Zanarotti, un nuovo modo di fare Osteria
L’oste Arturo ha impostato la sua cucina autunnale su piatti meno elaborati, ma sfiziosi, all’insegna dei sapori … soprattutto quelli del territorio
“Non servono 10 ingredienti per fare un buon piatto, sono indispensabili invece la qualità delle materie prime e la fantasia”. E’ su questa linea di pensiero che Arturo Zanarotti ha impostato il suo nuovo modo di fare Osteria, ossia con una cucina meno elaborata, ma sfiziosa, all’insegna dei sapori, soprattutto quelli del territorio. Ed è proprio in questa stagione che il suo menù diventa una piccola carta geografica capace di mettere insieme tutte quelle eccellenze che crescono nei dintorni di Montagnana: dalla patate dorate di Roveredo di Guà, che qui trovano un nuovo sapore combinate con tartufo scorzone dei Lessini e il Gorgonzola, al Crudo e Amarone. Non manca il Filetto di maialino iberico, il nostrano coniglio, ovviamente stufato in “tècia”, i funghi, compresi i finferli delle vicine alture, con i quali viene preparato il più profumato degli antipasti grazie ad una frittata che li vede accompagnati al cugino tartufo.
E con l’arrivo dei primi freddi non possono mancare le carni, anche quelle più ricercate come la Wagyū, il manzo giapponese allevato in Australia, qui impiegata per tartare e carpacci, o la Costata austriaca che viene esaltata con la rusticità delle braci. “L’Oste – sostiene Arturo – deve essere un artigiano” ossia lavorare con le mani e qui il secolo ed oltre trascorso dalla sua famiglia nel ramo della panificazione trova il consenso dei palati che amano i profumi e la fragranza dei sui grissini, del pane e dello “schissoto” e sconfina nella pasticceria, in quanto i dolci (pazientina, tiramisù, millefoglie) sono espressi, ossia montati la momento. Ma artigianale è anche il vino, in quanto a fianco di una fornitissima carta figlia delle conoscenze dell’Arturo Sommelier, esiste una linea di bottiglie della casa realizzate appositamente per assecondare i piatti che escono della cucina. Etichette che parlano un linguaggio locale e che sotto idiomi dialettali come Sàta (che è la mano del maestro artigiano) si nascondono un Garganega in purezza nella versione Bianco e un Merlot 12 gradi alcolici nella versione Rossa. E per gli aperitivi non manca il Prosecco, un extra dry che già dal nome, Morbin, trasmette tutta l’irrequietezza delle sue bollicine.