AL PANE
Molte superstizioni riguardano il pane, dato il suo posto primario nell’alimentazione ma non solo, perché al pane è sempre stata legata una certa immagine di sacralità e diverse pratiche devozionali. Eccone alcune esempi:
- Buttarlo via viene uguagliato a un sacrilegio, giacché per i cristiani esso è letteralmente il corpo di Gesù.
- Una pagnotta trovata bucata è presagio di morte.
- Il pane del giorno di Natale si immagina che non si raffermerà mai, e i suoi avanzi cureranno molte malattie.
- Sull’architrave in pietra della bocca del forno si trovava spesso incisa una croce.
- La massaia si faceva il segno di croce prima di iniziare l’impasto così come segnava con una croce i pani prima di infornarli; non doveva assolutamente essere sprecato, ogni briciola veniva sempre accuratamente raccolta; ai ragazzi si diceva che chi sciupava una briciola di pane sarebbe stato mandato a ricercarla in Purgatorio con un dito acceso!
- Non si doveva porre il pane rovesciato sulla tavola perché “porta male” (era pur sempre come rovesciare il corpo di Cristo) e quando ciò accadeva bisognava invocare Santa Brigida, sua protettrice.