“Tanto è sempre CARNEVALE!”
Così cantava in un celebre refrain, a fine anni ’60, Caterina Caselli, anticipando i nostri tempi che vogliono tutti per forza felici! Ma com’è stato il Carnevale nel tempo? Da cosa è nato, e si è sviluppato in meglio?
“Panem et Circenses”, mettevano in pratica i romani per rendere felice il popolo! Ora più che mai l’industria del divertimento proferisce sforzi finanziari e fisici per la “nostra felicità”, per il nostro benessere fisico e mentale! Ma perchè?
Ci vogliono così tanto bene da organizzare feste, concorsi, crociere, villaggi vacanza, centri benessere, e quant’altro la fantasia di questi signori possa creare, disinteressatamente? Perché la “persona” non può organizzarsi il giusto divertimento quando vuole, senza l’ingerenza continua di questa “famelica” industria della felicità a tutti i costi e a qualsiasi età?
È il caso della deviazione consumistica attuale del Carnevale, festa che nasce, nella notte dei tempi, come desiderio popolare di avere un periodo dedicato al sano divertimento, per rinnovarsi nello spirito con la ripresa della bella stagione, allontanando le cose brutte del passato! Si dice che un tempo ci si divertiva con poco e che ora le cose sono cambiate!
Il Carnevale nasce nella notte dei tempi, come desiderio popolare di avere un periodo dedicato al sano divertimento, per rinnovarsi nello spirito con la ripresa della bella stagione, allontanando le cose brutte del passato
Non è così: ci si divertiva di più con cose che ci ideavamo e costruivamo in pochi, mentre ora ci fa comodo trovare il prodotto di svago confezionato, come al Supermercato. Per fare un esempio banale, ricordo con nostalgia i rari “festini in casa” degli anni ’60, con un povero mangiadischi la “gazzosa” fatta con le polveri Alberani, che nulla hanno da invidiare alle mega feste discotecàre o piazzaròte d’oggi, dove ci si dimena in mezzo a migliaia di persone sconosciute, per dimostrare il nostro forzato divertimento, nonché costoso!
Il Carnevale, si sa, deriva dall’antico Carnem Levare, un modo per eliminare la carne, ed indicava il banchetto che si teneva il martedì grasso (ultimo di carnevale), subito precedente al periodo di astinenza e digiuno della Quaresima. Ha origini dalle Dionisiache greche (Dionisio era il dio greco del vino) e dai Saturnali romani, dove c’era una temporanea sospensione degli obblighi sociali, lasciando posto allo scherzo e, a volte, alla dissolutezza.
Nel mondo romano questo passaggio, fatto in onore della dea Iside, favoriva le processioni di gruppi mascherati, nel momento del trapasso dall’anno vecchio al nuovo, che iniziava a marzo, e che si confondeva con il Bati-Marzo, mantenuto poi nel solo Triveneto. Lo sconvolgimento, inspiegabile per gli antichi, del rinnovamento dalla brutta alla nuova stagione assumeva un rituale “purificatorio” e si concretizzava con il processo e condanna con impiccagione e abbruciamento di un fantoccio di paglia, che rappresentava il Carnevale (“Picàr Carnevale”), ma anche l’anno vecchio con i suoi guai, ma pure il sovrano o l’ordine costituito.
Il passaggio dalla brutta alla nuova stagione veniva sottolineato da un rituale “purificatorio” e si concretizzava con il processo e condanna con impiccagione e abbruciamento di un fantoccio di paglia, che rappresentava il Carnevale (“Picàr Carnevale”), ma anche l’anno vecchio con i suoi guai, ma pure il sovrano o l’ordine costituito
Così per secoli con la nascita di Carnevali, diventati storici, in tutta Italia. Una svolta dei festeggiamenti per il Carnevale è avvenuta nel secondo dopoguerra, quando sono nati i vari comitati paesani, con l’intento grandioso di far uscire le genti dal periodo nefasto della guerra e le divisioni fra le persone che questa aveva prodotto! Così rinasce anche il Carnevale del Veneto di Casale di Scodosia e altri carnevali in molti paesi, tutti molto frequentati essendo l’unico momento di svago fuori dagli schemi, soprattutto per i bambini. Le altre feste, per noi figli del dopoguerra, erano poche e regolamentate come la Pasqua, il Natale e la Befana con i suoi poveri doni, in cambio di promesse mai mantenute.
Andavo al Carnevale di Casale, in biciclettina, accompagnato da mio padre, il pomeriggio del martedì grasso, dopo il pranzo impreziosito da crostoli e favette, con una mascherina di cartone comperata nel negozietto di frutta e verdura della Ines, al mio paese, tenuta ferma con due elastici agganciati alle orecchie. I bambini mascherati non pagavano l’ingresso, ma i grandi sì. Di coriandoli e stelle filanti neanche l’ombra, la mascherina era il massimo di spesa possibile con la mancia festiva!
Il Carnevale del Veneto di Casale di Scodosia è forse tra i più antichi della nostra regione, quest’anno festeggia la sessantanovesima edizione. La storicità di questa manifestazione ha creato una scuola di abili artigiani che si tramanda il compito della realizzazione dei carri generazione dopo generazione
Così mi dovevo accontentare di raccogliere per terra i coriandoli sparati dai carri allegorici e rilanciarli, con polvere annessa, verso i vari Zorro, Buffalo Bill e qualche sprovveduto Indiano Pellirossa, bardato con corona di piume di tacchino nostrano. Alle poche bambine mascherate, solitamente da Fate e da Principesse (tutte le bambine nascono Principesse), non si gettavano i coriandoli impolverati, tuttalpiù qualche stella filante, segno di un’educazione forse inculcata, ma che vedeva i sessi nettamente separati e rispettosi l’uno dell’altro. Anche in chiesa! Da un lato i maschi e dall’altro le femmine! Altri tempi!
Ora, che nei paesi, alle sagre patronali si sono aggiunte tante altre feste mangerecce e danzanti, tutte uguali, e i Carnevali si tengono anche in quaresima e in estate e che a questi, per riuscire a chiudere i bilanci, si è aggiunto pure lo Stand Gastronomico e sono diventati di fatto una delle tante feste tra le feste, ci viene da ricordare i semplici Carnevali del passato e cantare, con Caterina Caselli: … tanto è sempre CARNEVALE!