Bacchiglione, da ponte a ponte

Un viaggio di tre quattro ore tra paesaggio e storia. Basterebbe strizzare un po’ l’occhio per vedere un antico mondo acquatico riprendere il suo posto
Un’escursione della durata di tre-quattro ore a piedi ma che in meno tempo, ma minor pathos, si percorre in bicicletta, quella nel tratto del Fiume Bacchiglione tra il ponte della Riviera di Casalserugo e il ponte “Azzurro” di Bovolenta nel Sud-Est Padovano. Essa regalerà scorci di un antico passato e, senz’altro, un’esperienza di visione romantica del paesaggio che ad occhi non informati sembrerà piatto ed addirittura monotono. E’ un percorso ad anello sulle sommità arginali – facendo base, per chi arrivasse da lontano, in uno dei B&B del posto – prima in destra e poi in sinistra (o viceversa) di questo fiume che, verosimilmente navigando, condusse Antenore, profugo da Troia, a fondare Patavium.
Certo è che il Bacchiglione fu la più importante via di comunicazione fluviale di penetrazione dalla Laguna veneta verso l’entroterra euganeo e vicentino almeno da un millennio prima della fondazione di Chioggia e Venezia conservando questa funzione fino ai recentissimi anni cinquanta del XX secolo, mentre oggi va riproponendosi per la navigazione turistica.
Percorrendo le sommità arginali, nel tempo limpido ad Ovest la vista spazierà sui gobbuti Colli Euganei ed a Nord sull’arco Alpino, magari con le cime innevate ed in primo piano, le Prealpi con la ben riconoscibile Cima Grappa. Lo si immagini navigato da burci, i panciuti barconi fluviali per il trasporto principalmente di merci, trainati da cavalli e popolato da una molteplicità di “lavoratori del fiume”: i barcàri, cavalànti, cariolànti, sabionari, ma anche da squeraròi, e da mugnai. Una civiltà letteralmente scomparsa! Ma anche, percorso a piedi da religiosi, pellegrini e semplici viandanti, da e per il Monastero olivetano di Santa Maria della Riviera ai confini sud-ovest di Polverara, di cui ne attesta l’esistenza un documento datato 19 marzo 1230 e del quale, in riva sinistra, ancora si scorge piuttosto integra, la torre colombara. Infine, l’occhio attento scorgerà almeno tre delle antiche anse interrate ma ancora ben leggibili, delle originarie tortuosità di questo fiume, di poco più di 100 km ma pregno di vicende, un tempo errante nel tempo costretto in alti argini ma consolato da una verdeggiante ed in alcuni tratti folta, vegetazione ripariale.