Influenze leonardesche nel progetto di Villa Garzoni a Pontecasale

E’ soprattutto nelle soluzioni funzionali ed idrauliche che caratterizzano la grande dimora aristocratica che appare evidente l’influenza del grande “Genio” nell’opera realizzata da Jacopo Sansovino
Articolo a cura di Sergio Longhin
L’occasione offerta per le celebrazioni dei cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, nel 2019, ci ha consentito di addentrarci in un tema fino ad ora solamente sfiorato dalla storia dell’architettura italiana e cioè se esiste un debito culturale che Jacopo Sansovino deve a Leonardo nella progettazione di villa Garzoni di Pontecasale. Si tratta di un tema molto specifico, più per addetti ai lavori, ma noi che siamo nati all’ombra di quella villa, e che la vediamo tutti i giorni, abbiamo il desiderio di scoprirne la storia fin nei minimi dettagli costruttivi, per indagarne il progetto anche se comprendiamo che non sarà un’impresa semplice.
Antonio Foscari e Manfredo Tafuri avevano già ipotizzato alcuni anni fa che si poteva ravvisare un presunto debito di Sansovino (Jacopo Tatti, Firenze 1486 – Venezia 1570) nei riguardi di Leonardo da Vinci (Anchiano1452 – Amboise 1519) circa la paternità di un suo progetto per Vettor Grimani, da costruirsi sul Canal Grande. Carlo Pedretti, studioso di Leonardo, aveva inoltre scoperto che Benvenuto Cellini aveva regalato a Sebastiano Serlio, grande amico di Sansovino, un volume con copie di architettura, pittura e scultura di Leonardo, acquistato nel 1542, data quasi coeva alla costruzione della villa di Pontecasale. Premesso quindi che Sansovino possa aver preso visione di questa raccolta di disegni di argomento urbanistico, realizzata da Leonardo per Ludovico il Moro tra il 1487 e il 1490, ci si chiede quali possano essere i caratteri, le tipologie e le soluzioni architettoniche a cui egli si ispira in occasione del progetto per i ricchi banchieri Garzoni.
Il lato nord costituiva un tempo l’ingresso principale, era servito corso d’acqua che permetteva ai proprietari di arrivarvi direttamente da Venezia

Se confrontiamo il prospetto nord del palazzo, un tempo ingresso principale al palazzo, con il progetto di Leonardo per la città ideale è evidente la somiglianza tra i due disegni: il palazzo è rappresentato con tre piani e identico cortile pensile, portici ad archi, secondo il classico modello rinascimentale
L’architetto fiorentino, nel momento in cui progetta la villa (1545 circa), è nel periodo di massima celebrità: proto di San Marco, architetto di fiducia del doge Andrea Gritti e di alcuni esponenti di spicco del patriziato veneziano, in particolare delle famiglie Grimani, Contarini, Dolfin, Cornaro. È lui, intorno alla prima metà del 1500, l’artefice indiscusso del rinnovamento della platea marciana con le costruzioni della Zecca, della Libreria, della loggetta sotto al campanile e di diversi altri edifici. Il contatto professionale con i Garzoni avviene probabilmente nell’ambito dei lavori di costruzione della chiesa di Sant’Antonio di Castello, dove risultano tra i principali finanziatori. Tuttavia, per poter apprezzare le affinità tra alcuni disegni di Leonardo e il progetto candianese del Sansovino è necessario guardare la villa non dal prospetto principale su strada, ma dal retro dell’edificio, dove all’epoca si approdava via acqua. È dimostrato infatti che nel Cinquecento esisteva un corso d’acqua che collegava direttamente il palazzo con il canale Barbegara, permettendo ai proprietari di arrivarvi direttamente da Venezia, passando per Brondolo; per tale motivo Sansovino avrà certamente privilegiato nella stesura progettuale questo prospetto nord, anche perché la villa doveva diventare biglietto da visita della famiglia Garzoni nei confronti del patriziato veneziano. Tale prospetto in origine doveva assolutamente essere dota to di un attracco a terra e di una scalinata per portare i proprietari e i loro ospiti fino all’ingresso del cortile pensile, cortile che ora prospetta sulla campagna.

