Boscovecchio, da luogo dimenticato ad area naturalistica attrezzata
L’area del Boscovecchio e il progetto preliminare di rinaturalizzazione. Sono previsti interventi per la realizzazione di un percorso di visitazione, il posizionamento di strutture per il birdwatching e individuate aree per le attività sociali
“Schiribilla 40.0” è il nome del progetto che i Comuni di Masi e Badia Polesine stanno portando avanti sinergicamente insieme al WWF di Rovigo per rinaturalizzare un’area golenale dell’Adige
Nella generale cementificazione che negli ultimi anni ha riguardato l’intera nostra regione, può risultare consolatorio o comunque significativo sapere che esistono anche dei progetti di difesa e preservazione di alcune aree di pregio naturalistico. E’ il caso del Boscovecchio, una golena dell’Adige, a metà strada tra Masi, in provincia di Padova, e Badia Polesine, in quella di Rovigo, dove i rispettivi sindaci in sinergia con WWF di Rovigo, gli agricoltori dell’area interessata, il GAL Adige e due sensibili tecnici che si occupano di ambiente e territorio: il geometra Massimo Morelli, di Badia Polesine, e il geometra Massimo Rigobello, addetto all’Adige per il Genio Civile di Rovigo, stanno portando avanti un progetto di rinaturalizzazione dell’area. Si tratta infatti di un sito fluviale, completamente dimenticato dalla storia da quando un taglio ad opera degli ingegneri veneziani, il Taglio delle Rocche Marchesane, alla fine del XVII secolo, retificò l’andamento sinuoso del fiume in quella zona.
Così accadde che la terra un tempo padovana, finì con il trovarsi il fiume alle spalle per divenire, de facto, rodigina, ovvero raggiungibile, via terra, solamente da Badia Polesine. Infatti da sempre è accesa, tra le due comunità, la disputa su chi sia il proprietario di questa parte “emersa” di fiume, in realtà non appartiene a nessuno – o meglio, appartiene a tutti – visto che l’Adige rientra nella gestione demaniale affidata al Genio Civile, ma forse questo progetto è il modo più corretto per riappropriarsi almeno della sua natura, anche se il recupero non riguarda la stretta zona fluviale, ma un’area ben più vasta e che raggiunge il canale Ceresolo. Entrambi i cosi d’acqua sono soggetti a tutela ambientale, il primo quale Sito di importanza europea, il secondo ai sensi del Testo Unico 42-2004 quale bellezza paesaggistica italiana, vincoli che hanno permesso a questa zona di essere risparmiati dalla recente realizzazione della Valdastico Sud che raggiunge il tracciato della Transpolesana. Ma la fortuna di questa zona, davvero suggestiva per essere un luogo in cui si conservano le caratteristiche tipiche del paesaggio agrario presenti nella pianura veneta fino agli anni ’50 del Novecento, è la cura che anche i residenti vi ripongono. Il signor Giuliano Ferrighi, ad esempio, dopo aver arricchito di siepi una zona di Salvaterra, ha provveduto ad impiantare quattro ettari di terreno con altre piante da siepe dall’indubbio effetto paesaggistico e valore naturalistico a beneficio della fauna selvatica.