Autunno è sinonimo di sazietà, ma attenzione alle cadute
Alla fine della stagione agricola è tempo di bilanci, godendosi i frutti del raccolto
Le parole sono scrigni da aprire, ma richiedono la chiave giusta. Ci sono termini di uso comune, che nascondono un significato profondo, un autentico tesoro, a volte inaspettato. Scoprirlo non è sempre immediato, perché richiede la conoscenza di altre lingue, spesso antiche (il latino, il greco, ma anche l’antico germanico e il sanscrito), e di fenomeni connessi alla formazione delle parole e all’evoluzione di un idioma: caso per caso, bisogna saper riconoscere la radice, l’elemento portatore di significato. “Estate” deriva direttamente dal latino “aestas”, termine che indica la stagione della calura (in latino “aestus”) e che ha la stessa radice del vulcano “Etna” e della regione africana “Etiopia”. Nulla di singolare se d’estate fa un caldo africano.
“Autunno” significa incremento della ricchezza
L’origine di “autunno” è meno lineare, ma ci viene in soccorso un’opera sul significato delle parole, risalente al secondo secolo dopo Cristo: il “De verborum significatu”. Dell’autore, un certo Sesto Pompeo Festo, non sappiamo quasi nulla e il testo è noto solo nella forma sintetica, redatta da Paolo Diacono tra l’ottavo e il nono secolo per Carlo Magno. In ogni caso, l’informazione riguardo l’autunno è chiara: “alcuni ritengono che l’autunno (autumnus) sia chiamato così, per il fatto che allora le risorse degli uomini aumentano (augeantur), una volta che i frutti dei campi sono stati raccolti”. Secondo questa spiegazione, dunque, il termine “autunno” insiste sull’incremento della ricchezza, che deriva dal raccolto. Altri hanno ipotizzato un legame con il sanscrito “avati”, che significa saziarsi, godere: evidentemente, ancora una volta, effetto della produzione agricola.
Autunno simbolo di caduta
In modo più neutro, il tedesco “Herbst” è collegabile alla stessa radice dell’inglese “harvest”, raccolto, senza alcuna allusione né all’opulenza né alla sazietà che può derivarne. E, se in inglese si predilige generalmente la parola di derivanzione latina “autumn”, in americano e in certi contesti sta diventando sempre più comune il termine di origine germanica “fall”, nome che coincide con il verbo che significa “cadere”. L’uso di questa parola rinvia al moto apparente del sole, che durante il giorno sembra scendere verso l’orizzonte, tracciando in cielo una traiettoria di giorno in giorno più bassa. È il periodo in cui dai rami degli alberi cadono prima i frutti maturi e poi le foglie secche. In tutto questo si può leggere anche, in chiave simbolica, un monito, un avvertimento: bisogna essere preparati all’eventualità che il raccolto sia scarso, per evitare le conseguenze di una caduta disastrosa.
L’autunno è un’immagine della complessità
Tra ricchezza o rovina, l’autunno è comunque uno dei momenti dell’anno in cui è inevitabile fare bilanci: tirare le somme, fare le differenze, calcolare guadagni e perdite. Ma non basta un segno più o un segno meno a decretare il responso finale. Anche i numeri, come le parole, vanno interprepretati alla luce delle aspettative, delle potenzialità, degli imprevisti, della qualità del risultato. Al contrario di ogni semplificazione banalizzante, l’autunno è un’immagine della complessità.