Plastico che riproduce l’idea di città di Leonardo, Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da Vinci”, Milano
Per tale banchina e scalinata Sansovino potrebbe essersi avvalso del modello che Leonardo aveva proposto nella sua idea di città (fig. 4). I successivi proprietari, una volta venuto meno l’approdo per via d’acqua, preferirono demolire la banchina e la scala per privilegiare l’entrata a sud. Nel prospetto a nord, il palazzo si apre con le sue ali distese, quasi ad abbracciare i visitatori, mentre si chiude verso le campagne a sud, dove si propone come un parallelepipedo massiccio traforato centralmente da due logge sovrapposte, differenziando il trattamento a pieno edilizio delle due ali, destinate a due distinte famiglie, dal vuoto porticato degli spazi comuni. Si trattava infatti, in origine, di realizzare una casa per i nuclei famigliari di Alvise e di Gerolamo Garzoni, entrambi figli di Natale.
L’edificio venne dotato di canali di scolo e di una enorme cisterna, posta sotto il piano di fondazione, per accumulare e depurare tutta l’acqua piovana
Da ricordare che il palazzo veniva utilizzato essenzialmente durante il periodo estivo quando i proprietari avevano più necessità di difendersi dalla calura che dalle rigide giornate invernali. La villa presenta una pianta a U, meglio visualizzata dalla forma delle coperture, progettate essenzialmente con lo scopo di canalizzare tutte le acque piovane nel pozzo centrale, come ci ricorda il Vasari quando afferma che l’edificio presentava “tanta comodità che l’acqua corre per tutto il palazzo” Se confrontiamo il prospetto nord del palazzo con il progetto di Leonardo per la città ideale è evidente la somiglianza tra i due disegni: il palazzo è rappresentato con tre piani e identico cortile pensile, portici ad archi, secondo il classico modello rinascimentale. Sansovino inserisce inoltre un nuovo elemento di valorizzazione, tratto sempre dal modello leonardesco, ossia la loggia che al secondo piano cinge e disimpegna i locali del reparto notte e aggetta a sua volta sul cortile pensile sottostante.

Villa Garzoni dall’alto
Influssi e ispirazioni leonardesche risultano evidenti anche in campo idraulico: l’edificio viene dotato di canali di scolo e di una enorme cisterna, posta centralmente sotto il piano di fondazione, per accumulare e depurare tutta l’acqua piovana. Sansovino, sempre ispirandosi al genio leonardesco, completa il modello edilizio della villa e delle barchesse con ulteriori innovazioni che vanno dai rapporti armonici dei vari locali alla suddivisione dell’edificio padronale in zone funzionali per due famiglie aventi entrambe spazi privati, spazi comuni e spazi destinati al pubblico, come la piazzetta con il pozzo centrale pensile.

La villa presenta una pianta a U, meglio visualizzata dalla forma delle coperture, progettate essenzialmente con lo scopo di canalizzare tutte le acque piovane nel pozzo centrale, come ci ricorda il Vasari quando afferma che l’edificio presentava “tanta comodità che l’acqua corre per tutto il palazzo”
La suddivisione in livelli della villa con il piano terra destinato alla servitù, il primo piano con la zona giorno e il secondo destinato alla zona notte è un vero capolavoro di funzionalità e di decoro, nel quale Sansovino fa tesoro degli studi di Leonardo, trasportandoli nelle campagne venete per farne una residenza bifamiliare, architettonicamente eloquente. Utilizzando poi il modello urbanistico di Piazza San Marco, a Venezia, l’architetto organizza in maniera razionale le architetture più raffinate dell’abitazione residenziale con quelle funzionali destinate alle attività agricole e artigianali degli adiacenti edifici rustici, evocando così la grande piazza veneziana, luogo di commerci e di botteghe, e la piazzetta di San Marco che si affaccia sulla riva degli Schiavoni, luogo dove la Repubblica Serenissima celebra i propri valori sociali, culturali ed economici. Il Sansovino, che aveva il proprio studio vicino alla Torre dell’Orologio a Venezia, da dove poteva osservare le diverse funzioni che si svolgevano nella piazza grande e nella piazzetta, ne avrà certamente tenuto conto nel progetto di villa Garzoni, assegnando al complesso degli edifici rustici, che in origine si sviluppavano su tre lati come in Piazza San Marco, le funzioni agricole e le lavorazioni artigianali connesse, mentre al cortile pensile all’interno del palazzo la funzione celebrativa dei committenti, come avveniva per la piazzetta veneziana.
Utilitas, venustas et firmitas, i tre principi base dell’architettura vitruviana trovano qui, a Pontecasale, il loro compimento.
Note bibliografiche
1) A. Foscari, M. Tafuri, Un progetto del San- sovino per il palazzo di Vettor Grimani a S. Sa- muel, “Ricerche di Storia dell’Arte”, n. 16, 1981, pp. 69-82. 2) C. Pedretti, Introduzione, in Leonardo da Vinci, Libro di pittura, Codice urbinate lat. 1270 nella Biblioteca apostolica vaticana, a cura di C. Pedretti e C. Vecce, Giunti, Firenze 1995, pp. 27- 29. Per l’amicizia tra Jacopo Sansovino e Sebastiano Serlio si veda: M. Tafuri, Jacopo Sansovino e l’architettura del ’500 a Venezia, Marsilio, Venezia 1969. 3) A. Foscari, M. Tafuri, Sebastiano da Lugano, i Grimani e Jacopo Sansovino. Artisti e committenti nella chiesa di Sant’Antonio di Castello, “Arte Veneta” annata XXXVI (1982), pp. 100- 123, nota n. 40, p.122. 4) Per una storia dell’architettura di villa Garzoni si veda: S. Longhin, Il complesso dei Garzoni a Pontecasale, “Quaderni di storia candianese” n. 3, 2002, pp. 57-84