Pacifiche invasioni per trovare scampo dal freddo
In certi inverni può capitare che nelle nostre campagne si concentrino specie di piccoli uccelli poco conosciute alle nostre latitudini, come il Lucherino, l’Organetto o il Beccofrusone. Sono in cerca di cibo e di un riparo
Per gli appassionati di natura alcuni anni vengono ricordati per degli eventi particolari, in cui numerosissimi uccelli della stessa specie sembrano invadere alcune zone dove di solito non sono presenti e questo accade quasi sempre durante il periodo invernale. Legati a eccezionali migrazioni una specie che di solito passa dalle nostre parti con numeri limitati può ritrovarsi con centinaia di esemplari in zone circoscritte che ne permettono la sussistenza grazie a un’abbondanza di risorse alimentari particolari. Questo può essere il caso dei tordi ma anche di uccelli meno comuni come il Lucherino, diffuso in tutta Europa, ad eccezione delle estreme regioni del nord di Scandinavia e Islanda. Durante la stagione fredda, si trasferisce in Africa settentrionale ma anche in Europa meridionale. In Italia è nidificante localizzato, con popolazioni per lo più sedentarie, mentre come svernante risulta particolarmente diffuso e abbondante, talvolta con vere e proprie “invasioni”. Lungo circa 10 centimetri, un peso fino a 14 grammi e con un’apertura alare di 20 centimetri, il maschio presenta la fronte, la calotta e il sottogola di colore nero, elementi che risultano del tutto assenti nella femmina. Altro segno distintivo è il colore giallo della livrea, anch’esso maggiormente evidente nei maschi e come tutti gli uccelli granivori si nutre di semi, con particolare preferenza per i semi oleosi. Queste massicce presenze non seguono cadenze particolari e non passano molti anni senza che si verifichino.
L’inverno 2004-2005 sarà invece ricordato per la cospicua comparsa di Beccofrusoni, specie esclusiva del nord Europa, che ha interessato l’Europa centrale e l’intera catena alpina. Una lunghezza media di 18-20 centimetri, un peso pari a 50-60 grammi per un’apertura alare di 35 centimetri, con il suo piumaggio, il disegno nero del capo e della gola e il vistoso ciuffo, il Beccofrusone è unico nel suo genere. Negli anni con una buona offerta di bacche di Sorbo degli uccellatori la maggior parte degli uccelli sverna nelle regioni nordiche di nidificazione o poco più a sud. In caso di carenza di bacche, la specie effettua grandi migrazioni che possono portarla fino al bacino mediterraneo. Un tempo, l’apparizione imprevedibile, a volte in massa, di questi uccelli veniva ritenuta un presagio di guerre o pestilenze. Ogni 10-15 anni danno luogo a spettacolari invasioni che interessano l’Europa centro meridionale; si ricorda quella del 1990-91 ma invasioni eccezionali sono note sin dal tardo Medioevo. Eccoli quindi apparire nei nostri boschi e giardini, ad animare piante e cespugli con i loro colori e gli inconfondibili trilli, a cibarsi di mele e bacche. Si fermano sino a marzo, eccezionalmente sino all’estate, per poi ripartire verso le fredde foreste del “Grande Nord”.
Nell’inverno del 2017-18 anche il Veneto è stato interessato da un’invasione di piccoli Organetti, uccelli montani che arrivano in pianura raramente e con numeri limitati. Dalle dimensioni di un Cardellino, il maschio in abito riproduttivo presenta parti superiori brune, fronte rossa brillante, piccola macchia nera sul mento e petto con tonalità rosate. La femmina manca del rosso su gola e petto, sostituito da bianco sporco sfumato di marrone. La forma nominale flammea è presente nelle regioni settentrionali di tutto il continente eurasiatico, da Norvegia e Paesi baltici ad oriente sino alla Kamchatka, mentre la sottospecie cabaret è presente nel Regno Unito e nelle regioni dell’Europa centro-occidentale ed orientale.
L’inverno scorso molti esemplari di Organetto hanno effettuato una migrazione altitudinale spostandosi a quote più basse, fino al mare e il fenomeno ha interessato tutto il nord Italia
Sulle Alpi italiane in particolare è legato ai boschi di conifere, con una certa predilezione per il Larice; predilige i versanti umidi e freschi ed è presente con una certa uniformità nelle località adatte in quasi tutte le valli alpine dal Cuneese (Alpi Marittime) al Friuli Venezia Giulia (Alpi Giulie), pur con differente abbondanza; nidifica abitualmente su conifere, a quote poste tra i 1.400 e i 2.200 m, con maggior diffusione sopra ai 1.700 m. Nell’ultimo inverno molti esemplari hanno effettuato una migrazione altitudinale spostandosi a quote più basse, fino al mare e il fenomeno ha interessato tutto il nord Italia. Se trovano cibo possono rimanere a lungo nella zona e spesso si presentano a frotte per mangiare in orari prestabiliti ed è anche facile vederli, data la loro noncuranza nei confronti dell’uomo. In queste zone dove si concentrano possono trovare alcuni cibi a loro graditi come i semi di conifere e betulla ma non disdegnano anche i capolini delle asteracee, presenti negli incolti. Quindi attenzione ai visitatori invernali, possono offrirci spettacoli che non scorderemo per anni.