“Santa Candelora, da l’inverno sémo fora”

Nel cuore gelido e luminoso dell’inverno, in attesa che la stagione fredda finisca
Dal 21 dicembre al 21 marzo, l’inverno dura circa novanta giorni. Dopo il solstizio, le giornate iniziano lentamente ad allungarsi, ma questo periodo è statisticamente quello in cui si registra la temperatura media più bassa dell’anno. Il sole, quando riesce a farsi largo fra le nuvole e la nebbia, è visibile per un tempo maggiore, ma non riscalda ancora abbastanza. Così la tradizione vuole che gli ultimi giorni di gennaio, detti anche “giorni della merla”, siano proprio i giorni più freddi dell’anno. Ai bambini spesso si racconta ancora oggi la leggenda del candido uccello che, per sfuggire all’imprevisto rigore di quelle giornate, trovò rifugio in un camino: si salvò, ma il suo piumaggio diventò completamente nero. Un erudito toscano di metà Settecento, Sebastiano Pauli, nel suo libro “Modi di dire toscani ricercati nella loro origine” ignora questa storia o la passa sotto silenzio, proponendo due possibili spiegazioni ben più razionali: la denominazione popolare si legherebbe a un cannone, chiamato “Merla”, oppure a una nobildonna della famiglia “de Merli”. Entrambi proprio negli ultimi giorni di gennaio riuscirono ad attraversare da riva a riva il fiume Po, completamente ghiacciato e capace di sostenere il loro peso.
Comunque sia, i “giorni della merla” precedono immediatamente la “festa delle candele”, in latino festum candelorum (forma erronea di “candelarum”), il 2 febbraio. La Madonna “Candelora” è una ricorrenza del calendario liturgico cristiano, che coincide proprio con il cuore dell’inverno: a quaranta giorni esatti dal Natale si ricorda la presentazione di Gesù al tempio e il contestuale rito di purificazione della Vergine. Secondo il Vangelo di Luca, il vecchio Simeone avrebbe indicato il bambino come “luce per illuminare le genti” e durante le celebrazioni della “Candelora” si benedicono e si portano in processione delle candele che i fedeli, nella tradizione contadina, conservano a casa per riaccenderle durante l’anno contro le calamità naturali o le malattie. E già il giorno seguente, il 3 febbraio, in occasione della festa di San Biagio, il prete ne usa due: incrociate e apposte alla gola, tengono lontani i mali di questa parte del corpo.
Secondo alcuni proverbi diffusi in molte regioni italiane, e anche all’estero, la “Candelora” è il momento per fare una previsione meteorologica per la seconda metà dell’inverno, per i quaranta giorni successivi. Ma la saggezza popolare ha elaborato in questo caso delle formule ambigue: già dall’inizio di febbraio potrebbe terminare il periodo più freddo (“Da la Madona Candelora de l’inverno semo fora”), ma le temperature rigide potrebbero persistere ancora a lungo, sia che il 2 febbraio il tempo sia brutto (“ma se piove e tira vento de l’inverno semo drento”), sia che sia sereno o parzialmente sereno (“ma se ghe xè sole o solesèlo ghe ne xè ancora un bel fasèlo”). Di fronte a tanta incertezza non resta che affidarsi alle parole del poeta latino Orazio: è inutile interrogare il cielo per prevedere un futuro lontano, è più saggio vivere giorno per giorno, volgendo lo sguardo in avanti per uno spazio di tempo limitato ed evitando di alimentare speranze a lungo termine. E lasciarsi scaldare da un camino (senza il rischio di finire anneriti), o magari da un po’ di vino, al lume delle candele, in attesa del disgelo.