Armido Boscolo esalta gli umili fasolari

Al ristorante Minerva di Sottomarina il buon mollusco dell’Alto Adriatico viene declinato in più modi. Punto forte del locale anche la tradizionale “Luserna incovercià”
Con i fasolari realizza piatti originali. Sì perché il buon mollusco dell’alto Adriatico è ancora tutto da scoprire nella nostra cucina di tradizione. Gran parte del prodotto, raccolto in profondità, finisce al Sud… e da noi in genere viene consumato soltanto crudo (buonissimo, peraltro). Armido Boscolo Camiletto è un ristoratore che ama la storia del proprio territorio, ma che non disdegna qualche leggera rivisitazione. Lui “marinante”, ovvero chioggiotto di Sottomarina, dopo il diploma all’Alberghiero di Adria e un lungo peregrinare nella zona (prima al Granso Stanco, poi al Grande Delta e in altri locali di Rosolina) è approdato, quasi fosse un segno del destino, a Sottomarina, dove proprio a due passi dalla spiaggia quattro anni fa ha preso in gestione il ristorante “Minerva”. Al suo fianco la moglie Daniela, che è pordenonese di Andreis, borgo famoso per gli alberi di Natale. Collaborano anche la sorella gemella Nadia e il marito Fabrizio. Locale di tono molto estivo che però d’inverno (è aperto tutto l’anno) regala un’intimità particolare. Dalla terrazza si sente il frangersi delle onde.
In menu c’è tutta la tradizione e anche di più. Così non ci sono equivoci, una scelta di campo che paga sempre. Lo ammette lo stesso Boscolo: “Qui arrivano anche da Ferrara e da Verona per gustare le vongole in “cassopipa”, gli spaghetti allo scoglio e la grigliata di mare”. Scegliamo un percorso di tradizione, naturalmente, con le varie declinazioni dei fasolari. Prima fritti con la polentina bianca morbida (che delizia, davvero, anche per il gioco di consistenze), poi in polpettina servita nella conchiglia e insieme a delle deliziose seppie al nero; quindi in saor. Un trittico nel complesso interessante. Seguono i tagliolini del pastificio artigianale Garbin con la polpa di granseola, serviti nel carapace del grande crostaceo: ottimi. Infine il piatto che entusiasma di più il cuoco “marinante”: la “luserna incovercia”, prelibatezza della più schietta tradizione chioggiotta. Armido Boscolo Camiletto sa come trattare la gallinella di mare, la “luserna” appunto: prima viene passata per qualche minuto sulla griglia e poi tagliata per lungo a filetti viene sottoposta a una cottura lenta (fornello al minimo) in una grande padella coperta (per “pipare” il giusto), impreziosita dal proprio sugo, d’aceto e vino bianco, e poi profumata con dell’aglio e infine del prezzemolo a fine cottura. Non manca la polenta. Oltre alla gallinella servite anche due trigliette fresche di mercato. Infine il dolce di zucca, buonissimo e anche bello da vedere. Ripetiamo: cose semplici fatte bene.
Sei piatti sono sufficienti per capire che il cuoco del Minerva vuole mostrarsi per quello che è: un appassionato cultore delle cose semplici e genuine. Pesci, crostacei e molluschi del proprio mare. Il prodotto lo conosce bene e le tecniche di cottura tradizionali pure. Nessuna volontà di stupire con effetti speciali, semmai di emozionare con piatti e prodotti in voga un tempo, che parlano alla memoria e talvolta emozionano. La carta dei vini è quanto basta per accompagnare le pietanze in menu. I prezzi sono nella media, onesti, non proibitivi dunque. Una bella esperienza. Da tornarci per assaggiare anche altri piatti che ricordano Chioggia a noi gente di pianura, che il mare lo vediamo una volta tanto. Sognando ad occhi aperti, anche d’inverno.