Il nido fuori stagione
Che “una rondine non fa primavera” è sempre più vero, i cambi climatici, infatti, stanno sempre più rivoluzionando la presenza degli uccelli in determinate stagioni e anche il calendario delle nidificazioni
I cicli vitali sono strettamente legati al mutare delle stagioni ma negli ultimi anni alle nostre latitudini sembra non solo che non ci siano più le mezze stagioni ma addirittura sia difficile distinguerle, basandoci sul confronto tra le date del calendario e la realtà climatica che viviamo. Per gli animali sono importantissime le temperature sulle quali regolano il comportamento riproduttivo e l’avifauna ci sta indicando con esempi sempre più frequenti di quella che una volta veniva definita “eccezionale nidificazione fuori periodo”. Alcune recenti osservazioni possono farci meglio comprendere quello che sta succedendo.
La Cinciallegra è un piccolo e colorato passeriforme presente da noi tutto l’anno tanto in città quanto in campagna. Si riproduce in cavità, naturali e artificiali, di norma da aprile a luglio, portando a termine generalmente una o due covate. Spesso usufruisce di casette nido artificiali posizionate in giardini o su case, visto che è una specie che ha poco timore dell’uomo. Il 6 dicembre 2019 si è involata da un coloratissimo nido artificiale posto al terzo piano di una casa a Marcon (Ve) la terza nidiata di una coppia di Cinciallegre. Questa coppia ha deposto in ottobre-novembre le uova e grazie alle temperature ancora elevate in quel periodo ha avuto successo nell’impresa.
Altra recente osservazione è quella che ho effettuato nel Delta del Po il 29 dicembre 2019 su una coppia di Svassi maggiori, una specie legata agli ambienti acquatici. Per questa specie il periodo della riproduzione inizia tra la fine di febbraio e marzo, con in seguito la cova su nidi galleggianti e nel corso dell’anno possono portate a termine 1 o 2 covate con pulcini precoci e semi-nidifughi, accuditi da entrambi i genitori. I giovani sono in grado di volare ad un’età superiore alle 10 settimane, ma vederne due ancora imploranti e alimentati dai genitori a fine anno mi ha sorpreso.
Questi due sono casi isolati?
Segnalazioni di nidificazioni precoci o tardive arrivano da tutta Italia.
Uno dei primi uccelli nidificanti è l’Allocco, un rapace notturno che inizia la riproduzione a partire da gennaio-febbraio, anche se nel passato sono stati osservati casi sporadici di anticipi su queste date: ora non è poi così raro trovare giovani che abbandonano il nido in dicembre! Gli Aironi cenerini sono i primi ardeidi che nidificano ma negli ultimi anni sembra sia in atto un anticipo di circa un mese rispetto alla norma. Monitorandolo in più anni nelle garzaie, luogo in cui nidificano collettivamente diverse specie di aironi con abitudini coloniali, si è visto che la deposizione e la nascita non ha luogo in marzo-aprile ma a febbraio-marzo.
Anche tra i grandi rapaci si segnalano quest’anno alcune coppie di Grifoni già in cova a gennaio e, a detta degli studiosi che seguono le colonie nidificanti in Italia, in anticipo di almeno un mese sulle date “canoniche” di inizio nidificazione per una specie che ha un ciclo riproduttivo tra i più lunghi tra gli uccelli. Già da novembre devono iniziare a difendere e sistemare il vecchio nido o costruirne uno nuovo, nel caso decidano di spostarsi. In dicembre-gennaio i grifoni volano con rami nel becco, destinati a risistemare la grande piattaforma del nido dove per oltre otto mesi si svolgeranno le loro principali attività, devono fare in fretta se vogliono che i giovani siano pronti al volo a fine estate; ritardare significherebbe farli volare in autunno con condizioni molto peggiori per il volo e la ricerca del cibo.
Il professor Telmo Pievani ci dice che probabilmente alla fine noi sulla Terra ci resteremo, il problema è come ci resteremo
Queste osservazioni possono essere considerati indicatori di un cambio di temperatura nell’arco annuale e gli animali, come sempre, cercano di adeguarsi e adattarsi: chi non lo fa è destinato alla scomparsa. E la specie Uomo saprà adattarsi? Nel 2019 è uscito il libro ““La Terra dopo di noi” di Telmo Pievani, professore ordinario presso il Dipartimento di Biologia dell’Università di Padova, in cui ci propone un esercizio: immaginare il nostro pianeta senza i sedicenti sapiens. Pievani ci dice che probabilmente alla fine noi sulla Terra ci resteremo, il problema è come. Se l’umanità non scomparirà vivrà in condizioni sempre peggiori e dato che siamo l’unico fattore di forte perturbazione della biosfera che ha coscienza di esserlo il primo atto, consapevoli che il pianeta ha fatto a meno di noi in passato e potrebbe fare a meno di noi in futuro, è quello di assumerci piena cognizione delle conseguenze delle nostre azioni.