Il Ghetto di Padova tra storia, cultura e attualità

La “Pesach”, ossia la Pasqua ebraica, ci ha offerto lo spunto per andare a recuperare una pagina della nostra storia che parte dalla fine del Medioevo e arriva ai giorni nostri
Tra le strette vie che collegano Piazza delle Erbe, Piazza Duomo e via Roma esiste un luogo denso di storia e cultura, dove si snoda un percorso fatto di persone comuni e realtà commerciali che hanno caratterizzato la storia di Padova: stiamo parlando del Ghetto ebraico.
Situato nel cuore del centro storico della città, il ghetto è un luogo che nasce con questo nome solo a partire dal XVII secolo.

Il Ghetto ebraico di Padova si trova tra Piazza delle Erbe, Piazza Duomo e via Roma
Ma partiamo dalle origini.
Le prime famiglie ebraiche arrivarono a Padova nei primi decenni del XIII secolo, richiamate dalla dinamicità della città e dalla sua necessità di risorse finanziarie
La sicurezza politica a cui era giunta Padova nel XII secolo, portò alla formazione di un primo nucleo mercantile presente tutt’oggi nelle Piazze. La rinnovata fiducia nelle istituzioni pubbliche consentì investimenti in varie attività. Seguirono nello stesso secolo la presenza di Sant’Antonio, che oltre a portare numerosi fedeli in città, portò ricchezze ed investimenti, collegati al grande cantiere di Piazza del Santo. Tra il 1218-19 venne edificato il Palazzo della Ragione, mentre nel 1222 nacque l’Università. Questi tra gli esempi più eclatanti a dimostrazione del ruolo che aveva assunto Padova, una delle città più attive nell’entroterra veneto, in grado di attrarre persone da ogni parte d’Europa. Con questa vivacità c’era sicuramente bisogno di disponibilità finanziarie. Non mancano infatti le figure di banchieri/usurai, tra tutti quella degli Scrovegni, committenti dell’omonima cappella giottesca.
È in questo dinamico contesto che giungono a Padova i primi ebrei, con alle spalle secoli di esperienza nel settore bancario.
Questi infatti godevano del diritto di poter praticare l’usura senza incorrere nella scomunica, a dispetto dei cristiani: a questi infatti era stato proibito dal Concilio Laterano III del 1179 qualsiasi attività di prestito.
Giunti inizialmente nelle campagne padovane, gli ebrei si spostarono in centro città, instaurandosi nelle zone adiacenti alle Piazze, dove per l’attività di mercato i loro servizi “bancari” erano più richiesti. Oltre a questa occupazione, si dedicavano al commercio di tessuti, metalli preziosi e altri prodotti “rari” che fornivano grazie ai legami che mantenevano con le comunità ebraiche sparse in Europa, un po’ le stesse attività che troviamo oggi passeggiando in via Solferino.
Padova fu quasi sempre una città tollerante. Le cose cambiarono nel 1405, quando la Serenissima conquistò l’entroterra veneto: gli ebrei persero il diritto di cittadinanza e la facoltà di comprare beni stabili, obbligati a vendere quelli già in loro possesso. Nonostante l’azione veneziana, il loro ruolo di banchieri non venne meno, (grazie agli squattrinati studenti universitari), anzi il nucleo ebraico di Padova divenne tra i più prestigiosi del nord Italia (in virtù dell’Università).
Quando la Serenissima conquistò l’entroterra veneto: gli ebrei persero il diritto di cittadinanza e la facoltà di comprare beni stabili, obbligati a vendere quelli già in loro possesso
Non si persero d’animo neanche quando Venezia decise di segregarli nel quartiere delimitato da Piazza delle Erbe, via Roma e Piazza Duomo: dal 1602 fino al 1797 gli ebrei vissero nel ghetto, dal veneto gètar, ossia fondere (il primo ghetto della storia venne creato proprio a Venezia nei pressi di una fonderia).
Fu poi con l’arrivo di Napoleone che il Ghetto venne aperto: iniziò così un periodo felice di convivenza in cui gli ebrei si integrarono sempre più nella vita cittadina.

