Gardin, il miele che nasce da un sincero rapporto di lavoro con le api
Un mestiere antico quello dell’apicoltore che oggi si fonda sempre più sul rispetto della natura e su un patto leale con le “operaie” dei fiori
Le api sono degli ottimi indicatori biologici perché segnalano il danno chimico dell’ambiente in cui vivono. Il destinatario di questo segnale è l’apicoltore che di conseguenza è diventato una sorta di guardiano dell’ambiente. Da tempo antichissimo, infatti, questo mestiere si basa in uno stretto rapporto tra uomo e natura, in un patto che ci lega a queste piccole creature capaci di produrre tanti alimenti genuini, e non solo, a patto però di prendersene cura e di aiutarle a vivere in un mondo che sembra aver dimenticato il loro ruolo nella natura e la loro importanza per la nostra stessa esistenza.
Alessandro Gardin è un apicultore di Barbarano che da 35 anni conduce la propria attività nel più profondo rispetto per l’ambiente, per le sue creature e per il miele di qualità: quello che, al contrario dei procedimenti di lavorazione industriale, è sottoposto ai migliori trattamenti artigianali. Ci ha spiegato parte dei segreti del suo mestiere e come nasce un buon miele naturale.
Il miele è un prodotto dell’uomo o delle api?
“E’ totalmente un prodotto delle api che ottengono dal nettare e dal polline. A tutti gli effetti è un prodotto di “trasformazione” che loro utilizzerebbero come alimento di riserva. Hanno la necessità di accumulare scorte di cibo, per affrontare i mesi senza fioriture, e per questo si industriano nel creare un prodotto che potremmo definire di lunga conservazione. E’ una cosa veramente straordinaria che ha pochi altri esempi in natura e in nessuno il risultato è così buono anche per l’uomo”.
Api, nettare e polline…ma poi come avviene questa trasformazione?
“Le api addette alla produzione del miele sono le cosiddette mellifere, aiutate successivamente dalle operaie. Alle prime spetta il compito di ricavare nettare e polline dai fiori, che prelevano usando la loro lingua, per poi depositarli nello stomaco. Una volta giunte nell’alveare rigettano la sostanza che viene così lavorata dalle api operaie (le bottinatrici) che la trasferiscono successivamente nei favi dell’alveare. Dopo diversi giorni l’impasto diventa finalmente miele e per conservarlo durante la stagione invernale gli insetti sigillano le celle con la cera. Finito l’arduo lavoro delle api, comincia quello dell’apicoltore che si suddivide in diverse fasi. La prima coincide con l’estrazione dei melari, per portarli in laboratorio e procedere così al prelievo del miele. In questa fase è necessario togliere le api e, per non danneggiarle, molti apicoltori ricorrono a un attrezzo chiamato “soffiatore”. Una volta stoccati i melari, è necessario togliere la cera che copre le diverse cellette e per farlo si procede manualmente con un apposito coltello. I telai possono così essere messi nello smielatore che con la sola forza centrifuga libera il miele dalle celle. Il prodotto artigianale subisce altre tre lavorazioni: la filtrazione, la decantazione e la schiumatura, ma si tratta di semplici attenzioni rivolte ad eliminare eventuali materiali e residui. La sua natura, non viene toccata, il miele nei vasetti è quello prodotto dalle api”.
Per l’apicoltore è comunque un lavoro che copre l’intero anno…
“Sì, la maggior parte del tempo la dedichiamo alle api, prendendocene cura, allevandole in modo semplice e naturale. Il lavoro parte con l’arrivo della stagione fredda, il periodo da novembre a febbraio è il più impegnativo per loro, perché soffrono le temperature basse e non essendoci fioriture devono contare sulle scorte accumulate. E’ qui che l’apicoltore dà una mano, “invernandole”. Ossia offrendo loro una casa, l’arnia, e verificando abbiano sufficienti scorte alimentari. Si tenga presente che il miele tolto era destinato alla loro alimentazione invernale e in più un favo pieno di miele è anche un ottimo isolante termico. Ecco quindi che se necessario somministriamo loro il “candito”: una miscela semisolida di acqua e zucchero a velo che integrerà la loro dispensa; riduciamo lo spazio interno all’arnia in modo da non dar loro un superlavoro riscaldando uno spazio superiore alle loro necessità. Di queste casette ne abbiamo 2.000″.
Duemila arnie, danno l’idea della mole di lavoro…
“Al numero possiamo aggiungere che a febbraio le controlliamo una ad una sistemandole e sostituendo le parti con problemi. Prima di aprile poi prepariamo l’alveare vero e proprio inserendo il melario, ossia una cassetta senza fondo ne’ coperchio destinato a contenere i favi in cui le api depositeranno il miele. E a questo punto della stagione dovremmo averle già posizionate in differenti luoghi, in ragione delle naturali fioriture, per ottenere le diverse varietà di miele della nostra offerta. Un lavoro decisamente impegnativo perché ci spostiamo in diverse regioni d’Italia, scegliendo sempre ambienti il più possibile incontaminati: evitiamo le aree dove nelle vicinanze si trovano zone industriali o inquinate e stando debitamente lontani da colture in cui si fa uso intensivo di sostanze chimiche. L’apicoltura – del resto – si fonda su un rapporto di collaborazione con questi piccoli meravigliosi animali. Rientra nel rapporto di lavoro che abbiamo instaurato con loro il risultato della nostra produzione”.
E il valore che deriva dal territorio Berico?
“La fortuna di vivere sui Colli Berici ci permette di giovare di un territorio in cui la natura è florida e molto varia. Posizionati a sud della città di Vicenza, questo sistema collinare si estende per una superficie di quasi 200 chilometri quadrati, in un alternarsi di vallette, rilievi e altipiani, che si alzano sulla pianura fino a superare i 400 metri. In questo territorio oltre alla viticoltura e l’olivicoltura vengono coltivati molti altri prodotti sia sulle pendici che sulla pianura circostante, vegetazione di una ricchezza unica, risultato di una lenta migrazione di flore, giunte anche da molto lontano. Quest’insieme di natura e agricoltura dell’uomo fa sì vi sia sempre un’ampia varietà di fioriture permettendo in questo modo di produrre diverse e selezionate tipologie di miele”.
La Curiosità. Il miele di melata
Il miele melata è un miele che le api non producono dal nettare di un fiore, ma elaborano dalle gocce di sostanza zuccherina che alcuni insetti – come la farfallina metcalfa – producono nutrendosi della linfa delle piante. Le api raccolgono questo liquido e con la loro consueta laboriosità lo trasformano in miele di melata. E’ meno dolce rispetto agli altri tipi di miele ed è perfetto per essere spalmato sul pane o per aromatizzare il latte, addolcire tè e tisane. Ottimo col mascarpone e in genere con i prodotti caseari freschi.
L’APE DI GARDIN
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