Al ristorante La Torre l’autunno è un sentimento gioioso
Norberto Gallo e Franca Borin dal 1978 portano in tavola il meglio delle stagioni attraverso la qualità delle materie prime servite con il gusto dell’ospitalità
L’autunno è un sentimento gioioso, colorato, conviviale e tra tutte le stagioni è sicuramente quello che ha sapori e profumi spiccati. E’ il tempo dell’abbondanza che un tempo chiudeva il ciclico ritorno del calendario contadino e forse è per questo che, con l’arrivo delle prime frescure, il piacere di ritrovare i sapori della terra si fa più intenso. Quasi una necessità.
E il posto giusto in cui ritrovare il sapore delle stagioni è il ristorante La Torre di Monselice dove la semplicità è un traguardo raggiunto con 42 anni di esperienza nella ristorazione con la ferma convinzione che la fatica del cuoco deve essere quella di compendiare l’abilità che sta nel mestiere alla salvaguardia del valore della materia prima. Assunto pienamente valorizzato da Francesco Milan Albertin e Fabrizio Maggio, storici chef del ristorante. E del resto i porcini, i finferli, gli ovuli o i tartufi che impreziosiscono il menù sono il frutto di una selezione tra i produttori e i raccoglitori che Norberto Gallo e Franca Borin hanno da sempre scrupolosamente esercitato per dare vita ai loro piatti.
I primi freschi impongono la crescente necessità di ritrovare i sapori perduti durante l’estate e concedersi momenti più distesi, famigliari, come in un tempo di tregua in cui a regnare è soltanto il piacere
Preparazioni classiche, come i ravioli, i tagliolini i risotti, ma impreziosite dai veri sapori della terra che disinvoltamente si accompagnano anche ai secondi, dove morbidi filettini di vitello, saporiti battuti di carne, il pesce freschissimo, o anche le semplici uova trovano una statura elevata grazie alla cura e alle materie prime di alto rango. Non mancano i grandi classici come i Ravioli di Zucca, il Fegato alla Veneziana o il Baccalà alla Vicentina che con l’arrivo dei primi freschi si impongono insieme alla crescente necessità di ritrovare i sapori perduti durante l’estate e concedersi momenti più distesi, famigliari, come in un tempo di tregua in cui a regnare sia soltanto il piacere. Un piacere, tra l’altro, prolungato dalla carta dei dolci, anch’essi figli delle mani e non dell’industria, e dai vini che i padroni di casa amano proporre, per andare oltre l’ordinario, attraverso più di un centinaio etichette.