Leone Wollemborg fu un finanziere e Ministro della Finanza del Regno d’Italia, durante il governo Zanardelli. A lui si deve la creazione della prima cassa rurale d’Italia
Sono molti infatti gli ebrei illustri che hanno contribuito in epoca moderna allo sviluppo di Padova. Leone Wollemborg ad esempio fu finanziere e politico padovano, a cui si deve la creazione della prima cassa rurale d’Italia: troviamo la sua casa natale in via del Santo, nell’omonimo edificio che oggi ospita il primo Museo di Geografia in Italia. Leone Romanin Jacur, presidente della Comunità israelitica di Padova, a lui si devono i lavori di bonifica nel Delta del Po. Come non ricordare poi Giacomo Levi Civita, sindaco di Padova dal 1904 al 1910, che consentì l’acquisizione della Cappella Scrovegni, scongiurando la vendita degli affreschi di Giotto a stranieri (così infatti volevano fare i Foscari, proprietari veneziani della cappella dal 1500): fu definito alla sua morte come il sindaco più benemerito, geniale e intraprendente di Padova.

Giacomo Levi Civita, sindaco di Padova dal 1904 al 1910. Fu definito alla sua morte come il primo cittadino più benemerito, geniale e intraprendente di Padova
E ancora Enrico Levi, unico cadetto della flotta italiana, da cui poi venne espulso nel 1939 e costretto ai lavori forzati a Padova. Da qui partì la sua pedalata nel 1943, per giungere ad Anzio e collaborare con la Resistenza e favorire lo sbarco degli Alleati. Una volta arruolato nella Royal Navy inglese, fu sempre lui che per primo portò 37 ebrei in Palestina nel 1945.

Enrico Levi dopo essere stato un militare impiegato nella flotta italiana si impegnò nella resistenza. In bicicletta raggiunse Anzio dove iniziò a lavorare per favorire lo sbarco degli Alleati
Con l’avvento del Fascismo infatti le cose cambiarono, fino ad arrivare alle deportazioni di massa nei campi di concentramento. Furono ben 46 gli ebrei padovani internati nei lager nazisti: le famiglie Gesess, Foà, Coen, Ancona e Ducci, Marcello Levi Minzi, Gemma Bassani, i fratelli Parenzo, Paolo Tolentino, Giuseppe Kròo, Nora Finzi, Giorgio Arany, Augusto Levi e Alberto Goldbacher. Questi i nomi che dal 2019 troviamo sparsi in tutta la città attraverso le Pietre d’Inciampo, sampietrini che vogliono ricordare le vittime di questa tragica pagina di storia.
Nel 2016 è stato inaugurato il Museo della Padova Ebraica con lo scopo di raccontare ai visitatori la cultura israelitica attraverso laboratori, visite didattiche, presentazioni, approfondimenti e mostre temporanee
Oggi Padova è una città che non dimentica e lavora per creare un futuro migliore, lo si può vedere camminando tra le vie del quartiere. Nel Ghetto infatti sono attive una serie di iniziative che promuovono la cultura ebraica. Nel 2016 è stato inaugurato il Museo della Padova Ebraica con lo scopo di raccontare ai visitatori la cultura israelitica attraverso laboratori, visite didattiche, presentazioni, approfondimenti e mostre temporanee dedicate all’ebraismo nelle sue diverse declinazioni. È infatti a loro che si deve l’iniziativa delle Pietre d’Inciampo. Accanto al Museo, troviamo poi l’associazione “INGHETTO”, attiva dal 1995: questa si occupa di promuovere il quartiere attraverso varie attività che coinvolgono gli abitanti e gli esercizi presenti nella zona.

Il Museo della Padova Ebraica
Se si passeggia oggi sotto gli stretti portici del Ghetto, si respira un clima rilassato, interrotto da qualche risata di chi prende l’aperitivo. È difficile pensare che non molto tempo fa questo luogo così tranquillo e appartato fosse un quartiere di segregazione. Oggi gli ebrei a Padova sono circa 200, vivono ancora nelle stesse case. Sembra quindi impensabile che nel 2020 ancora si verifichino episodi d’intolleranza nei confronti di queste comunità.
La paura del diverso non può veicolare messaggi razzisti, è proprio dalle diversità che dobbiamo partire, le differenze devono essere il motore di un miglioramento costante, e iniziative culturali come quelle proposte da varie comunità locali possono fare la differenza.
A questo proposito è da segnalare l’iniziativa proposta dal Museo, e speriamo ripetibile in tempi migliori, dedicata alla scoperta del Ghetto di Padova, che attraverso un aperitivo culturale, accompagna i curiosi tra le vie del quartiere, di palazzo in sinagoga.
Questo articolo è stato scritto da Aurora Bonetto