La Ghiandaia, uccello intelligente che semina alberi
In paesi come il Portogallo questo amico con le ali viene sostenuto per rimboschire le foreste bruciate. Vengono creati dei depositi di ghiande per permettere alle Ghiandaie di accumularle e spostarle su un vasto territorio per far rinascere la foresta
La Ghiandaia è uno degli uccelli che più amano gli ambienti boscosi, è chiassosa, ingegnosa e sfuggente. Lunga circa 34 centimetri per un’apertura alare di circa 53 centimetri ha un peso che può raggiungere i 170 grammi e viene chiamata in dialetto Gaia o Gasa rossa. Maschio, femmina e giovani sono praticamente indistinguibili tra di loro ma è una specie inconfondibile poiché la colorazione di base è bruno fulva, occhi chiari con fronte bianca screziata di nero, due fasce nere come baffi che dal becco, pure questo nero, si estendono alle guance, la gola è bianca e ha una cresta che solleva quando assume un atteggiamento di difesa del territorio.
Ha un variegato repertorio di suoni e spesso imita il verso di altri uccelli, ma emette anche miagolii e rumori di origine artificiale
Le ali superiormente hanno alcune penne azzurre con screziature nere, tipiche della specie, la coda è nera e fa da forte contrasto con il groppone bianco. Si nota facilmente in volo mentre quando è posata, grazie anche a questa colorazione mimetica, sfugge spesso all’osservazione, specie se nascosta tra le fronde degli alberi e arbusti. Appartiene ai corvidi ma tende a essere solitaria e pur essendo in grado, in particolari condizioni, di coprire grandi distanze, non si aggrega tranne che in autunno quando si formano piccoli e chiassosi gruppi, per lo più di origine familiare, per superare meglio la stagione fredda. Ha un variegato repertorio di suoni che spesso non la rende facilmente riconoscibile: infatti imita il verso di altri uccelli ma emette anche miagolii e rumori di origine artificiale. Spesso emette il verso di rapaci come la Poiana per ingannare i conspecifici e allontanarli dalle risorse trofiche o per difendere la prole.
Presente in gran parte del continente europeo, Asia e Nord Africa, fatta eccezione per i climi eccessivamente rigidi e per le aree poste oltre il limite della vegetazione arborea. In Italia è sedentaria con una distribuzione piuttosto ampia dal settore alpino, fino ai 1.800 metri di quota, al resto della Penisola. Predilige le aree dove è maggiore la copertura boschiva e negli ultimi anni si è verificata un’espansione verso la zona di pianura, dove frequenta aste fluviali, boschi igrofili, sponde di canali ove siano presenti alberi o arbusti, parchi di ville anche isolati, siepi, scarpate ferroviarie, zone umide con vegetazione naturale. Risulta assente dalle aree di pianura condotta con tecniche colturali intensive e particolarmente povera di vegetazione naturale. Tuttavia in alcune zone risulta presente anche in frutteti a coltivazione intensiva purché prossimi a lembi anche limitati di vegetazione spontanea, frequenta e si riproduce anche nelle aree verdi urbane.
Posandosi sopra i formicai si fa letteralmente cospargere di acido formico per eliminare i parassiti. E’ il cosiddetto “bagno di formiche”
A inizio aprile le coppie costruiscono tra gli alberi un nido dalla forma piatta a un’altezza di circa 2 metri dal suolo con rami e fili di fieno, l’interno viene ammorbidito con radici sottili e muschio. La femmina depone dalle 5 alle 7 uova una volta l’anno e la fase riproduttiva va dalla fine di aprile a giugno. La coppia, monogama e con un legame che dura spesso tutta la vita, si da il cambio nella cova per 16-17 giorni, mentre i pulcini restano nel nido, dopo la schiusa, per circa 19-20 giorni. La dieta è composta da uova, pulcini, topi, grandi insetti e larve. Per arricchirla, non disdegna alimenti vegetali come ghiande, castagne, noci, patate, mele, fichi, bacche e cereali. Si distingue per essere un uccello con grandi capacità di apprendimento, così come altre specie di corvidi, avendo un indole curiosa che la porta spesso ad avvicinarsi alle zone più antropizzate ma sempre attenta e diffidente. Spesso effettua il cosiddetto “bagno di formiche” posandosi sopra i formicai e, con le ali dispiegate, si fa letteralmente cospargere di acido formico per facilitare l’eliminazione dei parassiti dal piumaggio che diventa più luminoso e per un periodo meno parassitabile. Mostra inoltre una serie di comportamenti che la fanno definire una vera giardiniera dei boschi.
Molto attiva nello stipare il cibo in eccesso, specie le ghiande, in numerosi nascondigli posizionati sotto le cortecce degli alberi o in buche nel suolo del suo territorio in un ampio raggio che può raggiungere fino ai 20 km di distanza dal sito di raccolta. Badando bene di non essere osservata da altri esemplari durante tale operazione, tali provviste vengono accumulate in ogni stagione, con picchi verso la fine dell’estate, allo scopo di far fronte agli eventuali rigori dell’inverno con scorte di cibo adeguate. Un singolo esemplare può seppellire circa un migliaio di ghiande ogni anno che naturalmente non tutte verranno utilizzate e da cui potranno quindi nascere nuove piante. Questo ha fatto sì per esempio che prima dell’intervento umano le Ghiandaie sono state il principale vettore d’espansione della farnia e del leccio verso nord subito dopo la fine dell’ultima era glaciale. Ci sono paesi come il Portogallo che sostengono le popolazioni di Ghiandaie come contromisura per rimboschire le foreste bruciate creando dei depositi di ghiande per permettere a questi uccelli di accumularle e spostarle su un vasto territorio, riuscendo a far rinascere una foresta.
solo cenere.