A Natale, paese che vai tradizione che trovi

Ogni angolo del mondo ha i propri piatti per onorare la Santa Festa, dal pesce alla renna e dall’oca al panettone…la tavola è il trait d’union che lega le famiglie
Sarà Natale e nel pieno rispetto dei tempi di attesa previsti da centinaia di secoli e non come la nota fabbrica di salotti che ha lanciato spot natalizi a settembre. Comunque sia, s’è fatto il tempo di pensare al menù e a cosa mettere in tavola per la festa del Bambin Gesù. Una ricorrenza, quella del Natale, che per quanto riguarda il piacere del convivio nel giorno di festa per eccellenza non conosce confini, men che meno quelli che segnano le basse terre padovane e del Veneto intero. Ed ecco che allora, per questa volta, usciamo dai confini regionali per inoltrarci in tradizioni e ricorrenze che allietano il palato e gli spiriti nei giorni di Natale in giro per il mondo. Nel nord del globo, in Finlandia, a Rovaniemi, terra lappone dove risiede Babbo Natale, in tavola compare il “gravlax”: una marinatura a base di sale, zucchero e aneto che viene usata in particolare per il salmone. Il pesce, infatti, è il re dei pranzi di Natale a queste latitudini, comprese le sue uova, accompagnato spesso da patate dolci, stufati di carote, insalate di barbabietola o alla russa e, vera leccornia tra le “carni rosse” la renna accompagnata “puolukat” (salsa di mirtilli rossi). Ma in Finlandia i pranzi non finiscono mai senza i tradizionali biscotti chiamati “piparkakku”: paste a forma di stella di Natale guarnite con marmellata.
Anche qualche meridiano più a Ovest, in Svezia, il pesce è la materia prima prevalente nei banchetti, magari accompagnato con prosciutto cotto, riso al latte e polpettine sempre al prosciutto. La bevanda tradizionale, come in Finlandia, anche qui è il “Glögg”: una sorta di vin brulé con mandorle, uva sultanina e cannella; come dolce natalizio: biscotti allo zenzero e cannella. Ben più sostanziosi i dolci sulle tavole d’Inghilterra dove spicca il “Christmas pudding”. Una ricetta dalle origini molto antiche che prevede l’inserimento nell’impasto anche di monetine di buon auspicio e l’uso di servire questo dolce insieme al rum o al “brandy butter” alla fine di un pranzo che di norma comincia nella prima mattinata, così da finire in tempo per il discorso della Regina alle tre del pomeriggio. Prima del dolce viene servita l’anatra arrosto, talvolta sostituita dal tacchino, e le “chipolatas”, salsicce avvolte nel bacon, vero e proprio must della tradizione.
“Escargot”, ostriche, salmone e grandi vini, invece, sulle tavole di Francia, dove compaiono pure carni di “poulet rôti”, il nostro pollo arrosto, e l’oca o il tacchino servito con le castagne. Il dolce tipico è il “buche de Noel”, che noi chiamiamo tronchetto di Natale. Molto diffuso però è pure la “galette des Rois”, la torta dei re: un dolce di pasta sfoglia ripieno di crema di mandorle che nasconde all’interno una figurina di gesso colorata. Chi la trova diventa regina o re di casa per un giorno. In Spagna, le pietanze tradizionali del Natale vanno da una ghiotta zuppa a base di carne e verdure, la “escudella y carn d’olla”, al tacchino al forno con frutta glassata. Tra i dolci, il torrone e il “polvorones”, un dolcetto di pasta friabile fatto con il cocco. Anche in terra di Croazia, a nordest del nostro Veneto, il Natale è una festa importante e il cenone è particolarmente ricco: frittelle con grappa e limone, ad esempio, o “salata za zrno u hrvatskoj” (insalata di cereali e legumi) prima di passare alle carni di tacchino e pollo serviti con gli involtini di cavolo.
Ancora a Nordest, oltre le Alpi, dove a Natale e Capodanno ancora aleggia lo sfarzo Austro-Ungarico, ogni cena o pranzo di Natale inizia sempre con una buona zuppa come la “frittatensuppe” (zuppa di frittatine), oppure una “griessnockerlsuppe” (zuppa di gnocchetti). Il tutto prima della tradizionale “leberknodelsuppe” (zuppa di canederli al fegato) che precede l’oca (gans) o la carpa (karpfen) e il salmone ( lachs). Da non dimenticare il contorno, che trionfa con la classica “erdäpfelsalat” (insalata di patate). Come dolce le “bratäpfel” (mele al forno) o un classico “kaiserschmarren” senza dimenticare i “weihnachtskekse” (biscotti di Natale). Più oltre, in quel che fu la terra della grande madre Russia, dove per gli ortodossi il Natale si festeggia 13 giorni dopo il 25 dicembre, in tavola, oltre alla zalivnoje iz yazyka s khrenom, la lingua di manzo salmistrata o lo “sterliadj zalivnaja” (storione bollito in salsa di cipolle fritte, funghi e carote) e “ugorj v vine” (anguilla cotta in vino rosso, cipolle e succo di limone), va messo il “sočivo”, una sorta di pappa a base di grano cotto dolcificata con il miele cui viene aggiunto il latte di papavero ottenuto pestandone i semi e infine, le noci. Il piatto deve essere succulento, non denso, non liquido, e il grano non scotto ma morbido. Forse una squisitezza ma non per noi veneti che abbiamo la fortuna di un fine pranzo con panettoni e pandori.
Dolci che stanno conquistando anche le terre oltre oceano come l’America, da dove, in direzione contraria, l’Europa sta importando la tradizione del tacchino, magari cotto al forno con patate e condito con salsa di mirtilli e verdure. Per il dessert anche qui il “Christmas pudding”, i “brownies”, pezzetti di torta di cioccolato e i “mince pies”, tortine di frolla condite con frutta secca. Nel sud del mondo, nei paesi del medio oriente, in Cina e in Giappone il Natale, più che altro, è visto solo come occasione di celebrazioni provenienti dall’occidente e la storia del menù di Natale proprio non c’è.