Le Feste senza brindisi costeranno 1,2 miliardi di euro al mondo del vino italiano
Il settore vitivinicolo sarà tra i più colpiti a tavola dalle limitazioni dei festeggiamenti, dalla chiusura di ristoranti e locali pubblici, dal divieto di feste private e tradizionali veglioni. Novità delle Feste 2020 il Prosecco rosé Doc
Manca poco alle festività e di certo c’è solo l’impazienza di salutare questo 2020 funestato dalla pandemia.
In un anno in cui sono drasticamente cambiate le abitudini di ciascuno, non solo in Italia ma in tutto il mondo, la socialità ha subito drastiche limitazioni senza precedenti. Con molta probabilità il Natale e il Capodanno potranno essere festeggiati tra poche persone al ristorante e per lo più a casa. Addio quest’anno ai pranzi tra parenti di vario grado e alle feste nei locali con cene e balli di gruppo.
Le festività senza brindisi potrebbero costare 1,2 miliardi di euro, ovvero la cifra spesa lo scorso anno dagli italiani, in casa e fuori, che stapparono 74 milioni di bottiglie di spumante per festeggiare l’inizio del 2020. Proprio il Coronavirus rischia di sconvolgere un periodo che è anche il momento in cui si registra il picco di domanda di spumanti e vino, il settore enologico sarà più colpito a tavola dalle limitazioni dei festeggiamenti, dalla chiusura di ristoranti e locali pubblici, dal divieto di feste private e tradizionali veglioni (che vedono 9 persone in media a tavola, secondo l’indagine Coldiretti/Ixè), dai limiti posti agli spostamenti dal coprifuoco, fino all’invito a non ricevere in casa persone non conviventi.
Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per 7 imprese su 10 le vendite totali vireranno in negativo
Il crollo delle spese di fine anno a tavola e sotto l’albero rischia così di dare il colpo di grazia ai consumi di vino degli italiani. Solo un’azienda vitivinicola italiana su 10 aumenterà il proprio business nel 2020, mentre per 7 imprese su 10 le vendite totali vireranno in negativo. È quanto emerge dall’indagine dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor presentata nel corso del Summit internazionale ‘Il futuro del vino: visioni differenti, unica prospettiva’, preview di wine2wine che si è tenuto dal 21 al 24 novembre a Veronafiere in formato virtuale. Secondo l’indagine, svolta su un panel di 165 aziende (4 miliardi di euro il fatturato cumulato, di cui 2,5 miliardi relativi all’export, circa il 40% del totale Italia), la generale difficoltà delle imprese deriva dal calo delle vendite nei canali horeca (ristoranti e bar), nel dettaglio specializzato per 3 produttori su 4, dell’export per il 63% delle aziende e della vendita diretta in cantina, il cui gap è generato anche dalla fortissima contrazione degli arrivi enoturistici stranieri, in diminuzione per l’87% degli intervistati.
Per quanto riguarda l’export, evidenzia la ricerca, l’impatto della pandemia varia a seconda dei casi. Per l’Italia il 2020 si chiuderà con un taglio stimato pari al -4,6% delle esportazioni rispetto all’anno precedente soprattutto per effetto del calo negli Stati Uniti e Germania che sono i due principali consumatori di vino italiano all’estero. Ad essere danneggiata è soprattutto la vendita di vini di alta qualità che trova un mercato privilegiato di sbocco in bar, alberghi e ristoranti. Un colpo pesante che si aggiunge a quello derivante da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli.
In controtendenza sono le vendite nella Gdo italiana (Grande distribuzione organizzata), in crescita per il 51% degli intervistati, e il boom dell’online, riscontrato da 8 operatori su 10. L’e-commerce del vino è un fenomeno che per alcune grandi aziende è iniziato prima della pandemia mentre per altre è esploso proprio durante la scorsa primavera. L’emergenza sanitaria provocata dalla diffusione del Covid-19 e il conseguente lockdown hanno infatti portato al crollo della domanda di vino nei canali tradizionali. Con un ritardo significativo rispetto a quanto accade nel resto del mondo, molti italiani hanno dirottato i propri acquisti di vino sul web, soprattutto per il segmento legato ai consumi horeca, spesso poco rappresentato in Gdo. In base a quanto riportato dalla stampa di settore, la scorsa primavera le enoteche online hanno incrementato notevolemente i loro affari: Tannico ha fatto segnare un +100% delle vendite, Wineowine ha evidenziato un +700% di acquisti di bottiglie di grande valore rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre Vino75 ha triplicato il suo volume di affari.
La generale difficoltà delle imprese del vino deriva dal calo delle vendite nei canali horeca, nel dettaglio specializzato, dell’export e della vendita diretta in cantina
Secondo le elaborazioni di Nomisma Wine Monitor – Nielsen, nel primo semestre di quest’anno le vendite via web di vino degli operatori del largo consumo sono aumentate del 147%, contro una crescita degli specializzati che si è fermata a un +95%, sebbene questi ultimi siano stati responsabili dell’83% delle vendite e-commerce di vino in Italia.
Le vendite, seppur in modo minore rispetto al periodo di chiusura totale dell’Italia, sono continuate anche dopo l’allentamento delle misure restrittive e le previsioni degli esperti evidenziano che l’e-commerce del vino continuerà a crescere.
La novità di quest’anno per le festività è rappresentata dal Prosecco rosè Doc. Grazie alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea è stata approvata la modifica, richiesta dal Ministero delle Politiche agricole, del disciplinare di produzione del prosecco per l’introduzione della tipologia rosè con obbligo dell’indicazione dell’annata. Per produrre la tipologia spumante rosé la varietà di viti ammessa è Glera minimo 85%-massimo 90% e Pinot nero vinificato in rosso minimo 10%-massimo 15%.
L’arrivo della tipologia rosé rappresenta un importante arricchimento per il vino italiano: con la nuova offerta il prosecco si prepara a catturare un nuovo mercato che ha avuto negli ultimi anni una interessante crescita anche sui mercati esteri. L’obiettivo è il 10% della produzione, ovvero circa 50 milioni di bottiglie di prosecco rose’ da immettere sul mercato. Le bollicine più famose al mondo possono ora vantare un ulteriore riconoscimento ufficiale ed incontrare il gusto dei consumatori sempre più attenti all’origine e al saper bere, dopo l’avvenuta iscrizione del sito “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco lo scorso anno.
L’obiettivo prefissato per il Prosecco rosé Doc è il 10% della produzione, ovvero circa 50 milioni di bottiglie di prosecco rose’ da immettere sul mercato
Ci sono produttori che dichiarano di aver già venduto il prosecco rosè prima ancora di imbottigliarlo. L’impazienza da parte dei consumatori italiani e internazionali è tale, da indurre i distributori a prenotare la novità del 2020 con anticipo. Le prime bottiglie potranno infatti essere stappate per Capodanno.
I Paesi più interessati alla nuova creazione sono soprattutto Regno Unito, Stati Uniti e Nord Europa.